È dall’inizio degli anni Ottanta che, negli Stati Uniti prima e successivamente in molti altri paesi, si è cominciato a parlare di life extension, un movimento variegato che si propone lo scopo non tanto di aumentare, genericamente, gli anni di vita, quanto piuttosto gli anni di vita in salute. Si tratta di un settore che è stato oggetto di grande attenzione da parte degli investitori, in particolare quelli che operano nell’ambito delle tecnologie della comunicazione. Il caso più noto è quello di Altos Labs, la start up di Jeff Bezos, che ha ingaggiato alcuni tra i migliori ricercatori del mondo in quest’ambito con lo scopo dichiarato di prolungare la vita umana di cinquant’anni, entro i prossimi vent’anni. Shinya Yamanaka, premio Nobel nel 2021 per la scoperta dei fattori in grado di riportare le nostre cellule allo stadio di staminali e quindi di rinnovarsi, fa parte del gruppo di questi scienziati.
Il movimento estensione vita è molto eterogeneo ma, nel corso degli anni, sono emerse alcune strategie condivise dagli attori che operano in quest’ambito. Si tratta di domini di ricerca manifestatisi promettenti in ordine alla possibilità di favorire un incremento degli anni di vita in salute: lo stile di vita, la dieta e l’integrazione nutraceutica.
Dovesse un giorno essere praticato, l’editing del nostro genoma avrebbe effetti diretti sul nostro DNA; nel frattempo, sembra che gli altri due ambiti menzionati abbiano effetti sull’epigenetica, vale a dire sulla espressione dei nostri geni modulata dalle nostre abitudini.
Nell’ambito dello stile di vita, per esempio, si può osservare che il fumo genera radicali liberi che compromettono la capacità delle nostre cellule di rigenerarsi, portandole verso lo stato di senescenza. Le cellule senescenti – quelle cioè che non vengono più eliminate con efficienza dai tessuti – tendono a entrare in uno stato d’infiammazione cronico, aprendo la porta alla vecchiaia. L’attività fisica, invece, opera in maniera opposta, per un verso spingendo le nostre cellule a recuperare in maniera efficiente gli elementi di scarto, per l’altro verso favorendo la riduzione degli stati infiammatori.
Nel tentativo di prolungare la vita in salute, chi opera nell’ambito della life extension è in continua ricerca di sostanze in grado di coadiuvare quei processi biologici naturali che ci tengono in salute. Sostanze dette «senolitiche» come la quercitina (contenuta nelle cipolle), la fisetina (nelle fragole) o il resveratrolo (nella buccia dell’uva), aiutano l’eliminazione delle cellule senescenti, riducendo indirettamente gli stati infiammatori cronici che tendono a propagarsi ai tessuti adiacenti.
Alcuni attivatori senolitici, come per esempio la fisetina, svolgono una funzione antiaging anche attraverso un percorso metabolico che stimola la produzione di specifiche proteine denominate sirtuine. L’azione delle sirtuine coinvolge processi che, da un lato, incrementano il metabolismo, dall’altro lato regolano l’invecchiamento, riutilizzando con maggior efficienza i prodotti di scarto cellulare.
Assieme con lo stimolo delle sirtuine, un’altra via praticata dalla supplementazione nell’ambito della life extension è quella dell’incremento del NAD, ovverossia il Nicotinammide adenina dinucleotide. Il NAD è una molecola che ha un ruolo fondamentale nella produzione di energia nelle nostre cellule e, di conseguenza, nel mantenere lo stato di salute del nostro corpo. Molecola posta all’inizio della catena metabolica che produce l’adenosina trifosfato (ATP), che è la vera sorgente energetica di tutte le nostre cellule, con il passare degli anni la disponibilità di NAD diminuisce rapidamente, sia perché la sua produzione si riduce a causa della diminuita attività fisica, sia perché si verifica un incremento degli enzimi che degradano il NAD. Siccome si è osservato che, incrementando il livello del NAD ne traggono beneficio tutti i tessuti, si è cercato di comprendere come ottenere questo effetto.
