Zemmour, l’inatteso

/ 08.11.2021
di Aldo Cazzullo

Dopo la Germania, tocca alla Francia. Ma se le elezioni tedesche, purnell’apparente discontinuità (a una cancelliera democristiana succederà un cancelliere socialdemocratico), hanno di fatto garantito una continuitàpolitica, in Francia sta accadendo di tutto. Inclusa l’ascesa di un nuovo, inatteso protagonista.

Alla vigilia della semifinale dei Mondiali 2014 tra Germania e Brasile, ilgiornalista e polemista Eric Zemmour previde una netta sconfitta dei tedeschi, ormai contaminati dal sangue arabo e africano, e non più «dolicocefali biondi»: termine tratto dalla pubblicistica razzista di inizio Novecento. La Germania vinse clamorosamente 7 a 1 in casa dei brasiliani. Ma la profezia sbagliata non frenò l’aspirante profeta.Zemmour sta per annunciare la propria candidatura alla presidenza della Repubblica francese. Si vota nella primavera del 2022. Ma il personaggio pare uscito dagli Anni Venti del secolo scorso.

Di solito si racconta che Jean-Marie Le Pen, il fondatore della dinastia che ha ricostruito l’estrema destra europea, sia figlio di Vichy, di Pétain, della Francia collaborazionista. Ma è una definizione ingenerosa. Orfano di padre, affondato su una mina con il suo peschereccio, a sedici anni Jean-Marie decise di combattere i nazisti e si presentò a una figura leggendaria della Resistenza, il colonnello Valin, che gli disse: «Ragazzo, torna da tua madre». Le Pen è certo un reazionario, ma la sua destra è semmai quella dell’Algeria francese e dell’Oas, l’Organizzazione dell’esercito segreto che considerava De Gaulle un traditore (Jean-Marie aveva combattuto in Indocina e in Algeria).

Eric Zemmour viene da una famiglia di ebrei algerini. Si definisce «ebreoberbero». Eppure è accusato di venature antisemite. All’apparenza, un enigma della storia e della politica. Un leader amato dai giovani – Génération Z si chiamano i suoi attivisti – che riapre ferite secolari:dubita dell’innocenza di Dreyfus, cita Maurras e Barrès, evoca le pulsioniparafasciste della Francia tra le due guerre, arriva a elogiare Pétain che«sacrificò gli ebrei stranieri per salvare gli ebrei francesi»; il che oltretutto è falso. Ci si chiede come possa un ebreo criticare la scelta di Chirac, il primo capo dello Stato a riconoscere le responsabilità dellaFrancia nella retata degli ebrei al Velodromo d’Inverno. Eppure Zemmour l’ha fatto: secondo lui Chirac sbagliò a chiedere perdono per la tragedia del Vél d’Hiv, il cui principale responsabile, il capo della polizia René Bousquet, antisemita fanatico.

I leader della comunità ebraica lo detestano. Francis Kalifat, presidente del Consiglio delle istituzioni ebraiche di Francia, ha dichiarato a «Le Monde»: «Non un solo voto ebreo deve andare al candidato potenziale Zemmour». Però lo stesso giornale ha intervistato ebrei che, pur preferendo restare anonimi, per «il candidato potenziale» hanno espresso simpatia: il problema, dicono in sostanza, non è la memoria storica; il problema oggi è l’immigrazione islamica, la «sostituzione etnica», di cui Zemmour addita il simbolo nella stazione del metro delle Halles, dove il sabato pomeriggio i figli degli immigrati calano dalla banlieue nel ventre di Parigi.

Ovviamente, Zemmour non farà campagna sugli Anni Venti. Si presenterà come l’erede dell’ala destra del gollismo, «la destra popolare e bonapartista, che tiene insieme i ceti popolari e la borghesia patriota». Programma: blocco dell’immigrazione, fine dello ius soli e dei ricongiungimenti familiari, «preferenza nazionale» per casa e lavoro. Più formule vaghe che però a molti francesi piacciono, tipo «Napoleone è nostro padre, il Re Sole nostro nonno, Giovanna d’Arco nostra bisnonna».

Nei sondaggi Zemmour è dato al 17%, un punto sopra Marine Le Pen. Questo non dispiace a Jean-Marie, che nel gennaio 2020 ha incontrato Eric insieme con la figlia di Ribbentropp, il ministro degli Esteri della Germania nazista. Nella realtà, nessuno crede che Zemmour possa diventare presidente. Sembra improbabile che riesca ad arrivare al ballottaggio. Non è detto neppure che la sua candidatura regga fino al voto: Zemmour ha alle spalle due condanne per istigazione all’odio razziale e religioso, più spiacevoli denunce per aggressioni sessuali. Però rappresenta la novità di questa campagna elettorale.