Vivere da cinici

/ 13.01.2020
di Ermanno Cavazzoni

Ho incominciato con l’idea di vivere in una botte, come Diogene, il filosofo cinico. Ma le botti sono difficili da trasportare, e poi dove la potevo mettere? In città lo stazionamento con una botte è vietato, anche se uno si proclama filosofo cinico. Non è più come ad Atene del IV secolo a.C. Perciò ho optato per l’automobile, pensando che se Diogene vivesse oggi vivrebbe in un’automobile, che può circolare e non stupisce nessuno. Così mi sono trasferito nell’auto, e mi sono trovato bene; innanzi tutto perché è luminosa, finestre sui quattro lati, mentre prima stavo in una casa buia.

Poi l’auto è comoda, due poltrone davanti; dietro ho abbassato i sedili e ho fatto un monolocale che uso come camera da letto. Il materassino gonfiabile è confortevole ed essendo un ambiente raccolto non faccio più gli incubi su tasse, bollette, canoni ed esazioni. Di sera una luce gradevole mi viene gratis dai lampioni stradali, e se non voglio la luce, mi sposto con tutta l’auto nella prima campagna; mentre il vecchio appartamento era inamovibile; anche avesse avuto le ruote, dovevo portarmi dietro tutto il condominio, con le inevitabili proteste di quei cani fetenti che sono i condòmini. Se c’è il sole, l’auto ne è invasa, e mi beo nel suo calore, mentre prima era una lotta per avere il riscaldamento più alto. Poi esco e rientro facendo un passo solo; prima l’ascensore era sempre occupato dai lazzaroni dei primi piani, che lo usavano su e giù come divertimento. Esco quando ho un bisogno, e lo vado a fare dietro una siepe; senza spreco d’acqua, restituendo alle piante quello che loro ci danno in termini d’ossigeno. Scavo una buchetta poi la ricopro, con il venticello invece dell’aspiratore, rumoroso e innaturale.

Mi lavo a una fontana, al mattino presto; l’acqua è abbondante, non ci sono problemi di ingorgo, e l’acqua fa anche da specchio. Se non c’è nessuno mi lavo il torace, e se è ancora fievole la luce dell’alba, mi spoglio e mi spruzzo, poi torno corroborato alla macchina e mi cuocio un uovo per dare avvio alla giornata. Ci tengo ad essere in ordine andando in ufficio. È stato difficile far capire che sono senza fissa dimora; i più credono significhi vivere da poveraccio; mentre invece è la libertà. Voglio cambiare quartiere? Lo cambio. Voglio cambiare i servizi igienici? Li cambio. Voglio il sole? il fresco della campagna? un bel panorama? Mi sposto e ho tutto. Voglio osservare la gente che passa, le belle signore, l’andirivieni dei negozi? oppure il silenzio e la quiete? Stessa cosa.

Quando la sera torno stanco della giornata, apro la portiera, mi siedo e ascolto musica in stereofonia, ritrovando tutto il mio buonumore. Qualcuno mi ha chiesto: ma come ceni? Beh, ho un fornellino e un pentolino, taglio le verdure su un’assicella e le cuocio, le verdure depurano, poi una passeggiata; se piove passeggio attorno all’auto, poi corro dentro, mi stendo e sotto la coperta ascolto il ticchettio della pioggia sulla lamiera, se è un temporale ascolto i tuoni rombanti che passano, la macchina è una gabbia di Faraday, può essere colpita dal fulmine, che la percorre esternamente; dentro uno è sicuro. Una volta mi sono svegliato al mattino ed ero sotto un manto di neve; ho acceso il motore, e nel tepore mi sono goduto lo spettacolo come da un igloo. 

Voglio incamminarmi verso la libertà, e a poco a poco fare a meno di tutto; prima cosa la libertà dalla casa, che è come un’ancora. Formalmente non è vietato, ma se tutti facessero così crollerebbe il prodotto interno lordo. Non pretendo di avere seguaci, neanche Diogene ne voleva, ognuno si regoli come crede meglio, se uno vuole la botte, che stia nella botte, non dico che non possa essere bello, però è vivere da trogloditi, fermi in un posto. Sì, uno la può far rotolare, ma dovrebbe avere la targa; per avere la targa dovrebbe farla immatricolare come mezzo di trasporto; difficile. Passerebbe il camion dell’immondizia e la porterebbe via. 

In auto non ho l’acqua corrente, è vero; ma non è l’acqua che deve venire a me, sono io che vado all’acqua, come si è sempre fatto; mi sposto con l’abitazione a un canale, dove m’immergo e nuoto, cosa che non potevo nell’appartamento. Quindi mi sembra di stare meglio. Niente gas, e niente bolletta del gas, se voglio cuocermi un arrostino vado in periferia, raccolgo i legni che buttano, e accendo un bel focherello, poi sulle bragia ci cuocio un pollo, che diventa squisito, e non ho bisogno dell’aspiratore di fumi, non appesto la cucina con l’odore del pollo strinato, non ho bisogno della lavastoviglie, né del tavolo e della tovaglia; tengo aperto lo sportello dell’auto, mi siedo sul bordo di fronte al fuoco, e mi mangio il pollo infilato in un bastoncino. Poi mi distendo sull’erba e guardo il cielo oscurarsi, mentre si accende un pianeta, poi una stella, poi le costellazioni complete. Non sono allacciato alla corrente elettrica, quindi non me la possono togliere; di conseguenza non ho la TV e il canone obbligatorio. Niente tassa per il pattume o per il passo carraio, niente spese condominiali né commercialista. A poco a poco voglio fare a meno anche dell’auto.