La prima evidenza emersa è che l’attività fisica a intensità medio-alta incrementa il livello di NAD nelle cellule, mentre la sedentarietà ne favorisce la deplezione. La seconda evidenza è che alcuni precursori del NAD – come per esempio la nicotinamide riboside (NR) o la nicotinamide mononucleotide (NMN) – possono aumentare il livello di NAD, con l’effetto anche di creare condizioni favorevoli all’espressione delle sirtuine. La terza evidenza è che ci sono sostanze, come per esempio l’apigenina (che si trova, tra l’altro, nella camomilla e nel sedano), che hanno la proprietà di attenuare gli effetti degli enzimi che degradano il NAD.
Assieme con i composti identificati come utili a incrementare i livelli di NAD o l’espressione delle sirtuine, due fattori ritenuti utili per una longevità in salute, nell’elenco delle sostanze antiaging ne troviamo di già molto note. I grassi omega 3, per esempio, sono tutti benefici e agiscono in distretti diversi del nostro corpo in base alle loro fonti. I flavonoidi del cacao, invece, sono un toccasana per il cuore perché hanno la proprietà di favorire l’elasticità dei vasi e di ridurne gli stati infiammatori.
Sulle infiammazioni di molti tessuti agisce con efficacia la curcuma, della quale – nell’ambito della supplementazione – esistono varie formulazioni allo scopo di aumentarne la biodisponibilità per il nostro corpo. Altra sostanza utile per il cuore così come anche per la prostata è il licopene contenuto nei pomodori.
Occasionalmente, nell’ambito del-l’antiaging si sente parlare anche del microbioma, in quanto produttore di sostanze molto peculiari, utili alla salute. Ciascuno di noi ha il proprio microbioma, anche se le abitudini alimentari delle diverse popolazioni del mondo lo rendono geograficamente abbastanza omogeneo. In quest’ambito, la ricerca in corso pertinente all’antiaging è quella volta a identificare i ceppi batterici più adatti a ridurre gli stati infiammatori, in particolare attraverso la produzione di acidi grassi a catena corta, che hanno anche un ruolo importante nella modulazione del sistema immunitario.
In tutti questi ambiti di ricerca i progressi conseguiti negli ultimi anni sono stati favoriti dalla facilità con cui, ormai, è possibile sequenziare il DNA (per esempio quello dei ceppi batterici), ma anche dai progressi che sono stati fatti nella genetica molecolare. L’epigenetica in particolare ci sta dicendo che ognuno di noi può avere un ruolo attivo nel conservare la propria salute, e non è raro che, alla fine di un elenco come il nostro qui, emergano verità note da tempo, come per esempio: nùtriti con parsimonia, assimilando un’ampia varietà di sostanze benefiche e fai esercizio fisico. In questi anni, però, è emersa anche un’altra evidenza: la supplementazione è necessaria per giungere a disporre della dose adeguata dei principi attivi utili a orientare l’epigenetica nella direzione di una vita in salute.
Per convincersene, basta prendere il caso dei flavonoidi del cacao, buoni per la salute cardiovascolare. L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare ha dichiarato che per ottenere questo effetto occorre acquisire 200 mg di flavonoidi del cacao. Il problema è che per ottenere tale quantitativo occorrerebbe mangiare ogni giorno 400 gr di cioccolato fondente (100% cacao), purtroppo pari a 2400 calorie e al 330 per cento della dose raccomandata di grassi al giorno. Con la supplementazione si dispone dello stesso quantitativo di flavonoidi per sole 4 calorie, senza grassi. Osservazioni simili si potrebbero fare per tutte le sostanze qui elencate: quanti litri di vino dovremmo bere per disporre di una quantità utile di resveratrolo? O quanti chili di uva? O quanta curcuma dovremmo cucinare ogni giorno per goderne dei benefici antiinfiammatori? Quanti broccoli dovremmo magiare al giorno per ottenere la dose di sulforafano utile per prevenire la crescita delle cellule tumorali?
A queste domande, il movimento estensione vita risponde incoraggiando la supplementazione alimentare. L’effetto indiretto prodotto è quello d’incrementare, anno dopo anno, il mercato degli integratori.
Gli evidenti interessi commerciali sono un argomento sufficiente per dichiarare l’inattendibilità dei benefici di sostanze come la quercitina? Probabilmente, anche in questo caso, si tratta di cercare le informazioni nei posti giusti: nel database del servizio di ricerca di letteratura scientifica biomedica PubMed, per esempio, oppure sul sito dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, oppure in siti web come Examine.com – allo scopo di praticare una supplementazione «basata sulle evidenze» e non sulle mode.