Cento anni di Punto Franco

Anniversari – Un volume celebra il secolo di vita di un’impresa che è un simbolo commerciale e architettonico di Chiasso e la cui importanza è stata ribadita anche allo scoppio dell’attuale pandemia
/ 14.12.2020
di Stefania Hubmann

Celebrare un secolo di storia con spirito visionario, con la mente rivolta a nuovi progetti in grado di assicurare continuità a un’impresa che segue l’evolversi del traffico merci e con esso si reinventa. È quanto racchiude il pregevole volume Punto Franco. Chiasso 1920-2020 dedicato a questo simbolo architettonico e commerciale della Città di confine. L’opera è preziosa in quanto offre più letture del centenario raggiunto quest’anno dalla società Magazzini Generali con Punto Franco SA. Un importante lavoro di équipe ha infatti permesso di riunire indagini storiche e architettoniche accompagnate dallo sguardo artistico di esperti fotografi. La scelta di intercalare testi e gruppi di otto pagine di fotografie permette al lettore di sospendere la lettura della minuziosa testimonianza sull’operosità del Punto Franco posando gli occhi su scorci inattesi di manufatti conosciuti per la loro funzionalità. Il libro rivela fin nella sua stessa struttura il lato nascosto di una fondamentale attività economica di confine, identificabile alla vista in due enormi comparti a Balerna e Stabio. A guidarci in questa scoperta l’editore d’architettura Stefano Milan, curatore della pubblicazione per i tipi della Tarmac Publishing Mendrisio. Il nome Magazzini Generali con Punto Franco SA cela innanzitutto l’impegno di tutta una serie di personalità che hanno promosso e sviluppato questa attività economica con dedizione e lungimiranza. «La storia del Punto Franco – precisa l’editore – si intreccia con quella di diverse famiglie di cui due, Brenni e Masoni, ne guidano ancora l’operato. Il consiglio di amministrazione, presieduto da Marina Masoni, dimostra con questo volume la consapevolezza di gestire un patrimonio la cui importanza è legata non solo al suo impatto economico, ma anche a quello architettonico e urbanistico».

Primo edificio simbolo di questa realtà è la storica sede con uffici e magazzini progettata dall’ingegnere bernese Robert Maillart e realizzata dal collega ticinese Ettore Brenni. Inaugurato nel 1925, lo stabile è stato recentemente ristrutturato e dal 2019 ospita l’Archivio del Moderno, istituto dell’Accademia di architettura dell’Università della Svizzera italiana. Una sede ideale, considerato che la costruzione fa parte degli edifici del Moderno tutelati a livello cantonale. Vera e propria icona è poi la torre in cemento armato con la grande insegna PUNTO FRANCO, terminata nel 1943. Il silo per lo stoccaggio dei cereali è attualmente oggetto di un progetto di riconversione firmato dall’architetto Mario Botta.

Due manufatti che hanno attraversato indenni un secolo caratterizzato da avvenimenti e innovazioni straordinari, adattandosi ai cambiamenti generati da questi eventi. Basti pensare al tipo di merce temporaneamente accumulata nel corso degli anni nel deposito franco doganale per veder scorrere lo sviluppo economico dell’intero Cantone e non solo. Dal tabacco al vino (in tini di cemento armato rivestiti in vetro progettati dallo stesso Maillart), dai cereali a mercanzie di grande valore, a migliaia di automobili. Precisa Stefano Milan: «I Magazzini Generali, oltre ad essere luogo di deposito, un tempo fungevano da sito per la lavorazione di prodotti speciali, come ad esempio le pellicce. La vasta area di Stabio venne invece acquisita negli anni Sessanta per soddisfare le richieste delle case automobilistiche. Immagini dell’epoca illustrano l’impressionante distesa di vetture che ricopriva i prati del Mendrisiotto».

