Angeli della salute cercansi

Formazione - Nuove strategie a livello federale intendono attrarre professionisti nel settore sanitario perché entro il 2025 serviranno 40mila curanti in più
/ 27.12.2016
di Maria Grazia Buletti

«Attirare più specialisti nel settore delle cure di lunga durata e prolungare la loro permanenza nella professione»: è questo l’intento del Consiglio federale che, in un comunicato dello scorso 9 dicembre, ha dichiarato di sostenere finanziariamente «i corsi per il reinserimento professionale e il miglioramento effettivo dell’ambiente di lavoro». 

Tale presa di posizione si basa sul rapporto conclusivo del «Masterplan formazioni professionali sanitarie» ed è parte dell’Iniziativa sul personale qualificato (IPQ) per valorizzare meglio il potenziale indigeno. Stando al rapporto, stilato dal Consiglio federale nel gennaio 2016, i risultati sono positivi: «Le misure per aumentare il numero di titoli professionali nel settore sanitario conseguiti a livello nazionale hanno (già) dato i loro frutti, poiché dal 2007 si assiste a un continuo incremento».

In Svizzera tuttavia si registra ancora carenza di personale curante nel settore della salute, ivi comprese le case di cura per anziani, tanto che, dice il recente comunicato, «secondo l’Osservatorio svizzero della salute, nel 2025 il settore sanitario avrà bisogno di 40mila persone in più, il 70 per cento delle quali nel settore delle cure di lunga durata. (...) Lo scarto è particolarmente ampio tra gli specialisti formati nelle scuole professionali superiori (SUP) e nelle scuole specializzate superiori (SSS), dove i titoli richiesti raggiungono appena il 43 per cento. Tra il 2010 e il 2014, il 40 per cento degli specialisti delle cure neoassunti proveniva dall’estero. Nel complesso, oggi un terzo del personale di cura proviene dall’estero».

Questo in risposta anche al rapporto OCSE 2013 nel quale risultava che la Svizzera aveva fatto registrare (nel 2011) il maggior numero di infermieri pro capite a livello internazionale. Quasi il doppio dei dati di Francia e Austria. E sempre secondo lo stesso rapporto, la nostra Nazione disponeva del maggior numero di nuove leve nel settore infermieristico: «Con 78,1 nursing graduates ogni 100mila abitanti supera nettamente il numero di infermieri diplomati austriaci (55,6), francesi (35,5) e tedeschi (27,8)». Dati che sembravano contrastare l’esigenza elvetica di incrementare i professionisti del settore sanitario, a più livelli. 

Difatti parrebbe legittimo chiedersi come si spiegano le carenze di personale di cura se la Svizzera, nel confronto internazionale, ha fatto registrare il numero più elevato in assoluto di infermieri pro capite e il quarto valore più elevato per quanto attiene alle nuove leve. Riflessioni e domande per le quali il Consiglio federale aveva già dato risposte nel marzo del 2015, sull’analisi dell’effettivo del personale sanitario secondo l’Osservatorio svizzero della salute (Obsan): «Nel settore sanitario, l’occupazione è caratterizzata dalle seguenti particolarità: una crescita costantemente forte, con una forte domanda di personale specializzato, un’elevata quota di donne e stranieri, e una quota più elevata della media di impieghi a tempo parziale».

Inoltre, sempre secondo il comunicato del 9 dicembre scorso, occorre considerare i seguenti nuovi dati: «Per oltre il 90 per cento delle case di cura e per anziani reperire personale è difficile o molto difficile. Le nuove generazioni sono poco inclini a esercitare una professione nel settore delle cure di lunga durata: soltanto un quinto dei giovani operatori socio-sanitari intervistati ravvisa in questo ambito il proprio futuro professionale. Temono infatti che le opportunità di carriera e di apprendimento in questo settore siano basse e rendano praticamente impossibile un passaggio successivo al comparto delle cure intensive. Inoltre, stando a un’analisi dei dati scaturiti dal rilevamento strutturale sul personale sanitario, il 46 per cento degli specialisti formati nel settore delle cure abbandona la professione». 

Sono diversi, dunque, i fattori che influiscono sulla carenza di personale di cura specializzato e non è cosa facile rispondere alla domanda in maniera esaustiva, a causa di un ventaglio multifattoriale. A tale proposito tuttavia una strategia ora è stata adottata e prevede due punti essenziali: da una parte la necessità di attirare personale con una campagna d’immagine e un programma di reinserimento professionale ; e dall’altra quella di migliorare l’ambiente di lavoro e aumentare la durata di permanenza nella professione. 

Per quel che concerne il primo punto, «sotto la guida della Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione (SEFRI) nel 2018 la Confederazione e le organizzazioni del mondo del lavoro lanceranno una campagna» mirata allo scopo di «incoraggiare i futuri professionisti del settore sanitario a seguire una formazione in cure di lunga durata, informarli sulle opportunità di carriera e sfatare i preconcetti». Inoltre, «Il Consiglio federale ha incaricato la SEFRI di sostenere finanziariamente i programmi cantonali che promuovono il reinserimento professionale» in questo tipo di cure. «La Confederazione e i Cantoni, assumendosi congiuntamente i costi dei corsi di reinserimento nel periodo 2018–2022, puntano a convincere 2000 specialisti socio-sanitari a “rientrare” nel settore».

In quanto all’ambiente di lavoro e alla durata di permanenza nella professione «su richiesta del Consiglio federale, l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) studierà in che modo l’ambiente di lavoro incide sulla permanenza (...). Dal 2019, sulla scorta di questi riscontri, scatterà un sostegno finanziario mirato per le aziende del settore che intendono migliorare alcuni fattori centrali del contesto lavorativo».

In conclusione, il Consiglio federale vede l’incremento di posti di formazione e tirocinio esistenti come un compito permanente, parallelamente alla creazione di nuovi impieghi. Monitoraggio, applicazione dei risultati e nuove ricerche che studino le dinamiche del settore sono le condizioni perché i cosiddetti «angeli della salute» restino un esercito adeguato professionalmente e numericamente.