«Avvicinarsi a una lingua deve essere un piacere»

Intervista – Nicoletta Mariolini stila un bilancio della sua attività quale Delegata federale al plurilinguismo
/ 05.12.2022
di Stefania Hubmann

«Se apriamo i nostri occhi a un’altra lingua, capirsi diventa una magia». È con questa frase che si conclude il cortometraggio La Romanda mannara realizzato dal regista Erik Bernasconi in occasione della giornata europea delle lingue del 26 settembre scorso. Nella medesima settimana una quarantina di apprendisti del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha partecipato a una sensibilizzazione culturale e linguistica in Ticino. Si tratta di due progetti promossi da Nicoletta Mariolini, Delegata federale al plurilinguismo, il cui compito è monitorare, motivare e far migliorare l’utilizzo delle lingue nazionali in seno all’Amministrazione federale da un lato e sensibilizzare la popolazione dall’altro, sfruttando al meglio la collaborazione con partner esterni (www.plurilingua.admin.ch). Per la Delegata federale al plurilinguismo, attiva da quasi dieci anni in questa funzione, è anche tempo di bilanci. L’abbiamo incontrata a Lugano, città dove è tuttora domiciliata e dove lavora alcuni giorni alla settimana.

Signora Mariolini, quali obiettivi riflettono questi due progetti?
In occasione della giornata europea delle lingue la Confederazione organizza già da diversi anni molteplici iniziative sull’arco di più giornate a livello dell’Amministrazione federale e del Parlamento. Coordino pertanto un ricco programma per parlare tutte le nostre lingue e sostenere le minoranze linguistiche. Il cortometraggio è la novità di quest’anno. Ispirato a una storia vera, racconta difficoltà e opportunità di una comunicazione plurilingue e multiculturale. Al centro della vicenda vi è una donna che dopo una notte di luna piena non ricorda più lo svizzero tedesco e inizia a parlare francese e italiano, lingue che il marito non conosce.
La settimana degli apprendisti in Ticino è invece un progetto giunto alla terza edizione, organizzato in collaborazione con partner cantonali e basato al Centro Gioventù e Sport di Bellinzona. Avvicinarsi a una nuova lingua deve essere un piacere – il motto è Sprache macht Freude! – per cui il programma immersivo prevede momenti dedicati alla lingua, ma soprattutto uscite sul territorio alla scoperta della cultura locale. Questa parte più ludica è comunque incentrata sulla qualità. Le visite spaziano dai castelli di Bellinzona alla sede del Tribunale penale federale, dal ponte tibetano con il nucleo di Curzútt al Museo doganale svizzero alle Cantine di Gandria. Si cerca quindi di mostrare le peculiarità regionali, la presenza della Confederazione nella Svizzera italiana e i legami storici fra le due entità.

Quali sono i riscontri della «settimana degli apprendisti»? La scelta di puntare sui giovani corrisponde a una precisa strategia?
I feed-back che raccogliamo attraverso un apposito formulario dimostrano che i partecipanti sono prevalentemente soddisfatti dell’esperienza. Da parte nostra l’obiettivo è raggiunto in presenza di una sensibilizzazione concreta alla lingua e alla cultura italiana che possa fungere da motivazione per compiere individualmente un ulteriore passo, ad esempio valutando la possibilità di iscriversi a un corso di lingua. Lo sforzo va sempre visto sia dal punto di vista collettivo, sia da quello personale.
Affidarsi agli apprendisti significa privilegiare personalità giovani, aperte, non ancora fissate nell’Amministrazione federale. Rappresentano una popolazione attiva che può portare motivazione all’interno di questo contesto, ma pure all’esterno, in altri ambienti professionali.
Dopo le tre edizioni della settimana immersiva nella Svizzera italiana – nel 2019 con gli apprendisti del Dipartimento di giustizia e polizia, l’anno scorso con un gruppo misto e quest’anno con i giovani in formazione del DFAE – lo scorso ottobre è stato inaugurato un progetto analogo nella Svizzera romanda. Abbiamo scelto il Giura, cantone periferico conosciuto per la bellezza della sua natura, meno per le sue eccellenze tecniche e tecnologiche.

Il suo compito in effetti si estende a tutte le lingue nazionali, seppur con l’accento posto sulle minoranze.
Esatto, incentivo su mandato del Consiglio federale l’apertura a tutte le lingue nazionali e di riflesso alle loro culture, in prevalenza nell’Amministrazione federale, ma anche a livello generale sulla base dell’Ordinanza sulle lingue entrata in vigore nel 2010 e oggetto di una revisione nel 2014. L’obiettivo aggiornato è di rafforzare la politica del plurilinguismo anche attraverso fasce percentuali di riferimento riguardo alla rappresentanza delle comunità linguistiche nell’Amministrazione federale. Queste fasce prevedono circa il 70% del personale germanofono, il 22% francofono, il 7% italofono e l’1% di lingua romancia. Secondo gli ultimi dati disponibili (relativi al 2021) nel complesso le quote rientrano nei valori di riferimento, ma sussistono discrepanze all’interno dei Dipartimenti. Gli altri obiettivi strategici sono il rafforzamento delle competenze linguistiche del personale, il coordinamento interdipartimentale e la promozione del plurilinguismo attraverso nuove misure di incentivazione e sensibilizzazione.