Altri avvenimenti hanno marcato la storia del Punto Franco, una storia – si ricorda nel libro – di fatti ed emozioni. Come quelle suscitate dal mitragliamento avvenuto durante la seconda guerra mondiale a causa di un errore dei caccia alleati. L’editore richiama l’attenzione su questo evento ricordando come venne poi dipinta un’enorme croce bianca sul tetto del magazzino. «Anche la costruzione della torre – prosegue Stefano Milan – rappresenta un momento significativo, poiché la sua realizzazione fu decisa dopo la prima guerra mondiale e il silo divenne un elemento importante della politica del Governo federale in materia di stoccaggio dei cereali». Il ruolo pubblico di un’attività imprenditoriale come quella dei Magazzini Generali con Punto Franco è stato ribadito anche di recente allo scoppio della pandemia. Quest’ultima ha ritardato la pubblicazione del volume nel quale ha però così potuto essere inserito anche questo ennesimo rivolgimento storico. Fra i documenti riprodotti figura una lettera del Dipartimento federale dell’economia dello scorso mese di marzo. L’Ufficio federale per l’Approvvigionamento Economico del Paese conferma nella missiva che l’azienda «riveste un’importanza fondamentale per l’approvvigionamento di beni e servizi essenziali a livello nazionale».

A questo loro ruolo primario i Magazzini Generali con Punto Franco non vengono quindi meno, malgrado le modalità di scambio e trasporto delle merci siano molto cambiate, soprattutto negli ultimi decenni. Come già evidenziato, oggi si aprono nuove prospettive di locazione e prestazione di servizi con l’intento non velato di «permettere alla città delle merci di divenire anche città del sapere». La presenza dell’Archivio del Moderno ne è un esempio tangibile. Accanto alla citata iniziativa di riconversione del silo, è già stato presentato anche il progetto MAST per la riqualifica dei terreni di Stabio, dove si auspica di poter realizzare un polo di sviluppo economico sostenibile legato alla ricerca e all’innovazione.

Dall’alto il Punto Franco di Balerna appare come un’isola di 4 ettari tra i 90 delle infrastrutture ferroviarie di Chiasso e quello di Stabio un comparto di tali proporzioni da renderlo uno dei pochi a livello cantonale in grado di prestarsi alla realizzazione di un progetto strategico. Ammirando le opere fotografiche riprodotte nel volume si scoprono però profili, dettagli e punti di vista che arricchiscono questa visione, trasformando manufatti prettamente funzionali, dal carattere semplice e un po’ rude, in luoghi di vita ed atmosfere. L’editore ha raccolto e ordinato le fotografie di Enrico Cano, Marco D’Anna, Marco Introini, Gian Paolo Minelli e Marcelo Villada i cui scatti, realizzati in piena autonomia, sono affiancati da immagini d’archivio. Un archivio cospicuo quello conservato negli uffici della società, sia per i documenti scritti, sia per quelli iconografici. Sulle fonti si sono chinati numerosi esperti. Nel volume figurano infatti contributi di Marino Viganò, Lidor Gilad, Paolo Poloni, Andrea Debernardi, Letizia Tedeschi, Tullia Iori, Giulio Barazzetta, Gabriele Neri, Mario Botta e Luigi Brenni. Marina Masoni, Franco Masoni (presidente onorario) e Paolo Brenni firmano i testi introduttivi.

Il team redazionale ha perseguito nel contempo due obiettivi: rendere omaggio all’operosità di tutti coloro che hanno reso possibile i primi cento anni di vita del Punto Franco ed esprimere con i nuovi progetti fiducia nel futuro, valorizzando non solo l’aspetto economico, ma anche quello socio-culturale. Fra le pagine del volume si scoprono ulteriori rarità, come preziose testimonianze e documenti inediti. Curato nei contenuti, nella presentazione e nei materiali con l’obiettivo di svelare ciò che non si vede a prima vista, riflette pienamente lo spirito dei suoi promotori e dell’impresa alla quale è dedicato.