Le istantanee
Questo articolo è il primo di una serie curata da Riccardo De Gottardi direttore, fino al 2019, della Divisione dello sviluppo territoriale e mobilità del Dipartimento del territorio


Cinture di sicurezza, una valutazione dopo 40 anni

Istantanee sui trasporti – Il 30 novembre 1980 un risicato voto popolare sancì l’obbligatorietà dell’uso delle cinture di sicurezza
/ 08.11.2021
di Riccardo De Gottardi

L’Ufficio federale di statistica ha recentemente pubblicato un agile opuscolo che illustra l’evoluzione degli incidenti nel settore dei trasporti in Svizzera nel 2020. Un rilievo si riferisce in particolare alle conseguenze degli incidenti automobilistici, distinguendo tra coloro che erano allacciati alla cintura di sicurezza e chi invece non lo era. Il risultato non lascia adito a dubbi: la cintura salva vite e riduce la gravità delle ferite riportate. Infatti, tra i protagonisti non allacciati il 7% circa ha trovato la morte contro lo 0,6% di quelli allacciati. I feriti gravi sono stati all’incirca il 25% tra i primi contro il 7% dei secondi e i feriti leggeri circa il 68% contro il 92%. Quella che oggi è più o meno diventata una ovvietà e un principio generalmente osservato non è da sempre scontato. Anzi, l’introduzione dell’obbligo di allacciare la cintura è stata combattuta.

Il tutto ha avuto inizio nel 1971 quando in Svizzera sono state ammesse alla circolazione solo automobili provviste di cinture. Ben presto ci si accorse che il loro uso era molto basso. Nell’ambito delle misure per ridurre le conseguenze degli incidenti della circolazione il Consiglio federale decise dunque di introdurre l’obbligo di allacciarsi a partire dal primo gennaio del 1976 attraverso la modifica di una ordinanza che si appoggiava sull’articolo 57 della Legge sulla circolazione stradale. Quest’ultimo autorizzava in termini molto generici il Consiglio federale a introdurre misure riguardanti il disciplinamento del traffico. Il provvedimento generò subito reazioni di disappunto, tanto che due automobilisti inoltrarono altrettanti ricorsi al Tribunale federale denunciando la presunta incompetenza del Governo per mancanza di una base legale, rispettivamente evidenziando addirittura la pretesa incostituzionalità del principio. L’anno successivo il Tribunale accertò l’effettiva insufficienza della base legale e di fatto annullò l’obbligo di allacciarsi. Tutto ritornò dunque come prima, ma l’elevato numero degli incidenti e delle relative conseguenze spinse il Consiglio federale a tornare alla carica. Questa volta per assicurarne la legalità il governo propose una revisione parziale della Legge sulla circolazione stradale. L’esito del dibattito parlamentare fu chiaro. La modifica di legge fu così approvata il 21 marzo 1980.

Nella Svizzera romanda si fece tuttavia largo un ampio fronte contrario, tanto che un comitato referendario raccolse con successo le firme necessarie. Si andò alle urne il 30 novembre 1980. Da un lato i sostenitori delle cinture comprendevano la pressoché totalità dei partiti, le maggiori associazioni padronali e quelle a favore dell’ambiente mentre gli oppositori godevano dell’appoggio del solo partito liberale (allora distinto dal partito radicale democratico) e dei Repubblicani (partito che si sciolse nel 1990) nonché dell’Unione delle arti e mestieri. Il dibattito e l’esito del voto evidenziò una spaccatura tra le regioni linguistiche, un vero e proprio Sprachengraben. Infatti, nei Cantoni Ginevra, Vaud, Neuchâtel, Friborgo, Giura e Vallese non tutte le sezioni dei partiti storici seguirono la parola d’ordine favorevole del referente federale o lasciarono libertà di voto. In Ticino le sezioni dei tre partiti del centro-destra scelsero la via dell’opposizione. Le sezioni del partito liberale di Basilea città e di Basilea campagna si distanziarono invece dal no del loro riferimento nazionale aderendo alla riforma.

La campagna referendaria fu molto emozionale. I favorevoli puntarono essenzialmente sul miglioramento della sicurezza sottolineando l’efficacia della misura. Gli oppositori ritennero per contro che il provvedimento fosse gravemente lesivo delle libertà personali, in particolare della libertà di azione riguardo alla protezione della propria salute e integrità corporale. Ciò che per i favorevoli costituiva invece una limitazione giustificata dal preminente interesse pubblico della protezione della collettività dai pericoli della circolazione stradale conformandosi pienamente al principio di proporzionalità. Il risultato del voto fu, a grande sorpresa, molto risicato. Prevalsero i favorevoli al provvedimento con il 51,2% dei voti e il sostegno di tredici Cantoni della Svizzera tedesca. L’opposizione fu chiara nei cantoni della Svizzera centrale di Uri, Svitto, Obvaldo e Nidvaldo e fu addirittura quasi plebiscitaria nei Cantoni romandi e nel bilingue canton Friborgo. In Ticino l’82% dei votanti rimandò la proposta al mittente.

Il quesito posto oltre 40 anni fa ha dunque avuto una risposta e successivamente i numeri hanno confermato l’efficacia del provvedimento. Analogie con le odierne discussioni sull’obbligatorietà o meno della vaccinazione contro la pandemia da Coronavirus non sono fuori luogo. Ma questa è comunque una storia ancora da scrivere.