Una cena d’estate sul lago di Lugano e la mia amica, mamma di un 15enne modello, che ammette: «Mio figlio mi ha chiesto di potersi iscrivere su una piattaforma web di cui non avevo mai sentito parlare. Poi ho scoperto che fa vedere contenuti pornografici». Il figlio in questione è modello perché parla con la propria madre, gli altri fanno senza dire. Dopo essermene occupata a lungo per lavoro, ho capito che la pornografia online è ovunque e il numero di ragazzi che la consumano in età preadolescenziale e adolescenziale è davvero alto. E, con l’avvento di Internet, è tutto diverso dai giornaletti porno d’altri tempi. La mia convinzione è, quindi, che è consigliabile affrontare l’argomento con i propri figli piuttosto che rischino di essere traumatizzati dalle immagini che vedono. A Il caffè delle mamme d’agosto ho, dunque, invitato Elena Martellozzo, criminologa e ricercatrice presso la Middlesex University di Londra, una delle massime esperte del fenomeno a livello internazionale. Qui la nostra chiacchierata.
Come studia il fenomeno?
Faccio sempre in modo che i giovani siano al centro delle mie ricerche. La loro partecipazione aggiunge un ulteriore livello di complessità a un argomento già impegnativo come la pornografia. Tuttavia, se attuato in modo efficace, tutto ciò ha il potenziale di riconoscere i bambini e i giovani come titolari di competenze, abilità e capacità di partecipazione. I ragazzi hanno preso parte, anonimamente e ovviamente con il consenso loro e dei genitori, a discussioni di gruppo effettuate su piattaforme online che gli consentissero di comunicare con me ed il mio team via chat (il loro metodo di comunicazione preferito). Siamo riusciti così a parlare con più di 1500 ragazzi dai 12 ai 16 anni. È un metodo che ha avuto successo. Ai giovani è piaciuto così tanto interagire con noi e parlare della pornografia che a volte ho dovuto interromperli per passare alla domanda successiva.
Cosa emerge dalla sua ricerca?
Gli aspetti più preoccupanti emersi sia dai nostri studi sia da quelli realizzati da colleghi in Australia e negli Stati Uniti è che i giovani vedono la pornografia online molto prima di avere esperienze sessuali: il 48% dei maschi dichiara di averla vista prima dei 13 anni; il 48% delle femmine prima dei 15 anni. Questi dati non sorprendono se si pensa che tre dei primi dieci siti web più visualizzati sono siti porno. Così la pornografia sembra essere per molti adolescenti la porta d’entrata alla sessualità, purtroppo. La maggior parte dei giovani scopre il porno molto prima di incontrare il sesso, forse anche prima di aver baciato o abbracciato un partner.
I bambini come vengono in contatto con i video pornografici?
Alcuni giovani li cercano attivamente. Altri invece sono esposti a essi senza volerlo perché gli compaiono «pop-up» in seguito a ricerche di parole che non c’entrano nulla con il porno oppure ci si possono imbattere attraverso immagini inviate da amici via whatsapp. Alcuni giovani, invece, creano immagini erotiche utilizzando telefoni cellulari e webcam, che poi condividono con compagni. La ricerca ci rivela che oltre un quarto dei giovani ha inviato un’immagine di se stesso nudo o semi-nudo; e il 42% dei giovani l’ha ricevuta. Percentuali che crescono tra i giovani sessualmente attivi: la metà ha inviato un’immagine di se stesso nudo o semi nudo; il 69% l’ha ricevuta.
Che cosa c’è nei video?
In questi video purtroppo c’è di tutto. Innanzitutto molta violenza e sottomissione: donne con corde intorno al collo che fingono di essere soffocate; donne picchiate; donne penetrate da più uomini simultaneamente... Non mi soffermo a descrivere ciò che ho visto o quel che i ragazzi mi hanno raccontanto: non ce n’è bisogno. Dico solo che alcuni video sono scioccanti e possono disturbare la mente anche di un adulto, figuriamoci quella di un bambino.
Quali sono le reazioni?
I giovani hanno varie opinioni sulla pornografia, spesso conflittuali. Per esempio, alcuni la considerano divertente o eccitante, ma allo stesso tempo esprimono una certa preoccupazione o disagio per ciò che hanno visto. Questo conflitto ci porta a pensare che gli adolescenti prendano in considerazione i potenziali impatti negativi della pornografia. Ma allo stesso tempo hanno bisogno di più supporto e di una guida per aiutarli a pensare in modo critico alle rappresentazioni dei ruoli di genere che trovano nel porno e ai potenziali impatti e implicazioni che può avere su di loro.
Quali differenze di approccio ci sono tra maschi e femmine?
Le femmine sono decisamente più propense a provare emozioni negative, incluso imbarazzo, disgusto e senso di degradazione. Al contrario, i maschi provano emozioni positive, tra cui curiosità, piacere ed eccitazione.
Che messaggi vengono comunicati agli adolescenti?
Tra gli altri, che la violenza contro le donne è ammissibile, perché in queste immagini l’aggressione è costantemente presente.
La pornografia trasmette messaggi distorti sui ruoli di genere nelle relazioni sessuali e sulla natura e significato di mascolinità e femminilità. Vengono rinforzate idee stereotipate che sono identificate come una delle cause della violenza contro le donne.
In che modo e perché possono influenzare la sessualità degli adolescenti e, anche, i rapporti sessuali che avranno una volta cresciuti?
Per esempio, le donne nella pornografia sono spesso sottomesse, desiderose e disposte a soddisfare le richieste dei maschi usando metodi estremi o dolorosi. Inoltre, le donne sono spesso viste come oggetti di piacere. I primi piani delle parti del corpo delle donne si verificano molto più spesso rispetto ai primi piani delle parti del corpo degli uomini. Il piacere degli uomini è considerato più importante rispetto al piacere delle donne: è molto più probabile che gli uomini vengano filmati quando raggiungono l’orgasmo. Questo porta a pensare alle donne come esseri che servono a compiacere gli uomini. Ma non solo: siccome la vita reale non è un film, nelle relazioni quotidiane i maschi possono poi avere ansia da prestazione e difficoltà a eccitarsi.
Noi genitori come possiamo affrontare la questione?
Il problema è che molti adulti non sono consapevoli di quanto sia diventata pervasiva la pornografia, della natura del materiale che vedono i giovani e di come stia influenzando le loro esperienze sessuali e la capacità di comprenderle. Per aiutarli a navigare in questa nuova realtà, i genitori devono prima di tutto comprendere il fenomeno.
E poi?
È comprensibile che sia i genitori sia i figli preferiscano evitare i discorsi sul porno. Ma parlare di porno in modo critico può aiutare i ragazzi a capire che quel che vedono, vedranno o sceglieranno di non vedere, non è la realtà ma sono attori che fingono di provare piacere. Dobbiamo aiutare gli adolescenti a comprendere bene cos’è un rapporto sano, in cui è importante comunicare chiaramente con il proprio partner, assicurarsi che ci sia consenso e rispettarsi a vicenda.