Alla larga dalla didattica

Il caffè delle mamme – Le ingerenze dei genitori nelle questioni di didattica scolastica non sono utili anzi a volte possono rivelarsi dannose
/ 24.01.2022
di Simona Ravizza

Nell’elenco di propositi per il Nuovo Anno Il caffè delle mamme pensa che da genitori ne dobbiamo inserire uno su tutti: «Teniamoci alla larga dalla didattica!». L’esigenza di riflettere sulla questione arriva più forte che mai dopo che a colazione compare sulla chat di classe il seguente WhatsApp: «Ciao a tutte, mi sono accorta che da un paio di settimane non vedo più compiti di matematica. Siete d’accordo se scriviamo all’insegnante di dare qualche esercizio?». I messaggi che seguono (per mio marito degni di un’opera surreale di Ionesco) fotografano due schieramenti. Il primo è quello delle mamme che, indefesse, amano sostituirsi ai prof dei propri figli: «Fare un paio di esercizi che impegnino anche solo 15 minuti non ritengo appesantisca i ragazzi». «Visto che in classe i ragazzi stanno lavorando a un video, io penso che qualche esercizio di matematica di compito non gli farebbe male». «Per me va bene chiedere di dare più compiti perché tanti dei nostri ragazzi non studiano a meno che non sia-no obbligati a farlo e se non hanno compiti non fanno nulla». «Mio figlio mi pare abbia un bel po’ di tempo libero, nonostante le varie attività extrascolastiche che ha giornalmente». Dunque, la categoria di chi crede di dovere istruire gli insegnanti su come portare avanti il programma scolastico è ben nutrita e spesso va a braccetto con le mamme che vogliono riempire fino all’orlo le giornate dei propri figli.

Invece noi riunite al Caffè dopo avere accompagnato i bambini a scuola apparteniamo alla seconda categoria: tutte siamo convinte che sia meglio lasciar fare a ognuno il proprio mestiere senza intromissioni. «So che hanno compiti in classe di inglese e di tedesco nei prossimi giorni, io aspetterei che li passino prima di chiedere di aggiungere altro, che dite?», scrive timidamente la prima. Io, che pur nei gruppi WhatsApp non intervengo mai, mi sento di darle man forte: «Io lascerei l’insegnante decidere liberamente quello che ritiene più opportuno senza intromettermi nella didattica». Seguono a ruota gli altri messaggi: «Personalmente mi fido dell’insegnante». «Io devo dire che trovo giusto aspettare le decisioni dell’insegnante di matematica. Hanno parecchio da studiare. Forse è stato anche il pensiero dell’insegnante. Mio figlio studia tutti i giorni parecchio». «Anche io sono sempre molto restia a interferire con le scelte didattiche degli insegnanti perché non essendo il mio lavoro mi affido a professionisti e ieri ho avuto anche modo di parlarne con mio figlio e confermo che hanno un programma ben definito, oltre che un carico di lavoro secondo me già adeguato». «A me sembra che abbiano già tanto da fare».

Ma, al di là delle singole opinioni, perché è importante tenere lontani i genitori da interferenze nel programma scolastico? Quel che emerge chiaramente dai WhatsApp è che ogni ragazzo reagisce diversamente ai carichi di lavoro: quel che per uno è poca cosa, può essere tanto per un altro, anche a seconda di come viene eseguito il compito a casa. I più diligenti studiano e approfondiscono, altri sono più approssimativi. Alcuni sono più dotati in una determinata materia, altri meno e hanno bisogno di più tempo per eseguire gli esercizi. Nessun genitore dal suo singolo osservatorio può avere una visione completa né del programma scolastico né di come la classe è in grado di portarlo avanti. Per essere convincenti chiamiamo a riflettere sull’argomento Enrico Galiano, 44 anni, insegnante di lettere, storia e geografia alle medie, considerato uno dei 100 prof migliori d’Italia dal sito Masterprof.it, scrittore, creatore della webserie Cose da prof con oltre venti milioni di visualizzazioni su Facebook e fondatore del movimento dei #poeteppisti, flashmob di studenti che imbrattano le città di poesie: «I genitori di oggi vogliono essere protagonisti nella formazione dei propri figli», ammette con «Azione» per poi sottolineare: «Ciò può andare bene in un rapporto a tu per tu con il professore in cui esprimere i dubbi e le perplessità sul suo apprendimento, ma non può trasformarsi in un’ingerenza di gruppo sullo svolgimento del programma. L’insegnante è il solo ad avere uno sguardo complessivo sulla classe, sul carico di compiti a casa da assegnare e in generale su aspetti che nulla c’entrano con il mestiere da genitore. Altrimenti, letta al contrario, è come se un prof dicesse alle mamme e ai papà quali scelte educative devono fare a casa e come devono comportarsi con i propri figli. Insomma, è anche una questione di fiducia nel ruolo dell’insegnante». Per Galiano il segreto è ascoltare i ragazzi: «Non ti ascoltano, se tu per primo non li ascolti». Ai genitori assegna un ruolo fondamentale di collaborazione per comprendere al meglio le abitudini, le inclinazioni e le passioni dei singoli ragazzi, così come per sapere se attraversano momenti difficili. Un compito, se eseguito bene, già abbastanza impegnativo e delicato. Da portare avanti – è bene ribadirlo – in un rapporto a tu per tu con il professore. Senza il bisogno di dargli suggerimenti su cosa deve fare. Le ingerenze, ci diciamo a Il Caffè delle mamme, sono inutili e dannose anche perché fanno entrare i ragazzi in un circuito schizofrenico dove saltano i ruoli. Creando solo confusione.

Tempo qualche giorno, ed eccolo lì l’ennesimo messaggio malefico sulla chat: «Dovremmo vedere per i test della prossima settimana. Perché quattro mi sembrano esagerati! Matematica, arte, geografia e italiano». Risposta immediata delle altre mamme: «Corretto, non ci possono essere più di 3 compiti in classe a settimana. Segnaliamo!». Momento di sconforto.