Vestirsi in modo appropriato

/ 31.05.2021
di Cesare Poppi

Le chiesero se fosse in grazia di Dio. Lei rispose: «Io non so se sono in grazia di Dio, ma se non dovessi esserlo, prego Dio che mi ci metta. Se invece dovessi esserlo, lo prego che mi ci conservi. Poiché sarei l’essere più infelice del mondo se dovessi sapere di non essere nella Sua grazia». Bousguillaume, che era il notaio della corte e teneva note del processo in corso, avrebbe raccontato più tardi che, nell’udire la risposta, i giudici si erano guardati l’un l’altro stupefatti. Davanti a loro sedeva una ragazzina di diciannove anni che sarebbe passata alla storia come Giovanna d’Arco, la Pulzella di Orléans.

La domanda dei giudici, apparentemente innocua, era in realtà una trappola. Occorreva in qualche modo disfarsi di quell’improbabile scomodo personaggio, new entry con devastanti risultati per la parte inglese che vedeva la monarchia francese azzuffarsi con i reali d’oltremanica per i diritti di successione al trono che era stato di Carlomagno nella Guerra dei Cent’Anni. Era il 1431, e Giovanna era stata finalmente catturata alla Battaglia di Compiègne per mano della fazione Burgunda alleata agli inglesi. Da qui era stata consegnata al vescovo collaborazionista Pierre Cauchon: se la vedesse lui, e desse prova della sua lealtà nei confronti degli inglesi. Si trattava di una gatta ben difficile da pelare: da un lato Giovanna non era altro che uno dei combattenti per il suo re, Carlo VII. Impressionato dall’enorme carisma lealista e patriottico che sprigionava da quel corpo fragile, Carlo VII, che peraltro al tempo non era ancora stato unto come Re di Francia e sapeva pertanto che il suo trono altro ancora non era che uno sgabello, l’aveva aggregata alla spedizione di soccorso che avrebbe dovuto rompere l’assedio di Orléans da parte degli inglesi.

Alla città sotto assedio Giovanna arrivò il 29 aprile del 1429. In quanto donna, e certo malvista da certi ambienti aristocratici per via delle sue umili origini contadine, Giovanna non era invitata ai consigli di guerra dei Duchi. A quelli preferiva comunque il campo di battaglia sul quale si distinse subito per coraggio ed acume tattico uniti ad uno stupefacente potere di influencer di una soldataglia stanca e sfiduciata. Finì che l’assedio ebbe termine dopo solo nove giorni dal suo arrivo. Seguirono una serie di brillanti vittorie che finalmente misero Carlo VII in grado di farsi consacrare Re di Francia a Reims nel 1429, fino alla vittoria finale di Castillon nel 1453, che avrebbe messo fine alle velleità inglesi sul trono di Francia. La strada era lunga, e nel frattempo la fama e l’autorità di Giovanna crescevano esponenzialmente. Da analfabeta quale era, cominciò ad occuparsi di questioni dottrinali inventandosi paladina della fede cattolico romana. Come spesso succede a mistici e visionari divenuti persone scomode nei circoli dei potenti, gli intriganti di corte cominciarono a far circolare voci sulla ortodossia di Giovanna. In risposta, il 23 marzo 1430 la Pulzella scrisse una lettera di fuoco agli eretici hussiti di Boemia mentre allo stesso tempo sfidava gli inglesi ad abbandonare il suolo francese per unirsi a lei in una campagna contro le eresie. Rimasero parole al vento, ma risultarono fondamentali nel crescente sospetto che gli stessi inglesi fossero in qualche modo compromessi con l’eresia. Dopo un breve armistizio le ostilità ripresero. Il 23 maggio 1430 Giovanna cadde in un’imboscata presso Compiègne e si trovò davanti al tribunale del Vescovo Cauchon (uno dei tanti sfortunati nomen omen della storia…) al quale toccò togliere le castagne dal fuoco e farla finita una volta per tutte con questa pestifera ragazzina.

Vi era un solo modo per condannare un prigioniero di guerra a morte: dichiararlo eretico. Ci avevano già provato con l’accusa che Giovanna fosse una travestita. Oltre a portare armi e corazza in battaglia, una volta tratta in prigione si era rifiutata di indossare abiti femminili: portare le brache dei soldati era l’unico modo per difendersi dagli stupri dei quali la minacciavano i suoi carcerieri. E – inoltre – lo stesso Tommaso d’Aquino aveva argomentato che il travestimento fosse lecito se ciò contribuiva alla purezza virginale. E poi la sagacia della risposta agli Inquisitori: avesse detto di ritenersi in Grazia di Dio sarebbe stata eretica poiché nessuno può elevarsi a proprio giudice. Avesse invece ammesso di non essere in grazia avrebbe ammesso implicitamente di essere colpevole. E invece quella piccola villanella si era smarcata con tutta l’astuzia di una millenaria cultura contadina dai lacci dei suoi giudici. Il resto del processo fu una farsa dal risultato scontato.

Il 30 maggio 1431 La Pulzella d’Orléans salì al rogo. Un soldato inglese improvvisò un crocifisso con legnetti presi dalla pira e glielo mise al collo. Il 16 maggio 1920 Benedetto XV la dichiarò Santa in San Pietro, Roma.