Verso una Svizzera di 10 milioni di abitanti?

/ 31.08.2020
di Angelo Rossi

Da quando nella politica è rinato il nazionalismo, ossia dalla fine degli anni Sessanta dello scorso secolo, circola in Svizzera lo spettro della popolazione di 10 milioni di abitanti. Di fronte alla prospettiva di perdere una votazione che, per certi aspetti, potrebbe rivelarsi decisiva, nelle scorse settimane, mentre buona parte della popolazione si godeva le vacanze estive, l’UDC l’ha rimesso in circolazione.

Quel che pochi sanno è che questo spaventapasseri non è per nulla nuovo. La prospettiva di una Svizzera con 10 milioni di abitanti è nata infatti verso la fine dei tre decenni di forte crescita economica e demografica del secondo dopoguerra mondiale. Era stata avanzata per svegliare le autorità, farle uscire dal letargo nel quale erano cadute all’indomani della guerra, e spronarle non a risparmiare e a rimborsare debiti, ma ad investire in opere di infrastruttura diventate necessarie, in seguito allo sviluppo delle attività economiche e all’aumento della popolazione. La rete autostradale e quella delle stazioni di depurazione delle acque residuali possono essere indicati come esempi di questo ritardo infrastrutturale che andava eliminato.

La previsione di una Svizzera con 10 milioni di abitanti, nel 2000, era contenuta in un rapporto interno che il prof. Francesco Kneschaurek aveva elaborato per il gruppo di esperti che stava preparando, proprio alla fine degli anni Sessanta, i concetti direttori per la pianificazione del territorio nazionale. Kneschaurek ha sempre negato, in seguito, di avere prodotto una previsione di questo tipo, precisando invece che i 10 milioni potevano essere considerati come una variante massima, o una specie di esempio didattico molto ipotetico di che cosa poteva capitare, negli ultimi trent’anni del ventesimo secolo, in materia di sviluppo demografico.

Molti politici, però, considerarono questa ipotesi, quando fu resa pubblica da qualche ben informato, come se fosse verità stampata, ragione per cui negli anni Settanta si polemizzò a lungo intorno a questa cifra e questo per due ragioni. In primo luogo perché molti comuni, alla periferia dei grandi agglomerati urbani, che, nel decennio precedente erano cresciuti velocemente, utilizzarono l’ipotesi dei dieci milioni di abitanti per giustificare tutta una serie di investimenti in infrastruttura che, per finire, ossia quando l’aumento di popolazione atteso non si manifestò, li portarono all’orlo della catastrofe finanziaria. In secondo luogo perché il partito di Schwarzenbach realizzò rapidamente come si poteva trasformare questa ipotesi in una minaccia incombente da agitare davanti agli occhi degli elettori, in occasione delle campagne anti-stranieri da lui promosse. Come tutti sanno, nel 2000, in Svizzera risiedevano non 10 milioni, ma 7,3 milioni di abitanti.

Oggi, 20 anni più tardi, abbiamo fatto un bel passo avanti verso i 10 milioni, in quanto la popolazione residente ha raggiunto gli 8 milioni e mezzo. Estrapolando, alla maniera di Kneschaurek, si può stimare che verso il 2050, se le tendenze demografiche dovessero continuare, la popolazione residente potrebbe arrivare a 10 milioni di abitanti. Apriti cielo! Per chi combatte la libera circolazione questo limite è la porta dell’inferno perché significa carenza di alloggi, affitti alti, costi sociali provocati dalla circolazione di automobili e da altre immissioni, spesa sociale in continuo aumento, ecc.

Che cosa rispondere a chi minaccia la fine del mondo se la popolazione del nostro paese dovesse arrivare ai 10 milioni? In primo luogo che da diversi anni la popolazione della Svizzera ristagna, quella del Ticino è addirittura in diminuzione. In secondo luogo che, se ci guardiamo in giro, in Europa troviamo Stati come l’Olanda e il Belgio che già hanno superato questa soglia senza che i loro abitanti abbiano dovuto strapparsi le vesti. Altri Stati, come l’Austria e l’Ungheria si stanno avvicinando alla stessa pure senza grossi traumi. E non è che tutti questi Stati dispongano di superfici più ampie di quelle della Svizzera. Se, per misurare i problemi creati dallo sviluppo demografico, prendiamo la densità invece che la dimensione demografica ci accorgiamo che Olanda e Belgio possiedono densità di popolazione largamente superiori a quelle della Svizzera. Questi paesi dimostrano che è possibile gestire i problemi della crescita. Da loro perciò non abbiamo che da imparare.