A favore del benessere dei giovani

Ticino – Il nuovo Programma cantonale di promozione dei diritti, di prevenzione alla violenza e di protezione dei bambini e dei giovani nasce dalla collaborazione fra tre Dipartimenti ed è un progetto innovativo sul piano nazionale
/ 14.06.2021
di Stefania Hubmann

Dai singoli Comuni amici dei bambini a un intero Cantone sempre più a misura di infanzia e gioventù. La volontà del Ticino di posizionarsi all’avanguardia sul piano nazionale con azioni portatrici di un vero e proprio cambiamento culturale la esprime il «Programma cantonale di promozione dei diritti, di prevenzione della violenza e di protezione dei bambini e dei giovani», presentato lo scorso aprile. È il frutto di un impegno interdipartimentale che offre una visione d’insieme concreta e innovativa di quanto è necessario sviluppare per assicurare a bambine e bambini una crescita armoniosa. Una crescita che li veda rispettati, protetti, accompagnati e riconosciuti come parte attiva dei processi decisionali che li riguardano. Per giungere in concreto a questo riconoscimento sono già operative diverse iniziative che il Programma intende rafforzare sulla base di indagini sulla situazione attuale e progetti innovativi. Quali siano queste ricerche e le sperimentazioni in atto lo spiega ad «Azione» Marco Galli, capo dell’Ufficio del sostegno a enti e attività per le famiglie e i giovani (Dipartimento della sanità e della socialità).

Iniziative come la certificazione UNICEF ottenuta dalla Città di Locarno (prima in Ticino a essere definita «Comune amico dei bambini») o l’adesione al modello internazionale «La città delle bambine e dei bambini» da parte di Mendrisio sono esempi di come si stiano muovendo le autorità comunali a favore dei più giovani, in particolare con l’intento di garantirne il benessere e migliorare il loro coinvolgimento nell’evoluzione della società. Ciò implica una nuova attitudine da parte degli adulti, un cambiamento culturale che anche il Programma cantonale persegue. Quest’ultimo prende spunto dalla «Strategia cantonale di prevenzione della violenza che coinvolge i giovani (0-25 anni) per il periodo 2017-2020», piano ora ampliato con una prospettiva innovativa estesa alla promozione dei diritti dell’infanzia.

«Rispetto alla Strategia di prevenzione della violenza – precisa Marco Galli – il nuovo Programma si concentra su bambine e bambini anche quali soggetti a sé stanti, portatori di necessità e risorse. Grazie a un finanziamento significativo – pari a 450mila franchi annui per quattro anni – sarà possibile capire quali sono i loro bisogni e sperimentare forme di promozione e sostegno attraverso progetti pilota». Sui primi non si può prescindere dalle coseguenze della pandemia che ha colpito duramente tutte le fasce d’età della popolazione. A questo proposito il nostro interlocutore risponde segnalando il mandato di ricerca che lo scorso maggio il Consiglio di Stato ha affidato alla SUPSI per valutare l’impatto dell’emergenza sanitaria sulla salute psichica dei giovani. Aggiunge Galli: «Oltre ad agire in sinergia con gli altri programmi del Cantone, la nuova visione è costruita sfruttando le esperienze maturate in questi anni e la rete che si è venuta a creare. Non è calata dall’alto, bensì elaborata attraverso audizioni di gremi istituzionali, partner sul territorio ed enti rappresentativi dei diretti interessati come il Consiglio Cantonale dei Giovani. A partire da settembre intendiamo inoltre ascoltare direttamente bambini e ragazzi di ogni ordine di scuola nelle rispettive sedi scolastiche».

Nella raccolta delle esigenze come nella valutazione delle possibili risposte i responsabili del Programma – la direzione interdipartimentale con rappresentanti di DSS, DECS e DI è presieduta dal magistrato dei minorenni Reto Medici – seguono il fil rouge della partecipazione e di uno sviluppo equilibrato di bambini e giovani. Diversi i progetti implementati con la Strategia di prevenzione della violenza che stanno dando buoni risultati. Marco Galli cita al riguardo «Face à face Ticino». Di che cosa si tratta? «Nato e sperimentato a Ginevra, questo progetto offre agli adolescenti fra i 13 e i 20 anni che hanno avuto comportamenti violenti una risposta diversa da quella punitiva. Con l’aiuto di professionisti del settore psicologico, ma anche di animatori di teatro e maestri di arti marziali, si punta a sviluppare il concetto di empatia (riuscire a mettersi nei panni della vittima) per impedire un ritorno del passaggio all’atto. È più che incoraggiante poter constatare che oltre l’80 per cento dei partecipanti al progetto non sta commettendo recidive».

