È ormai da quasi un anno che in Ticino e nella Svizzera intera non vengono organizzati dei grandi avvenimenti, ma proprio nel mezzo della pandemia, lo scorso ottobre, il Dipartimento del territorio (DT) ha comunicato i risultati di uno studio sull’impatto ambientale delle stoviglie monouso e riutilizzabili.
Come riferimento è stato scelto un avvenimento della durata di cinque giorni organizzato in Ticino, dove vengono servite 100mila bevande e 50mila pasti, ognuno con l’utilizzo di un piatto, una forchetta e un coltello. L’obiettivo dell’analisi, commissionata dal DT in collaborazione con l’Azienda cantonale dei rifiuti (ACR) alla ditta Quantis, era innanzitutto di offrire un supporto per migliorare l’impatto ambientale dei piccoli o grandi eventi. I risultati, come citava il comunicato stampa di presentazione, «possono infatti contribuire a diffondere un nuovo approccio al tema delle stoviglie nell’ambito dell’organizzazione di eventi».
Un approccio che, stando alle principali conclusioni, dovrebbe portare a rinunciare all’usa e getta e nel contempo massimizzare il numero degli utilizzi. Solo in queste condizioni l’abbandono di bicchieri, piatti e posate monouso permette di migliorare sostanzialmente il bilancio ambientale.
La prima analisi effettuata – che ha costituito anche lo scenario base per le successive – ha messo a confronto le alternative in plastica monouso e quelle riutilizzabili. Sono state quattro le opzioni di plastica usa e getta considerate: PE, PET, PP, PS (ossia polietilene, polietilene tereftalato, polipropilene, polistirene). Per le stoviglie riadoperabili, in PP o in melamina, è stato invece previsto un riutilizzo di 20 volte, nonostante la durata nominale sia decisamente superiore, anche ipotizzando un tasso di perdita e rottura del cinque per cento a ogni ciclo.
I risultati hanno promosso l’uso di stoviglie riutilizzabili in polipropilene, che risultano ecologicamente più vantaggiose rispetto a quelle monouso già a partire da 15 cicli di riutilizzo. Le stoviglie riutilizzabili in melamina hanno invece un’impronta di carbonio (un indicatore che misura l’impatto delle attività umane sull’ambiente e sul clima globale) superiore, ma a partire da 55 utilizzi diventano pure loro favorevoli in paragone alle monouso. Come detto, più alto è il numero di riutilizzi, più ampio sarà il vantaggio ambientale. La scelta delle stoviglie riutilizzabili risulta chiaramente ancor più vantaggiosa se il lavaggio avviene in aziende locali, che permette di ridurre l’impatto dovuto al trasporto.
Nelle situazioni in cui risulta impossibile scegliere le stoviglie riutilizzabili, tra quelle usa e getta vanno preferite quelle in legno o quelle in bioplastica, come per esempio in PLA (acido polilattico, estratto da mais, barbabietola da zucchero o da altre piante), tra le più diffuse sul mercato per questo genere di applicazione.
La soluzione mista, con piatti e posate in legno e bicchieri in PLA, risulta essere la più vantaggiosa. Indipendentemente dal tipo di smaltimento, sia esso la termovalorizzazione o la metanizzazione (processo biologico di degradazione anaerobica svolto grazie a dei microorganismi), l’uso di questi tipi di stoviglie risulta avere un impatto minore sul riscaldamento globale rispetto a quelle in plastiche convenzionali che, va ricordato, non saranno più ammesse negli eventi pubblici a partire dal 2023. Il Parlamento ticinese lo ha di fatto deciso il 22 giugno 2020, accogliendo una mozione parlamentare richiedente l’introduzione di un divieto di utilizzo delle stoviglie di plastica monouso (non biodegradabili o riciclabili) nelle manifestazioni pubbliche di vario genere, la quale dava seguito alla linea già tracciata da diversi comuni ticinesi.
In alcuni eventi è possibile che siano utilizzate stoviglie in materiali riutilizzabili convenzionali, come piatti in ceramica, posate in acciaio o bicchieri in vetro, che vengono poi lavate sul posto. Nello studio questo utilizzo è stato confrontato con l’uso di stoviglie riutilizzabili in plastica che vengono però inviate Oltregottardo per il lavaggio (scenario con trasporto per il 20 per cento via camion e per il restante 80 per cento via treno). È emerso che l’impronta di carbonio per i materiali convenzionali si colloca tra quella per le stoviglie riutilizzabili in PP e quello di stoviglie in melamina, ma comunque risulta migliore in paragone all’usa e getta. L’unica criticità per l’utilizzo di stoviglie in vetro e ceramica potrebbe essere il rispetto delle norme di sicurezza e la garanzia di un elevato numero di utilizzi senza rotture o danneggiamenti.
Le dimensioni dell’evento non risultano infine essere un fattore determinante dal punto di vista ambientale per la scelta o meno delle stoviglie riutilizzabili. Lo studio, confrontando l’evento in cui vengono distribuite 500mila bevande e uno con «solo» mille bevande, ha dimostrato che la dimensione non è un fattore che modifica quanto emerso dalle precedenti analisi: «Il passaggio alle stoviglie riutilizzabili rimane un vantaggio a patto che la scelta delle stoviglie (materiale e peso) sia appropriata».
Informazioni
Lo studio si trova al link: «In primo piano». Commissionato dalla Repubblica e Cantone Ticino – Dipartimento del territorio, il titolo è: Analisi degli impatti ambientali delle stoviglie monouso e riutilizzabili usate negli eventi in Ticino.