A pagina 4 di «Azione» del 7 luglio 1944 si legge: «Con il mutare delle condizioni di combattimento e l’alternarsi impressionante della guerra di movimento con quella di posizione,… si è giunti a quelle unità che i tedeschi chiamano “Stosstruppen” e gli inglesi “Commandos”, unità che sono state determinanti nell’esito di parecchie tra le più grandi battaglie, da Stalingrado a El Alamein, e, per venire agli eventi più recenti, da Cassino allo sbarco sulla costa normanna. Nell’esercito svizzero, i comandanti che presiedono alle sorti del paese hanno fatto loro le esperienze che i belligeranti hanno battezzato col sangue sui campi di battaglia, e l’importanza delle truppe d’assalto, definite da noi granatieri, è stata immediatamente e tempestivamente afferrata».
Il lungo articolo firmato dal cannoniere Canonica Ezio, incorporato nella Compagnia artiglieria di fortezza 21, presenta la Recluta granatiere nella rubrica Corriere del soldato. Sulla medesima pagina del settimanale, la rubrica Guerra-pace aggiorna sulla travolgente offensiva sovietica, gli sforzi degli Alleati in Normandia e la resistenza di Kesselring in Italia. La rubrica Angolo della massaia spiega i cartelli indicatori nel labirinto del razionamento, al cinema è in arrivo l’appassionante storia d’amore L’amante segreta, con Alida Valli e Fosco Giachetti, mentre la Società Cooperativa Hotel-Plan pubblicizza i suoi pacchetti di viaggio e soggiorno in oltre 180 luoghi di villeggiatura in patria, da Arosa a Zermatt, passando per il Generoso e Piora.
La neutrale Svizzera, accerchiata dai belligeranti, viveva allora (oggi lo sappiamo) la sua ultima estate di guerra. In occasione del quinto anniversario della mobilitazione dell’esercito, il Cine Giornale presentava nei cinema, in edizione speciale, un documentario sui Granatieri: «Un corto metraggio – si legge sull’«Eco di Locarno» del 7 settembre 1944 – che informa dettagliatamente il pubblico su una delle unità dell’esercito nazionale più agguerrita e allenata alla quale è affidato il compito speciale in caso di guerra».
A poco più di 18 mesi dalla sua istituzione per ordine del generale Henri Guisan, il corpo dei granatieri era già protagonista della propaganda mediatica militare, fiore all’occhiello dell’esercito, per la cui istruzione era stato scelto, fin dalla primavera 1943, il sud delle Alpi, in particolare il delta della Maggia e i suoi dintorni.
Eppure, in realtà, l’importanza del corpo speciale non era stata afferrata così «immediatamente e tempestivamente». Anzi, la sua genesi aveva subìto un singolare travaglio, caratterizzato dalla condotta a dir poco spregiudicata di un granitico personaggio: il capitano Matthias Brunner.
La storia del «papà» dei granatieri me la racconta il colonnello Nicola Guerini, oggi alla testa delle Forze speciali dell’esercito svizzero e della piazza d’armi del Monte Ceneri. Ambienta la narrazione nel piccolo museo della piazza d’armi di Isone, che ha contribuito ad allestire grazie alle memorie storiche del corpo. Da una parte scorrono le fotografie dei comandanti (24, di cui 6 ticinesi, lui compreso), che si sono succeduti a capo dell’istruzione dei granatieri (dapprima a Losone e poi a Isone). Dall’altra sono esposti i cimeli, le divise e le armi che compongono 80 anni di storia del corpo scelto.
«Nel 1939, allo scoppio del secondo conflitto mondiale – mi spiega il colonnello – la Svizzera neutrale si ritrovava con il medesimo esercito della Grande Guerra 1914-18, improntato unicamente sulla difesa di trincea, senza contrattacco. Non a caso, l’anno successivo, il general Guisan ordina il ripiegamento nel Ridotto nazionale dopo la capitolazione della Francia».
In questo contesto si distingue la proposta di un giovane capitano istruttore, Matthias Brunner, comandante di una compagnia di fucilieri, che aveva avuto occasione di incontrare alcuni ufficiali della Wehrmacht in cura e riabilitazione in un centro della Svizzera orientale. Degli appunti presi sull’efficacia delle moderne truppe d’assalto tedesche ne aveva fatto un manuale da proporre ai suoi superiori: combattimento ravvicinato, assalto alla baionetta, granate a mano, lanciafiamme, azioni anticarro.
«La risposta degli alti ufficiali al dinamico capitano è negativa – racconta il colonnello Guerini. A Brunner viene ordinato di starsene al suo posto e di limitarsi a svolgere il compito che gli era stato assegnato».
Ma Brunner non si dà per vinto. Fermamente convinto della sua missione, non solo inizia imperterrito ad istruire i suoi uomini alle tecniche d’assalto, ma addirittura si permette di utilizzare la potente arma della stampa per dare una spallata all’immobilismo dei vertici dell’esercito. Un atto di insubordinazione che poteva costargli caro, in tempo di guerra.
«Appena è in grado di presentare una spettacolare dimostrazione delle nuove tecniche di combattimento – prosegue il colonnello – Brunner invita la stampa in gran segreto ad assistere ad un’esercitazione a Walenstad».
Lo scoop giornalistico sull’innovazione dell’esercito in piena guerra mondiale mette con le spalle al muro gli alti vertici. Ma la partita non è ancora vinta e per Brunner inizia un breve braccio di ferro con gli ufficiali ingessati nelle loro eleganti uniformi.
«Il generale Guisan – racconta nel dettaglio il colonnello Guerini – incarica allora Brunner di farsi dare i migliori uomini dei reggimenti di fanteria, ma i comandanti si rifiutano di privarsi della loro élite. Brunner ancora una volta aggira l’ostacolo facendosi attribuire i militi più “ingombranti”, i meno disciplinati, quelli di cui i superiori si sarebbero liberati volentieri. Da buon capitano istruttore capace di scendere in campo in prima persona, Brunner trova la chiave giusta per coinvolgere e motivare la sua squadra “sperimentale”. Nel luglio del 1942 può quindi presentarsi ufficialmente allo Schwägalp, davanti a Guisan e ai suoi ospiti, impressionandoli con la sua efficienza nel combattimento ravvicinato. Il messaggio ai generali dell’asse Roma-Berlino è chiaro: la difesa della Svizzera non è più solo passiva».
L’evento dello Schwägalp è considerato il battesimo delle forze speciali dell’esercito svizzero. Nel febbraio del 1943 il generale Guisan formalizza l’istituzione delle compagnie di granatieri, che già nella primavera medesima iniziano la formazione tra Locarno e Losone. Il resto è una storia lunga 80 anni vissuta da oltre 60mila reclute volontarie, che si sono formate tra le piazze d’armi di Losone e di Isone.
E il capitano Brunner? «È stato il terzo comandante della caserma di Losone dal 1953 al 1956, poi la carriera militare lo ha portato altrove», conclude il colonnello Guerini indicando la divisa dell’allora capitano esposta al museo di Isone.
Tornato a vivere a Losone dopo il pensionamento, oggi il papà, nonno e bisnonno della grande famiglia dei granatieri riposa nella piccola cappella della piazza d’armi di Isone.