L’Amministrazione federale conta 36mila impiegati che lavorano in sette Dipartimenti e alla Cancelleria federale. L’eterogeneità si manifesta sicuramente anche nel modo di affrontare la questione del plurilinguismo.
In effetti questo aspetto è stato uno dei principali ostacoli da superare all’inizio del mio mandato. Per una valutazione oggettiva della rappresentanza delle diverse comunità linguistiche e delle competenze linguistiche del personale occorrono dati uniformi. Le metodologie di raccolta variavano invece da Dipartimento a Dipartimento. Riuscire a standardizzare questo processo in modo da garantire anche la trasparenza è stato difficile. Questi dati sono essenziali per poter rispondere alle richieste provenienti dal Consiglio federale, dal Parlamento e dalla stessa Amministrazione federale. L’anno prossimo, nel consueto rapporto quadriennale, potremo presentare i risultati di questo lungo lavoro che permetterà anche un confronto indiretto fra i Dipartimenti.

Tornando al personale, sono previste sensibilizzazioni mirate anche per i quadri intermedi e superiori?
Avevo preparato un progetto simile a quello degli apprendisti, adattandolo ai destinatari, ossia riducendo il numero di partecipanti, eliminando la parte prettamente linguistica e introducendo la figura di una guida didattica per avvicinarsi al territorio e alla sua cultura. Non essendo stato accettato a livello dei Dipartimenti, abbiamo proceduto a rivedere la proposta così da poter presentare nel 2023 un progetto condiviso.
Alle diverse categorie del personale offriamo comunque la possibilità di avvicinarsi alle quattro lingue nazionali sull’arco di tutto l’anno. Da due legislature, ad esempio, viene proposto un modulo destinato proprio ai quadri intermedi con funzioni dirigenziali e ai quadri superiori comprendente informazioni sulla Svizzera italiana e didattica della lingua abbinate a mansioni dell’Amministrazione federale come la redazione di comunicati stampa. Durante la pandemia queste attività sono state proposte online con un effetto positivo sul numero di partecipanti. Medesimo riscontro per un altro corso promosso in quest’ultima legislatura a favore della Svizzera romancia in collaborazione con la Lia Rumantscha. Quest’anno abbiamo inoltre lanciato un nuovo progetto con un partner esterno, la Fondazione Diamante di Manno. La sua iniziativa Mensis Foederatis – una linea di porcellane per la tavola con scritto proverbi dialettali delle quattro regioni linguistiche – è stata inserita in un nostro corso. Alla parte linguistica è abbinata quella culinaria per cui l’incontro si conclude con un momento conviviale. La questione dei dialetti è rilevante, perché non bisogna dimenticare che in Svizzera per il 64% della popolazione attiva la lingua di lavoro è lo svizzero tedesco.

Il presidente della Confederazione Ignazio Cassis nell’accogliere gli apprendisti del suo Dipartimento a Bellinzona ha sottolineato gli sforzi da lui compiuti all’interno del medesimo per promuovere l’italiano. Dal suo osservatorio come vede questo ruolo?
L’esempio viene sempre dall’alto. Più è forte, tanto più favorisce lo sviluppo di un movimento virtuoso nel Dipartimento e negli Uffici di riferimento. Un consigliere federale fornisce un input strategico determinante che in seguito diventa concreto e si attua a livello di Uffici. All’interno del DFAE c’è sicuramente una maggiore consapevolezza riguardo a questa tematica.

Nella sua lunga funzione di Delegata federale per il plurilinguismo ha costruito un percorso innovativo. Come descriverebbe questi dieci anni?
Dopo i numerosi ostacoli iniziali, il lavoro del mio team, composto da tre persone, ha trovato per così dire un ritmo di crociera. Non disponiamo di grandi risorse, ma puntiamo sempre a proposte di qualità e all’apertura verso l’esterno affinché quest’ultimo possa essere fonte di arricchimento. Esercitiamo un soft power, ossia sensibilizzare e incentivare senza interferire con le funzioni altrui, ciò che comporta la costante ricerca di equilibrio. Nelle frammentate competenze interne a livello federale ci si completa, ma l’azione risulta forzatamente più complessa. Per tutti valgono in ogni caso gli obiettivi strategici definiti dal Consiglio federale.