Il Festival Internazionale del Teatro e della Scena Contemporanea è ormai una realtà consolidata da diversi anni a Lugano. Creato nel 1977 dalla Cooperativa d’Animazione culturale Teatro Panzinis Zirkus (poi ribattezzato Teatro Pan), con il nome Giostra del Teatro, e concepito inizialmente come festival rivolto all’infanzia e alla gioventù, esso allarga via via i propri orizzonti fino a divenire Festival Internazionale del Teatro (dal 1989). Nel 2016 Paola Tripoli riprende la direzione dalle mani di Vania Luraschi, dando nuova linfa al Festival e, contemporaneamente, lanciando progetti di stampo sociale. Nel 2018, parte il progetto Keep FIT with Radio, che consolida l’intento di coinvolgere i giovani nel Festival, e nella scorsa edizione prende avvio l’iniziativa Restez FIT!, che include un’ottantina di anziani. Quest’ultimo progetto socio-artistico rivolto alla fascia più anziana della società, con l’intento di farla maggiormente partecipe della vita culturale e sociale, si articola in due parti. La prima rivolta ai grandi anziani che risiedono in casa di cura e sono per lo più affetti da varie patologie psico-fisiche, la seconda, invece, a persone anziane autonome che vivono talvolta situazioni di solitudine. Questo progetto è stato ben accolto e sostenuto dall’Ufficio federale della cultura e da varie istituzioni private che ne hanno riconosciuto il valore, per contrastare il potenziale disagio sociale vissuto dalla popolazione anziana.
Ne abbiamo parlato con Katia Gandolfi, ideatrice di Restez FIT!
Signora Gandolfi, c’è una «visione» da parte della direzione del FIT rispetto a questa progressiva apertura verso le fasce più delicate della società?
Da quando Paola Tripoli è al timone del FIT, il Festival è cambiato a tutti i livelli e si è voluto lavorare sui diversi tipi di target per avvicinare un pubblico più ampio alla scena contemporanea, dare a più persone l’opportunità di andare a teatro e di guardare diversamente alla società, per creare delle aperture su spettacoli che trasmettono realtà di Paesi diversi e che arricchiscano riflessioni politiche o sociali che siano. Da qualche anno a questa parte, c’è l’intento di creare nuove sinergie e il FIT si è dato i mezzi per creare progetti di stampo sociale, è fondamentale rendere più accessibile il teatro a quelle persone che, per diverse ragioni, lo considerano ancora lontano dal proprio mondo. Cerchiamo, dunque, di «smontare» paure e preconcetti, ci avviciniamo ai giovani, agli anziani, ma anche ai migranti, ai ragazzi in difficoltà che vivono in foyer, o ancora a persone in condizioni di precarietà economica grazie al biglietto sospeso. Tutto questo creando rete con gli enti presenti sul territorio, come Infogiovani, SOS Ticino, la Croce Rossa, Casa Astra, Soccorso d’inverno. Lavoriamo, insomma, su diversi fronti per creare il più possibile partecipazione e inclusione, ma anche incontro tra realtà diverse, che è fonte di arricchimento.
Ci può raccontare come si è svolta la parte artistica di Restez FIT?
In generale, l’intento del progetto è quello di rafforzare la partecipazione culturale degli anziani e creare dei momenti di socializzazione, rendendo gli anziani «protagonisti» di un progetto aggregativo. Per quanto riguarda il progetto artistico, lo scorso anno l’artista Rubidori Manshaft ha collaborato con due case di cura, coinvolgendo una quarantina di grandi anziani. Ha fatto loro dei calchi alle mani e raccolto delle video-interviste, per poi in un secondo tempo elaborare un progetto artistico e scrivere a quattro mani, insieme alla drammaturga Angela Dematté, lo spettacolo teatrale Alcune cose da mettere in ordine, che debutterà al LAC il 7 e 8 ottobre 2023 e che speriamo di poter fare girare nel resto della Svizzera. Vi sarà anche una sorta di «restituzione» all’interno delle case di cura, verosimilmente un’esposizione interattiva, con la possibilità di ascoltare tracce delle testimonianze raccolte, che sono racconti sul fare, sulle mani. Si è partiti, infatti, dal calco delle mani per parlare con gli anziani di quello che hanno fatto nel corso della loro vita o che non possono più fare. Da lì sono scaturiti dei ricordi e un coinvolgimento emotivo più profondo, relativo alla loro esperienza passata, a questo loro recente passaggio nelle case di cura, ai loro sentimenti e talvolta alle loro paure rispetto a questo cambiamento.
E il progetto socio-culturale, che ha luogo durante il Festival, come si svolge e a chi si rivolge?
La parte socio-culturale, attiva nel corso del Festival, coinvolge invece una decina di anziani (autosufficienti e che hanno voglia di socializzare) nella cosiddetta Giuria dei Saggi. In una modalità di Tandem intergenerazionale, essi assistono a 4 spettacoli insieme alla Giuria giovani, composta da ragazzi tra i 16 e i 22 anni di età. Il Tandem ha riscontrato molto successo nella scorsa edizione e speriamo che le istituzioni, anche locali, lo sostengano in futuro, perché c’è una reale necessità di creare occasioni di incontro: gli anziani hanno molto piacere a lavorare con i giovani, e anche i ragazzi sono usciti arricchiti da questo scambio. Per entrare in contatto con gli anziani passiamo dai Centri diurni, dai media oppure da conoscenti, dopodiché cerchiamo di instaurare con loro un clima di fiducia, perché spesso hanno paura di non essere all’altezza, dicono di non conoscere niente di teatro. Idealmente vorremmo coinvolgere gli anziani che sono soli, e che proprio per questo hanno più necessità di relazionarsi, paradossalmente sono proprio quelli meno facilmente raggiungibili. Giovani e anziani sono invitati dopo gli spettacoli a condividere pensieri, sensazioni ed emozioni, creando una vera e propria sinergia ed esperienza di reciproca condivisione delle rispettive umanità, sulla base dei racconti teatrali seguiti. Invitiamo quindi con piacere gli over 65, curiosi di partecipare al progetto Restez FIT!, secondo questa modalità divertente e profonda, a contattarci.