Animatori della golena

Vallemaggia – Un progetto di conservazione del patrimonio naturale e della biodiversità mira a sensibilizzare chi al fiume ci va per svago
/ 24.08.2020
di Nicola Mazzi

Si chiamano Debora Tollardo, Mark Graf e Francesco Mariotta e sono gli animatori della golena in Vallemaggia, l’ecosistema lungo il fiume che si estende da Bignasco ad Avegno per circa 20 km. In quella zona, infatti, la Maggia scorre in un territorio rimasto in gran parte inalterato, ramificandosi a treccia fino ad una larghezza di ben 700 metri, nel tratto tra Giumaglio e Riveo, modellando un paesaggio naturale estremamente diversificato.

«Il progetto-pilota è nato nel 2013 su stimolo dell’Ufficio cantonale della natura e del paesaggio e del Comune di Maggia. Nel 2014 si sono poi uniti i Comuni di Avegno, Gordevio e Cevio. Inoltre, partecipano al progetto anche il Centro Natura Vallemaggia e l’Organizzazione Turistica Lago Maggiore e Valli. Negli anni il progetto è quindi cresciuto e si è strutturato», spiegano i tre.

Debora, biologa e responsabile degli animatori, arrivata nel 2016, è anche colei che partecipa al progetto da più tempo. «Fin dall’inizio, c’è sempre stato personale qualificato: con una laurea in scienze naturali o comunque professionisti nell’ambito dell’educazione».

Come sottolinea il decreto attuativo, lo scopo di istituire una zona protetta «è quello di garantire un’adeguata gestione delle attività che si svolgono all’interno della zona protetta, di disciplinarne l’utilizzo e di proporre misure volte alla salvaguardia e al recupero dei contenuti naturalistici presenti, in modo tale da permettere la conservazione nel tempo del patrimonio naturale e della ricchezza biologica. In altre parole, evidenziano i tre: «l’obiettivo principale del nostro lavoro è quello di sensibilizzare le persone che frequentano la golena: sia i turisti sia i locali. Ma senza essere poliziotti. La nostra è una figura da vedere in modo positivo per chi si trova in valle. Se perciò osserviamo un atteggiamento scorretto cerchiamo di farlo notare e di spiegare il modo corretto di comportarsi per non causare problemi all’ecosistema, ma sempre in modo costruttivo».

Entrando nel merito, l’attività svolta è variegata «visto che il territorio deve soddisfare diverse esigenze. Da un lato è un’area importante, un corridoio di biodiversità, una riserva di acqua potabile, acqua di falda, e zona di nidificazione. Ma d’altro lato, oltre al ruolo prettamente naturalistico, si unisce un grande richiamo turistico. Sono due mondi che sembrano essere in contrapposizione, ma che possono convivere. Noi cerchiamo di trovare il migliore equilibrio tra le due realtà che hanno bisogni diversi. In particolare sensibilizziamo sul giusto comportamento da tenere per chi viene a campeggiare, ma anche sui rifiuti, o sui cani da tenere al guinzaglio». Un lavoro che negli anni ha fatto diventare gli animatori un punto di riferimento per la regione. Sia i turisti sia gli autoctoni, quando hanno bisogno di informazioni di qualsiasi tipo, o necessità, spesso si rivolgono a loro.

E il lavoro è costante. Basti pensare che in generale, in una giornata tipo, gli animatori si confrontano e interagiscono con una sessantina di persone e ne incontrano altre centinaia.

Il progetto è d’importanza sovraregionale. Tant’è che è finanziato in buona parte (per l’80%) dal Cantone e dalla Confederazione. I Comuni della regione coprono, invece, il restante 20%. Il credito, oltre a finanziare il lavoro dei tre animatori prevede il rimborso dei chilometri fatti, le divise, i kit e tutto ciò che serve per il pattugliamento e il materiale informativo che viene distribuito ai frequentatori della golena.

Interessante fare qualche esempio concreto sul lavoro svolto durante la giornata da Debora, Mark e Francesco. «Con l’introduzione del divieto di accendere fuochi all’aperto, sensibilizziamo costantemente, soprattutto nelle ore serali, quando cioè è più probabile che si facciano falò. Sempre restando sulla questione oraria sappiamo che alcuni temi come l’accampamento abusivo o le passeggiate con i cani senza guinzaglio vengono fatti la sera o la mattina preso e quindi cerchiamo di coprire anche quelle ore e di sensibilizzare sui divieti in atto. E lo facciamo, a turni, sette giorni su sette».

Come aggiungono gli animatori della golena il progetto è nato per coprire la stagione estiva, quella più affollata, e quindi dal mese da giugno a quello di agosto. Ma con l’esperienza ci siamo accorti che vi era la necessità di allungare il periodo e perciò quest’anno è partito a maggio e terminerà a fine settembre. Anche perché a causa della pandemia notiamo molta più affluenza rispetto agli anni scorsi. Non dimentichiamo che all’inizio dell’estate, quando erano chiusi i campeggi e i lidi, tutti si sono riversati in valle a rinfrescarsi e a passare delle ore in relax e questo ha sicuramente messo sotto pressione la golena. Molti i turisti, giunti soprattutto della Svizzera interna (70%), ma anche diversi gli autoctoni (30%). «C’è sicuramente più gente in valle e di conseguenza anche più lavoro per noi. Inoltre, le restrizioni che ci sono state per combattere la pandemia hanno incrementato l’informazione che abbiamo fornito. Il nostro ruolo, anche in relazione a questo tema, è stato apprezzato».

I nostri interlocutori si dicono soddisfatti delle risposte avute dai frequentatori. «Noi cerchiamo di sensibilizzare in ogni occasione, lavoriamo al meglio e speriamo che seguano le nostre raccomandazioni, ma come detto non siamo e non vogliamo essere poliziotti o agire in modo autoritario e repressivo. Un atteggiamento che piace e ciò porta, in generale, a una responsabilizzazione degli utenti e un comportamento corretto». Ovviamente ci sono anche coloro che arrivano in valle con un atteggiamento diverso. «Per fortuna sono pochi, ma è vero che alcuni utenti hanno un grado di inconsapevolezza del luogo in cui si trovano. La nostra è davvero una bellissima regione, ma lo è perché ci sono moltissimi che la trattano con il dovuto rispetto. Quando glielo fai notare, spesso e volentieri, capiscono e addirittura, chi è arrivato senza nessuna cognizione del luogo, poi diventa il primo a fare prevenzione verso gli altri».