Allenare alla determinazione

Il caffè delle mamme – Che cosa serve ai nostri figli per farcela nella vita? Passione e perseveranza si possono insegnare? Ne parliamo con la scrittrice Paola Zannoner autrice della fortunata serie di libri Voglio fare...
/ 01.02.2021
di Simona Ravizza

La determinazione si può insegnare? E come? A farmi riflettere sulla questione è la serie bestseller dell’autrice Paola Zannoner (ed. DeA), appena tornata in vendita nelle librerie del Canton Ticino con una riedizione, Voglio fare la scrittrice, Voglio fare la giornalista, Voglio fare l’innamorata (ossia scrivere romanzi d’amore) e Voglio fare il cinema (ossia diventare sceneggiatrice), dedicata a Mia, una ragazzina 13enne con il pallino per la scrittura che ha inchiodato a leggere le sue avventure oltre 150mila adolescenti. La protagonista può essere fonte d’ispirazione per insegnare ai nostri figli l’importanza del mix passione e perseveranza, i due ingredienti fondamentali della determinazione. Le sue peripezie sono l’occasione a Il caffè delle mamme per chiacchierare su un tema che ci sta particolarmente a cuore: cosa serve ai nostri figli per farcela nella vita? Il «voglio fare» di Mia non ammette replica o discussione. «Volevo informarti che il tuo articolo è stato respinto dalla nostra redazione. Mi spiace, ma non è quello che ci aspettavamo», si sente dire la prima volta la giovane giornalista in erba. La frase la colpisce come una mitragliata, ma il pensiero di mollare tutto se ne va quasi all’istante: «Voglio imparare a raccontare la realtà. Devo studiare la composizione di un articolo». Come possiamo insegnare ai nostri figli a essere determinati, ad avere una passione e a perseguirla, a non arrendersi alle prime difficoltà? Ci aiuta a rispondere alla domanda Paola Zannoner, 62 anni, che – oltre a essere la mamma letteraria di Mia – è una delle più importanti scrittrici italiane per ragazzi.

Coltiviamo i loro gusti. Innanzitutto: dev’essere chiaro il messaggio iniziale. «I giovanissimi devono capire che il vero successo è riuscire a fare quello che piace davvero, indipendentemente da dove si arriva. Ciò vuol dire inseguire ciò che si desidera senza avere l’ossessione della fama, in particolare sui social», spiega ad «Azione» Zannoner. «Io voglio fare la giornalista semplice, non la giornalista comandante in capo – dice Mia –. Ci saranno pure quelli che raccontano i fatti delle persone e che stanno in mezzo alla gente».

Incentiviamo il lavoro di squadra. Continua Zannoner: «Dobbiamo fare capire ai giovanissimi che fare quello che piace deve mettere in relazione con gli altri non dividere». La grinta ci vuole, ma attenzione alla competizione: la logica dell’uno contro l’altro pur di riuscire porta a vite adulte aride. Quello che noi vogliamo per i nostri bambini è semplicemente la loro felicità, non che siano ad ogni costo i primi della classe facendosi intorno il deserto!

Valorizziamo l’impegno. Troppo spesso diamo un’estrema importanza al talento con il rischio di sottovalutare l’importanza dell’impegno. «Per quanto una persona sia talentuosa nessuno può fare a meno di esercitarsi: ciò dev’essere ben chiaro ai bambini», ribadisce Zannoner. Mia l’ha capito: «Prima di potermi definire una vera giornalista, mi dovrò dare molto da fare. Se c’è una cosa che ho capito in questi mesi, è che non basta aver scritto un buon articolo per dirsi giornalista, bisogna praticare il mestiere con pazienza, onestà, tenacia, continuità e saper acquisire un’esperienza sostenuta dalla ricerca e dalla passione. Non basta desiderarlo, insomma, bisogna lavorare sodo se si vuole essere seri e rispettati professionisti».

Aiutiamoli ad accettare i giudizi. Senza scoraggiarsi. I bambini devono imparare ad accettare le critiche costruttive e trasformarle in stimoli – riflette la scrittrice –. In contemporanea dobbiamo aiutarli a corazzarsi contro i giudizi che demoliscono». Mia inizialmente non accetta chi le sottolinea che qualcosa nei suoi articoli non va: «Mi chiedo di chi si professi amica, mia no di certo – dice riferendosi a Andy, una giovane giornalista con più esperienza di lei –. Quale amica viene a smontarti scientemente e con questa freddezza? L’amica ti vuole bene sempre, è sempre dalla tua parte e ti dà ragione… Ribollo, ma non riesco a replicare con la stizza che provo». Poi la 13enne capisce: «Sono venuta da lei per questo, per avere consigli sinceri. Comincio a comprendere che l’amicizia non è soltanto approvazione e sostegno assoluto. Può essere anche critica, stimolo. Messa in discussione».

Insegniamo l’umiltà. Nessuno – si diceva una volta – «nasce imparato». Anche in questo Mia è un modello: «Ho ancora tanto da imparare». Per farlo bisogna essere capaci di mettersi in gioco: «All’inizio avevo scritto tre pagine di sproloqui, poi ho cancellato e tagliato, poi ho deciso di riassumere e inserire anche quel che Jo mi aveva detto al di fuori dalle domande ufficiali. Insomma, ho cercato di dimenticare la scrittura che uso a scuola e anche la scrittura dei miei racconti. Ho provato a tirare fuori un linguaggio più conciso. Certo, non è detto che mi riesca anche in altre prove. In fondo, un’intervista è più facile: c’è il parlato che aiuta, che dà anche un certo ritmo, più svelto, alla scrittura».

Incoraggiamoli a esporsi. Significa – è la sintesi di Zannoner – aiutare i nostri figli ad avere il coraggio di inseguire i propri sogni. Non è semplice: «Io di sogni ne ho tanti – dice Mia –. Be’, soprattutto ne ho uno, quasi inconfessabile: diventare scrittrice, ma già a dirlo mi vengono i brividi perché è un mestiere dove non basta avere idee a bizzeffe e aver voglia di scriverle, bisogna anche sapere come svilupparle, tirare avanti pagine e pagine senza annoiare, collocando al momento giusto una sorpresa… E poi non essere banali, ma neppure fare i sapientoni, insomma saper pescare dal vocabolario le parole più adatte, e non inciampare nella forma… A dirla tutta, questa faccenda mi ha un po’ bloccato, a me che piaceva tanto scrivere, e che invece per tutto quest’anno ho scritto poco e nulla, e persino a scuola non ho dato il meglio di me». Qui servono iniezioni di coraggio!

Non permettiamo l’abbandono. Il messaggio che deve passare è che, iniziata una cosa, bisogna portarla a termine nonostante le difficoltà. A Il caffè delle mamme siamo tutte convinte. Ma sappiamo anche che è più facile a dirsi che a farsi.