«Avere timing» con i cavalli significa comprendere quando è l’attimo giusto per dare un comando e, in generale, per agire. Ebbene il Coronavirus ha agito allo stesso modo obbligando il mondo equestre e i cavalli ad applicare quel timing di chiusura e confinamento per seguire le indicazioni che Confederazione e Cantone emanavano di settimana in settimana, lungo tutti questi mesi.
Dopo febbraio, quando guardavamo con incredulità agli sforzi cinesi che ci parevano così lontani da noi, passando per marzo, quando perplessi guardavamo le immagini della vicina Lombardia che mostrava strade e negozi vuoti, immersi in un mondo sempre più spettrale, il lockdown ha raggiunto il Ticino senza risparmiare il suo mondo equestre: «Si è deciso di fermarci per rallentare la crescita esponenziale del contagio anche nell’equitazione e, come amazzone, non posso fare altro che comprendere e salutare positivamente il tempismo con cui, pure grazie a una lodevole collaborazione delle strutture sanitarie presenti sul nostro territorio, si è fortunatamente riusciti a contenere la pandemia, permettendo al sistema sanitario di affrontare e reggere la crisi Covid-19 con la dovuta qualità delle cure», afferma l’avvocatessa Ester Camponovo, presidente della Commissione cavallo e ambiente (CCA) della Federazione Ticinese Sport Equestri, che ricorda il contesto vissuto nelle regioni a ridosso del nostro confine: «La situazione nelle regioni a noi limitrofe ha attestato in maniera inconfutabile come pochi giorni possano essere determinanti nel contenimento dei numeri. Oltregottardo i casi si sono rivelati relativamente bassi per rapporto al nostro Cantone e per questo la crisi è stata percepita in modo minore dalla popolazione. Malgrado ciò, anche la Federazione Svizzera Sport Equestri si è allineata alle direttive della Confederazione, emanando una serie di misure di chiusura del mondo equestre».
Ricordiamo che tutto questo è successo in un momento in cui gli esseri umani non potevano avvicinarsi fra loro: «Paradossalmente, gli unici corpi caldi e vivi da abbracciare senza rischi erano gli animali domestici e, naturalmente, i nostri cavalli che però non potevamo più, a un certo punto, andare a trovare come di consueto».
La categoria sportiva di cavalieri e amazzoni ha pure fatto la sua parte per evitare contatti non indispensabili e arginando il rischio di aggravare maggiormente il sistema sanitario in conseguenza all’esercizio dell’attività sportiva equestre che avrebbe potuto causare anche qualche incidente. Pure se, ricorda Camponovo: «Da un punto di vista prettamente economico, come per molti altri settori di attività, questa situazione di chiusura è stata sicuramente pregiudizievole anche per le nostre scuole di equitazione». Senza dimenticare tutti i cavalli, perno vivente del mondo equestre che non si possono riporre in un ripostiglio come una bicicletta: «Le strutture equestri hanno costi fissi non indifferenti, pensando anche solo al foraggiamento e all’accudimento dei cavalli che necessitano in ogni caso di foraggio e di cure, ragione per la quale anche il personale di scuderia ha dovuto continuare a prestare il proprio servizio in condizioni spesso estremamente complicate».
Un momento oggettivamente complicato per i cavalli e per i loro proprietari, anche se la presa di coscienza pragmatica e positiva è stata il fiore all’occhiello della FTSE e di tutti i cavalieri e le amazzoni proprietari di un cavallo: «Nelle settimane salienti, l’equitazione è stata limitata allo stretto necessario: a brevi e tranquille attività individuali volte per lo più a preservare il benessere del cavallo che, ricordiamo, per sua natura necessita di costante esercizio fisico». Le difficoltà non sono certo mancate, anche per coloro che detenevano il proprio cavallo nella vicina Penisola dove non è più stato possibile recarsi: «La scelta di frequentare una scuderia Oltreconfine ha dimostrato i propri limiti, dovuti sostanzialmente al fatto di recarsi in un altro Stato con regole e leggi proprie differenti da quelle che ci appartengono». L’emergenza sanitaria ha fatto emergere questi svantaggi: «In Italia le scuderie sono state letteralmente chiuse al pubblico e i proprietari italiani dei cavalli non hanno nemmeno più potuto recarsi a far loro visita. Ne è conseguita una riflessione e in queste settimane si è assistito a un letterale “rientro” di molti di questi cavalli e dei loro cavalieri, producendo una maggiore occupazione delle scuderie ticinesi e più lavoro per i professionisti di questo settore come ad esempio maniscalchi e veterinari».
L’11 maggio è la data che ha segnato la possibilità di ricominciare ad avvicinarsi ai cavalli e ricominciare a praticare l’equitazione. Abbiamo chiesto all’istruttore Fabio Graldi come ha gestito questi mesi, e ci siamo naturalmente interessati dei cavalli e di come essi abbiano fatto fronte a questo riposo forzato: «Dal momento in cui non si è più potuto fare lezione, e con la fortuna del bel tempo meteorologico, ho concesso ai miei cavalli un mese di vacanza: pascolo sei ore al giorno! Era un tempo a loro completa disposizione. Poi, a inizio maggio è arrivata la pioggia, ma già si intravedeva la possibilità di riaprire: allora sono dovuto andare a lavorare con loro ogni giorno affinché potessero essere pronti a riprendere l’attività insieme agli allievi che sarebbero ritornati il giorno 11».
Egli ci rassicura sui benefici che comporta il lasciare riposare i cavalli per un tempo ragionevole: «Lasciare il cavallo fermo, permettendogli di fare un po’ di vacanza, non gli arreca danno purché esso si possa muovere adeguatamente nel pascolo. Cinque settimane senza mai la sella e senza qualcuno sulla schiena gli permettono così di rigenerarsi».
Oggi tutto pare stia riprendendo il suo corso, nel timing degli equini, e pure il decennale della Giornata cantonale del cavallo (che avrebbe dovuto svolgersi il 9 maggio scorso) progetta la sua realizzazione a inizio 2021, spiega la segretaria della FTSE Betta Garobbio: «A primavera del prossimo anno speriamo di poter organizzare una bella giornata e mettere in prima linea questo splendido animale che è il cavallo. Tutti ne abbiamo uno speciale nel cuore!»