I mesi di isolamento in casa sono stati l’occasione per mettere un po’ di ordine nel guardaroba scoprendo dei vestiti che non ricordavamo più di avere. Con la moglie che incalzava: pensi ancora di metterlo? Dai cassetti è saltato fuori di tutto, compresi i temi scolastici, come il seguente, scritto per il ritorno in classe dopo le vacanze.
Avevo terminato le elementari ed entravo in prima media. Più di settanta anni fa. Tema: Quale aspetto di Torino rimpiangevi di più quando eri in vacanza? Svolgimento: per le vacanze in montagna i miei genitori hanno affittato una baita in un paesino dell’alta valle d’Aosta di cui non faccio il nome perché è nel dialetto locale e non voglio sbagliare a scriverlo. Quando ero lì l’aspetto di Torino che rimpiangevo di più erano le vetrine. Sono sicuro che alla mia prof sorge una domanda: ma tu vai in vacanza in un paesino di montagna per guardare le vetrine?
La risposta è no, ma è successo che il primo giorno che eravamo lì il mio papà, vedendo che tutti viaggiavano sulla mountain bike, ha detto: cosa ci vuole? E ne ha affittata una. Il noleggiatore voleva spiegargli come si fa a cambiare marcia ma lui non ha voluto saperne: non sono mica un bambino, ha detto. Finché si è trattato di pedalare in salita è andato tutto bene, è stato nella discesa che lui ha provato a cambiare marcia senza pedalare: la catena è saltata e ha bloccato di colpo la bici. Un bambino avrebbe messo le mani avanti, il mio papà ha preferito salvare le mani e così ha picchiato la faccia per terra strisciando un bel po’ sui sassolini. Per disinfettarlo gli hanno pitturato tutta la faccia con un liquido rosso, così quando andava in giro per il paese lo scambiavano per uno che faceva la réclame del circo in arrivo lì a giorni e gli chiedevano non cosa gli era capitato ma gli orari degli spettacoli e il prezzo del biglietto.
Per fortuna le ferite erano tutte superficiali ma il colpo l’aveva fatto ritornare bambino e per un po’ di giorni abbiamo dovuto spiegargli tutto con dei disegnini. Ha chiesto anche di andare al parco giochi; la mia mamma non voleva portarlo ma lui ha piantato un capriccio spaventoso e, per non doversi vergognare con i vicini di casa, l’ha avuta vinta lui. Una volta lì, per un po’ se n’è stato buono buono, poi ha voluto portar via la palla a un altro bambino che stava giocando sotto lo scivolo, solo che non s’è reso conto che lui era già alto un metro e ottanta centimetri, così ha piantato contro il montante dello scivolo una craniata tale che il Comune voleva fargli causa per danneggiamento del bene pubblico.
Per trattenerlo in casa la mia mamma ha deciso di prenderlo per la gola: per fortuna aveva portato su il ricettario e tutti gli ingredienti per preparare i piatti tipici della cucina indiana. Ma forse per il fatto che il mio papà le stava sempre intorno e la faceva confondere, la mia mamma deve aver sbagliato qualcosina nelle dosi. E così mio papà, dopo la prima cucchiaiata, è corso in cortile a mettere la bocca spalancata sotto la cannella della fontana.
A questo punto un consiglio di famiglia ha deciso che l’unica attività praticabile nel paese che non fosse pericolosa per il mio papà era quella di andar per vetrine. O meglio, per vetrina perché in quel paesino c’è solo un emporio dove però si vende di tutto. Anche se la vetrina è molto grande non c’è un solo centimetro quadrato libero, perciò ci sono molte cose da vedere e altrettante da indovinare perché sono coperte da quelle arrivate dopo. Al centro ci sono una mezza forma di fontina stagionata e le pantofole, così non si saprà mai se sono le pantofole che sanno di fontina o è la fontina che ha il gusto di pantofola. Ci sono prodotti in scatola – tonno, acciughe, sgombri – di marche scomparse da decenni. Si trova anche la Chinina Migone per tingersi di nero i capelli, in casa, senza andare dalla parrucchiera.
Abbiamo i rotoli di carta moschicida: sono strisce da appendere al lampadario sulle quali si appiccica di tutto tranne le mosche che l’hanno capito e girano alla larga. L’emporio del paese è considerato la terra promessa dei rappresentanti sfigati che quando non riescono in tutto il giorno a piazzare neanche un ordine, verso sera vanno lì e qualcosa combinano sempre. Se uno ordina grasso per scarponi rispondono che ne sono sprovvisti, in compenso hanno pezzi di ricambio per il surf e cere per i pavimenti di lusso quando in tutta la valle non c’è un pavimento che non sia di pietra o di mattoni.
Un giorno la padrona ha piazzato al centro della vetrina una bomboletta spray di un nuovo prodotto per pulire i vetri; stando tante ore al sole la bombola è scoppiata e per un mese tutto quello che si comprava nell’emporio, fosse pane, prosciutto, cipolle o pesche, sapeva di detersivo. Ecco perché quando ero in vacanza non vedevo l’ora di tornare a Torino a contemplare un po’ di vetrine.