Un altro canale da sfruttare in questo ambito è quello della famiglia. Prosegue il nostro interlocutore: «L’Associazione Progetto Genitori (www.associazioneprogettogenitori.com) ha portato in Ticino un modello statunitense volto a seguire le famiglie vulnerabili sin dalla gravidanza attraverso visite a domicilio con basi e finalità pedagogiche, in modo da evitare forme di maltrattamento durante la crescita. Ovviamente con il nuovo Programma desideriamo spingerci oltre e promuovere una vera e propria cultura del buon trattamento. È di fondamentale importanza rinforzare in generale (anche attraverso la legislazione) le competenze dei genitori affinché adottino comportamenti rispettosi del bambino, evitando in particolare linguaggi non consoni e punizioni corporali. La sberla è categoricamente esclusa dalle pratiche educative». Ai genitori si vuole quindi offrire consulenza e formazione, perché sovente non sono consapevoli delle conseguenze dei loro gesti.

Accanto a proposte già avviate che il Programma cantonale permetterà di rafforzare, esistono iniziative pilota destinate a decollare ancora quest’anno o all’inizio del prossimo. Fra di esse «Una famiglia per una famiglia» (www.unafamigliaperunafamiglia.it), progetto di origine italiana, innovativo a livello svizzero, per il quale è necessario identificare famiglie disposte ad accompagnare in un processo di mentoring altre famiglie confrontate con difficoltà che non sono in grado di gestire. Il principio di un aiuto non giudicante tra pari, sfruttato con successo nel sostegno ai giovani, viene qui applicato sul piano familiare.

Per Marco Galli una sfida fondamentale per promuovere i diritti dell’infanzia e dei giovani generando un nuovo approccio culturale sarà quella di riuscire a coinvolgere maggiormente i Comuni. Grazie a «The Social Truck» – progetto di animazione itinerante (www.thesocialtruck.ch) – si potranno già toccare differenti realtà sull’insieme del territorio cantonale. Marco Galli: «La pandemia ha mostrato l’importanza rivestita dai centri giovanili, luoghi di ritrovo locali per i quali è indispensabile la disponibilità delle amministrazioni comunali. Il Cantone dispone di leggi che permettono di sostenere finanziariamente queste ed altre iniziative. Il funzionario cita quali pilastri la Legge sul sostegno e il coordinamento delle attività giovanili e la Legge sul promovimento e il coordinamento delle colonie di vacanza. La prima, fortemente innovativa nel 1996 quando venne varata, è tuttora un valido strumento, al momento in fase di aggiornamento sui bisogni emergenti e sulle soluzioni per farvi fronte. Ed è proprio su questo fronte che si situa l’altra sfida del Programma: migliorare l’informazione verso i giovani in modo che siano a conoscenza delle possibilità offerte dalla Legge a loro dedicata. «L’Ufficio di cui sono responsabile – conclude il funzionario cantonale – è uno spazio aperto per ottenere informazioni, consulenza e accompagnamento. I giovani con le loro proposte sono benvenuti».

Sinora nessun Cantone svizzero si è spinto al di là di campagne di sensibilizzazione e singoli progetti per favorire i diritti dell’infanzia come sancito nella Convenzione ONU (ratificata dalla Svizzera nel 1997). Il Ticino propone invece un innovativo programma globale di quattro anni incentrato sulla collaborazione fra tre Dipartimenti per mettere a punto ed attuare misure specifiche in cinque contesti – famiglia, scuola e formazione, spazio sociale, settore amministrativo e giudiziario, settore socio-sanitario – agendo a più livelli, dalla promozione alla prevenzione, dal rilevamento precoce di situazioni critiche all’intervento. L’analisi del fenomeno sarà completata entro fine anno, così da poter definire le priorità di azione. 

I progetti modello a cui ispirarsi non mancano, nel resto del Paese e all’estero. Gli enti operanti sul territorio, così come le istituzioni, iniziano a farli propri per innalzare progressivamente il livello di benessere di infanzia e gioventù. L’accento è posto sul buon trattamento e sul nuovo statuto del bambino quale individuo a pieno titolo della società con il diritto di partecipare attivamente alla sua definizione attraverso l’ascolto e l’espressione della propria opinione.