Il 23 agosto 1946 fu inaugurata la prima edizione della manifestazione oggi denominata «Locarno Festival» e che, allora, era chiamata «Festival Internazionale del Film». La cornice locarnese del festival fu un po’ un caso, perché l’antesignana «Rassegna internazionale del film» si svolse a Lugano nel biennio 1944-1945 grazie all’iniziativa di Raimondo Rezzonico. Tuttavia, siccome i cittadini di Lugano rifiutarono il credito per la costruzione di un anfiteatro in grado di ospitare le proiezioni, il Festival prese avvio a Locarno, diventando l’evento culturale di gran lunga più importante della Svizzera italiana.
Con Venezia e Cannes, quello di Locarno è uno dei più longevi festival cinematografici europei, e nel corso della sua lunga storia ha presentato e premiato numerosi film e cortometraggi di registi conosciuti in tutto il mondo. A fronte di tanta importanza, comincia a diventare imbarazzante l’assenza online di una storia del festival. Ce ne fu un accenno, negli anni passati, sul sito ufficiale del Festival, ma le pagine ebbero vita breve.
Il fatto è che come molti altri eventi che si svolgono o si svolsero in Ticino (come per esempio il Progetto Martha Argerich), offerta dal web la possibilità di documentarne la storia, non si è mai sentita la necessità di mettervi mano, un po’ per non sottrarre risorse all’organizzazione dell’evento stesso, un po’ ritenendo che altri (per esempio gli «storici») dovessero assumersene il compito, un po’ perché neppure esempi istituzionali come l’Archivio di Stato sembrano ancora aver maturato la responsabilità di rendere condivisibili sul web i documenti storici conservati.
Nelle pagine del portale di storia partecipativa «lanostraStoria.ch», la RSI ha cominciato a pubblicare una generosa selezione di documenti video, allo scopo di fornire elementi per una storia di Locarno Festival. Siccome la digitalizzazione dei supporti usati negli anni Sessanta è tutt’ora in corso, è probabile che nei prossimi mesi altri documenti saranno resi disponibili. Il primo servizio video della RSI dedicato al Festival Internazionale del Film di Locarno andò in onda il 14 luglio 1963. Lo realizzò Marco Blaser, il quale, negli anni precedenti, già era stato a Locarno come cronista di «Panorama Tagesschau». Siccome fino al 1965 il premio del Festival non era il «Pardo d’oro» bensì la «Vela d’oro», nel corso della rassegna locarnese l’allora TSI aveva in palinsesto un programma intitolato «Vele d’oro». Questa raccolta di servizi televisivi è l’unica fonte di documenti video che ci consentono di avere testimonianze di prima mano di un’ampia varietà di fatti: le opinioni degli attori e dei registi presenti, le intenzioni dei direttori artistici, i ritratti del pubblico, nonché gli strumenti e i luoghi di proiezione che, assieme con le riprese di Locarno e dintorni, ci permettono di comprendere come era vissuto il Festival tra la fine degli anni 50 e la metà degli anni 60.
I primi documenti video disponibili nelle pagine di «lanostraStoria.ch», realizzati per «Panorama Tagesschau», mettono soprattutto in risalto l’aspetto mondano del Festival. È Marco Blaser che, per lo stesso programma della SRG, sembra affrontare per la prima volta questioni più strettamente legate alla programmazione dei festival, e lo fa in una intervista del 24 luglio 1960 a Vinicio Beretta. Segretario del Festival dal 1953 al 1959, Beretta ne assunse la direzione artistica nel 1960, conservandola fino al 1966.
Nel 1967, in occasione della ventesima edizione del Festival, «Prisma» ne mandò in onda la prima storia. Interviste a Pier Paolo Pasolini, Raf Vallone, Claude Chabrol, Jean-Luc Godard, Freddy Buache, Milos Forman e molti altri permettono di seguire l’evoluzione della manifestazione. L’anno successivo fu quello della contestazione. Il 6 ottobre il «Telegiornale» mandò in onda le immagini degli studenti che occuparono una delle sale di proiezione in occasione della premiazione. Il Festival tornò all’aperto nell’estate del 1971, quando per la prima volta venne installato uno schermo in Piazza Grande. Nel fu inventore l’architetto locarnese Livio Vacchini, il quale tuttavia vide realizzarsi solo nel 1994 la sua visione: uno schermo tanto grande, da trasformare «Locarno in sala cinema», chiudendo Piazza Grande con una parete affacciata sull’immaginario.