La normale respirazione passa per il naso e, nel sonno, può capitare di russare. Ma russare non dipende dal fatto che il naso sia chiuso, come siamo portati a credere: «Russiamo in generale quando vi è un restringimento delle vie aeree e spesso capita anche a naso libero quando vi è un restringimento della faringe dietro la lingua», esordisce il professor Mauro Manconi, caposervizio di Neurologia al Neurocentro della Svizzera italiana e responsabile della Medicina del sonno presso lo stesso istituto. Non dobbiamo identificare il russamento con le apnee notturne perché russare è una cosa, le apnee sono altro: «Quando la via aerea è ristretta si russa, quando si chiude c’è l’apnea; dunque i russatori non sono necessariamente anche apnoici». Parliamo dell’apnea ostruttiva del sonno la cui sindrome (AOS) ha assunto una rilevanza clinica sempre più evidente, tanto che oggi l’approccio a questa patologia è decisamente multidisciplinare, essendo coinvolte specialità quali la neurologia, la pneumologia, la cardiologia, l’otorinolaringoiatria, la chirurgia maxillofacciale, l’odontoiatria e in particolare l’ortodonzia.
Chiediamo di spiegarci perché si russa e si fanno apnee nel sonno: «Le apnee ostruttive del sonno sono anomalie della respirazione: episodi ripetuti di ostruzione reversibile, parziale o completa delle prime vie aeree (provocati da un eccessivo rilassamento dei tessuti molli) che si accompagnano alla riduzione di ossigeno nel sangue. Il passaggio dell’aria parzialmente ostacolato attraverso questi tessuti genera una vibrazione e quindi il russamento, che è il principale sintomo accompagnatorio». Nei bambini le cause possono essere molteplici: «Nell’età pediatrica (scuola infanzia o elementare) la principale causa potrebbe risiedere nell’ipertrofia delle tonsille e, più raramente, delle adenoidi; in tal caso, oggi si procede a una adenotonsillectomia totale che dovrebbe poter risolvere il problema». Nell’adulto il neurologo indica altre grosse ragioni, anche se le cause dice non siano così chiare: «Sovrappeso, obesità e retro o micro-gnazia (mandibola arretrata o piccola che porta al restringimento delle vie aeree): sono cause diverse convergenti nello stesso problema».
Tutti conosciamo quanto sia fastidioso stare accanto a qualcuno che dorme russando, ma il russare prodotto dall’AOS ha delle conseguenze non sottovalutabili per la salute stessa della persona: «Il sonno diventa frammentato e superficiale per la necessità di correggere le apnee (ostruzione completa delle vie aeree superiori) e le ipopnee (ostruzione parziale), determinando uno sforzo respiratorio che a sua volta può incidere sulla frequenza cardiaca e sull’aumento dei valori della pressione arteriosa, sia sistemica sia polmonare», e di questi parziali risvegli, la persona spesso non è consapevole.
«L’apnea non permette di raggiungere un sonno profondo ristoratore e causa sonnolenza diurna; fattori che influiscono molto sulla qualità di vita, destinati a evolvere verso quadri clinici più gravi». È il motivo per cui nella medicina del sonno (e in quella odontoiatrica del sonno) questo disturbo ha assunto particolare interesse: «Sia nell’adulto che nel bambino vi sarà una sensazione di sonno non ristoratore con un’eccessiva sonnolenza diurna per l’adulto e un’iperattività nel bambino, deficit cognitivi (disturbi di concentrazione e attenzione) e un aumentato rischio di incidenti stradali o professionali».
Per la diagnosi: «Secondo la gravità della valutazione del quadro clinico si decide per un procedimento strumentale: la polisonnografia che consiste di diversi tipi di monitoraggio (adattato all’età del paziente ma preferibilmente da eseguire durante una notte al Centro del sonno, oppure poligrafia a domicilio), i cui tracciati devono sempre essere analizzati da un medico con esperienza in medicina del sonno». L’analisi porta a risultati specifici: «Di norma le apnee non sono transitorie, a meno che non siano conseguenza di problemi di obesità, e allora il procedere diviene multidisciplinare con i nutrizionisti e, al bisogno, la chirurgia bariatrica. Valutiamo un’apnea ostruttiva del sonno quando nell’adulto l’arresto del flusso aereo è maggiore di dieci secondi e il numero di questi eventi respiratori è superiore a cinque per ora di sonno, con sintomi patologici di disturbo. Se il numero di apnee supera le quindici all’ora, il paziente va curato anche se è asintomatico». La terapia può essere personalizzata: «Consiste nel contrastare il collasso delle vie aeree attraverso un sistema che eroga aria a pressione con una mascherina (CPAP), intervento da associare al controllo del peso corporeo».
Nel quadro diagnostico si valuta anche la posizione del paziente durante le apnee: «Se si verificano quasi esclusivamente in posizione supina, l’uso di presidi specifici che ne ostacolano l’assunzione possono essere una valida alternativa; in casi selezionati si valuta l’intervento di chirurgia maxillo-facciale, più comunemente (se le condizioni anatomiche lo consentono e il paziente è collaborante), si può ricorrere a dispositivi ortodontici che avanzano la posizione della mandibola, aumentando lo spazio nelle vie aeree. Parliamo di dispositivi ortodontici che, su nostra indicazione, sono applicati dai dentisti e odontoiatri con l’intento di mantenere la pervietà delle vie aeree posteriori alla lingua, spostando avanti e/o mantenendo chiusa la bocca, aumentando così la dimensione occlusale verticale».
La medicina del sonno, relativamente nuova nello studio delle apnee ostruttive, collabora con dentisti e odontoiatri a loro volta formati per introdurre questa tecnica i cui risultati andranno monitorati dagli esperti dei disturbi del sonno attraverso un monitoraggio strumentale che ne segua l’evoluzione: «Oggi abbiamo orientato i dentisti e gli odontoiatri su questa tecnica e sulle linee guida internazionali, in modo che possano decidere in coscienza di procedere o di inviare il paziente a uno specialista più esperto nel settore». Certa è la collaborazione fra le parti, unitamente al fatto che gli odontoiatri, per via delle visite di controllo periodiche, hanno la possibilità di intercettare precocemente i segni e sintomi dell’OSA: «Secondo le linee guida sono loro le sentinelle epidemiologiche, mentre la valutazione attraverso la polisonnografia, la proposta terapeutica e il monitoraggio strumentale nel tempo vanno concertati con gli specialisti della Medicina del sonno».
Il trattamento odontoiatrico per i disturbi del sonno è dunque favorito dalla collaborazione e dalla multidisciplinarietà con gli specialisti dei disturbi del sonno, i quali si occupano di diagnosticare attraverso un’adeguata strumentazione la portata patologica, consigliando una terapia che, quando odontoiatrica, viene applicata dai colleghi dentisti e odontoiatri.