Acqua, granito e larice, il suo titolo è rivelatore: l’acqua che sgorga dalle fontane, ma anche il granito e il larice, i materiali con i quali questi manufatti sono realizzati da secoli. «Un libro che rappresenta una novità assoluta per il cantone: per la prima volta in un solo testo vengono proposte foto di fontane, descrizioni, localizzazioni (tramite Swiss e Google Maps) e analisi della qualità delle acque» precisono i suoi autori.
L’idea del volume è nata, ci spiega Rémy Steinegger, «circa due anni fa quando sono stato contattato dall’imprenditore ticinese Enrico Rossini – sostenitore dell’intero progetto – che all’inizio aveva in mente un libro sulle fontane della Valcolla. Poi il discorso si è esteso a tutte le fontane del Ticino, ma durante le mie ricerche mi sono accorto che molti oggetti erano già descritti in varie pubblicazioni. I criteri di ricerca andavano quindi cambiati e si decise che avrei percorso tutto il territorio cantonale alla ricerca di fontane possibilmente mai repertoriate prima».
Il fotoreporter di Sala Capriasca si è quindi messo in viaggio, «a raccogliere fontane» come dice lui, zaino in spalla e con lo stesso entusiasmo che lo mosse alcuni anni fa nella sua perlustrazione del Ticino dall’alto (Ticino tra cielo e terra). «Un viaggio che è stato una miniera di scoperte, ho scattato circa 250 foto di fontane, lavatoi, abbeveratoi, dalla Novena al Monte Generoso, dal Lucomagno a Brissago». Rémy Steinegger racconta che alcuni manufatti li ha cercati appositamente mentre altri invece li ha incontrati per caso. «Questo progetto mi ha occupato per ben tre mesi durante il 2015, poi abbiamo scelto le 140 fontane, ognuna accompagnata da una scheda che ne descrive l’esatta localizzazione tramite scansione» precisa Rémy. Le sue splendide foto a colori sono completate da 113 testi redatti dal giornalista Giorgio Passera che aveva già curato la redazione di Il Ticino ieri ed oggi pubblicato nel 2014.
La «novità assoluta» consiste nell’analisi della qualità dell’acqua delle 140 fontane eseguita dal Laboratorio cantonale che ne ha descritto la mineralizzazione, la temperatura, il valore del pH, la conducibilità elettrica, la durezza e l’equilibrio calcare. «Il Laboratorio cantonale dà una grande importanza al bene di valore inestimabile che è l’acqua ed è per quello che ha accettato di contribuire a questa pubblicazione con le sue analisi chimico-fisiche contenute in un’apposita tabella riassuntiva» precisa il suo direttore Marco Jermini.
Per Giorgio Passera, direttore della rivista «Terra ticinese» e appassionato di storia locale, la cura dei testi è stato un lavoro di certosina ricerca: «Ho consultato molta documentazione, ho svolto ricerche in biblioteca, ho sfogliato calendari un tempo consacrati alle fontane e ho anche intervistato addetti alla costruzione. Per alcune fontane ho dovuto giocare di immaginazione e far parlare la mia fantasia perché non c’era nessun dato indicativo».
Il viaggio tra le fontane del Ticino attraverso le pagine del libro che le immortala è un continuo meravigliarsi: manufatti di granito, sasso, ghisa, maestosi, eleganti oppure rudimentali nella loro semplicità, lavatoi monumentali con a volte iscrizioni che oggi fanno sorridere: «Proibito lordare, multe fr 5,10» si può leggere su quello di Cagiallo costruito nel 1853 e iscritto nell’elenco dei Beni culturali del Ticino; abbeveratoi per il bestiame fatti di larice o ricavati da vecchie vasche da bagno in smalto bianco, fontane adornate da severe teste come quella in porfido rosso della Madonna d’Ongero a Carona la quale, spiega Giorgio Passera, era cara ad Hermann Hesse, o ancora il moderno manufatto circolare di ferro inserito «in un contesto rimasto immutato nel tempo» come quello della vecchia Canobbio.