Vita in prova

/ 22.02.2021
di Ermanno Cavazzoni

In fondo quello che manca a noi umani è una vita in prova; prima della vera vita, manca una prima vita di addestramento, in cui si possano compiere errori senza conseguenze, che però insegnano. Faccio un esempio: uno durante la prima vita compie una rapina e uccide il titolare della gioielleria. Se tutto filasse liscio, come nella vita vera spesso succede, costui si abituerebbe a rapinare, uccidere e fare la bella vita col frutto delle rapine.

Invece, supponendo che la vita in prova sia una vita allestita solo per lui e tutti gli altri siano attori che recitano, il morto ucciso, che avrà fatto finta di cadere morto per terra, gli comparirà ogni notte con la faccia esangue, in silenzio, dentro una leggera luminosità spettrale, tanto che all’assassino si arriccerà ogni pelo e non riuscirà più a dormire. Questo per mesi. E anche l’oro rubato sarà fatto in modo da sembrare oro, in realtà sarà stagnola dorata, vuota dentro e piena di vernice rossa indelebile; l’assassino, una volta rifugiatosi nel garage di casa, con l’adrenalina a mille, aprirà il sacco con la refurtiva per contemplarla, la stringerà in mano e colerà fuori sangue, come nei peggiori incubi, si imbratterà tutto e le mani resteranno rosse, dovrà tenere i guanti anche se è estate, mentre l’oro sarà diventato un foglietto stropicciato di stagno. Dopo 20 giorni d’insonnia e terrore, il rapinatore giurerà di non uccidere più.

Ma supponiamo sia un rapinatore incallito, per via che ha una donna (attrice che recita nella finzione, ma che lui crede vera) bellissima e amante del lusso e della vita senza restrizioni, la quale fa capire che se non ci sono soldi da spendere si mette con un altro delinquente più facoltoso. I casi sono due: il rapinatore fa un’altra rapina, cerca di non uccidere per non avere un secondo fantasma che lo perseguita, ma tutto è disposto in modo che assieme al gioielliere c’è la figlia di 7 anni, il gioielliere reagisce e lui uccide sia il padre che la figlia.

Dalla notte seguente comparirà il gioielliere cadaverico con la figlia in braccio che dice: papà. Prevedendo questa possibilità con la relativa insonnia, il rapinatore opterà per la seconda alternativa. Andrà dal delinquente suo rivale, farà finta di essergli amico, i proventi del rivale sono sfruttamento della prostituzione, droga ed estorsioni, quindi il rapinatore si sente legittimato a fare giustizia e a togliere dalla circolazione un essere immondo, che tra l’altro guarda già con interesse la sua bellissima donna per farne l’amante e poi avviare come le altre alla prostituzione. Il rapinatore gli propone di associarsi in affari, l’altro dice: va bene! pensando però di eliminarlo; ma prima apre la cassaforte per mostrare i suoi soldi alla donna che è venuta anche lei. Alla donna luccicano gli occhi. Questo il rapinatore non può sopportarlo, anticipa i tempi, spinge dentro la donna e il rivale e chiude la cassaforte gridando: godetevi i soldi!

Torna a casa affranto e senza una lira, è mezzanotte passata, si butta sul letto, ma dopo un po’, assieme al gioielliere che non aveva smesso di comparire una volta ogni 15 giorni, gli compare anche la cassaforte da cui escono mugolii di piacere, tutta notte sente la sua donna godere, e la voce rauca del rivale pure lui in godimento, e il tintinnio dei soldi in mezzo a cui giacciono. Naturalmente è una messinscena, ma si ripete ogni notte, cui si aggiunge per un errore della regia, la figlia morta del gioielliere che piange sangue. Dopo 20 giorni ha capito che non deve più uccidere, né rapinare, né mettersi con donne che non si può permettere. Aspira a una vita lineare d’ufficio, e a casa una brava casalinga che non gli dia sorprese. È pronto cioè alla vita vera, che sarà morigerata, contraria alle armi, con affetti duraturi e modesti, sarà cioè esemplare, come i legislatori in genere s’augurano. E se ci fosse un paradiso come premio, tutti ci andrebbero, e l’inferno sarebbe vuoto.

Invece nel sistema attuale, uno è gettato nel mondo senza esperienza o manuale di istruzioni, in mezzo ai pericoli, alle tentazioni e alle insidie, tra sconosciuti, un po’ come se da un elicottero ti calassero nel centro della foresta amazzonica e tu dovessi cavartela, nudo, solo, e attorno animali velenosi e cannibali. Cosa faresti? ruberesti, uccideresti, diventeresti a tua volta cannibale. Io dico che questa vita è stata mal concepita fin dalle origini. Dovevano metterne una di prova. Non so di chi è la colpa. L’uomo commette il male per inesperienza.

L’unica cosa che si può aggiungere è che siamo tanti, e una vita in prova per ciascuno su qualche pianeta con scenografia equivalente alla terra sarebbe molto costosa. Siamo 7 miliardi, e a ogni generazione altri 7, dopo 10 generazioni non basterebbero i sistemi solari della nostra galassia. Ci si potrà spostare sulle Nubi di Magellano. Ma sono distanti, scomode. Dev’essere per una mancanza di finanziamenti che la vita è così, tutta una casualità e un’improvvisazione.