A Monza le auto da corsa rombano da cent’anni

Motori - Quale futuro attende ai Gran Premi? Basterà potenziare i propulsori delle elettriche per far appassionare alle gare in versione ecologica?
/ 19.09.2022
di Mario Alberto Cucchi

All’Autodromo di Monza è stata sventolata per l’ennesima volta sulla linea d’arrivo la bandiera a scacchi. Il noto e mitico autodromo italiano quest’anno compie infatti il suo centenario. La ricorrenza è stata sottolineata domenica 11 settembre, durante l’ottantesimo Gran Premio d’Italia. Tra le varie cerimonie per la celebrazione dell’evento, che si sono inserite a corollario della Formula Uno, è stata inserita anche la premiazione del marchio Fiat. Fu infatti proprio la Casa torinese ad aggiudicarsi il primo Gran Premio d’Italia corso sul circuito lombardo.

Correva l’anno 1922, ed era il 10 settembre, quando il pilota Pietro Bordino conquistò il gradino più alto del podio grazie alla sua Fiat 804. Una vettura che era dotata di un motore 2.0 a sei cilindri in linea in grado di erogare 95 cavalli portati per la gara a 112. Il cambio era manuale a quattro marce. Arrivava a sfiorare i 170 chilometri orari di velocità massima e pare fosse difficilissima da guidare a causa del peso contenuto di soli 650 chilogrammi.

In verità sulle Formula Uno di oggi il peso non è aumentato di molto. Prendiamo ad esempio la monoposto Ferrari 2022 ovvero la F1-75. Il peso complessivo con acqua, olio e pilota è di 795 chilogrammi, ma i cavalli sono diventati più di 1000. Di conseguenza l’aumento delle prestazioni: basti pensare che la velocità massima è di oltre 350 chilometri orari. Insomma sono passati cent’anni, è cambiato il mondo, eppure oltre 300mila uomini e donne vanno ancora in Autodromo per vedere sfrecciare su un nastro d’asfalto dei bolidi guidati da «ragazzi» che si sfidano sino all’ultima curva. E nel frattempo decine di milioni di persone in tutto il mondo li guardano in televisione mentre stanno comodamente seduti sul divano di casa.

Una stagione incredibilmente ricca di appuntamenti quella del 2022. Il cosiddetto «circus» della F1 ha visto il semaforo verde il 20 marzo scorso in Bahrain a cui è seguito il 27 marzo il Gran Premio dell’Arabia Saudita per poi spostarsi a Melbourne (Australia), il 10 aprile. A seguire, Imola, in Italia, il 24 aprile, e poi Miami in USA, Barcellona in Spagna, l’irrinunciabile Principato di Monaco. E poi ancora l’Azerbaijan e il Canada in giugno.

Mese impegnativo lo scorso luglio con ben quattro fine settimana di gare: Gran Bretagna, Austria, Francia e Ungheria. Qualche settimana di vacanza in agosto e poi si è ripreso il 28, alla fine del mese, con il Belgio. Olanda il 4 settembre, Italia l’11 per poi volare a Singapore il 2 ottobre, in Giappone il 9, negli Stati Uniti il 23 e in Messico il 30. Sempre dello stesso mese. A novembre, il 13, si corre a Interlagos, Brasile. Infine la «faticosa» stagione chiude il 20 novembre ad Abu Dhabi. Insomma si corre in tutto il mondo.

Leggendo queste righe ci si rende conto di come non solo la Formula Uno continui ad attirare pubblico ma di quanto sia oggi forse in uno dei momenti di successo maggiore della sua storia.

Ma come? Automobili a ruote scoperte e alimentate a benzina? Vetture che inquinano e che sono rumorose a tal punto da mettersi i tappi nelle orecchie? Eppure, magari a bordo di auto elettriche a zero emissioni, gli appassionati corrono a vederle. Ci sono alternative green anche nello sport automobilistico. Esiste la Formula E in cui le auto sfrecciano silenziose senza emettere un grammo di monossido di carbonio. Tuttavia, sino ad oggi, non stanno raccogliendo lo stesso successo nonostante l’altrettanto ricco calendario di gare. Forse perché le prestazioni sono inferiori rispetto alla F1?

Dal campionato di Formula E del 2023-2024 debutterà un propulsore elettrico da 470 cavalli che permetterà di raggiungere una velocità massima di 322 chilometri orari. Sarà più seguita? Il futuro della mobilità collettiva sembra proprio che sarà elettrico, ma non siamo così convinti che potrà esserlo anche per i Gran Premi.