La corsa alla successione di Didier Burkhalter in Consiglio federale entra nel vivo. Le eventuali candidature si fanno un po’ meno eventuali, anche se – al momento in cui scriviamo – ufficiali non sono ancora, ma la sensazione è che questa volta le probabilità che l’Assemblea federale scelga un ticinese siano alte. Un’occasione che secondo molti osservatori e politici non si ripresenterebbe tanto presto, se venisse sprecata.
Ma come fare a non sprecarla? Presentando una candidatura unica che raccolga il consenso e l’appoggio di tutte le forze politiche ticinesi? Da più parti si dice che solo mostrandosi unito il Ticino può sperare di farcela, solo così saremmo credibili di fronte al resto del paese. Eppure ci si può chiedere: una cosa simile viene richiesta anche ai candidati di altri cantoni? Nutro forti dubbi che un socialista zurighese trovi il supporto dell’UDC e viceversa (Blocher ha mai avuto il sostegno pieno del suo cantone?), ma nessuno si sognerebbe di imporre agli zurighesi una simile condizione di «unanimità». Inoltre, trovare un candidato che faccia l’unanimità in Ticino è forse un’illusione, si può invece mettersi l’animo in pace e riconoscere di essere un cantone litigioso, avendo però il coraggio di presentare delle candidature forti, anche se non piacciono a tutti.
A questo punto, sorge il secondo interrogativo: uno o più candidati? L’ufficio presidenziale del PLR è propenso a presentarne uno solo, la discussione all’interno del partito però forse non è ancora chiusa, perché anche una doppia candidatura può avere i suoi vantaggi. Un solo candidato segnala al PLR nazionale e ai deputati a Berna che il PLR ticinese vi concentra tutta la sua forza e convinzione. D’altro canto, una doppia candidatura (doppia o addirittura tripla, come suggerisce Fabio Pontiggia nel suo editoriale sul «Corriere del Ticino» del 4 luglio), espressione di sensibilità e orientamenti diversi, offrirebbe ai gremi nazionali e ai deputati alle Camere la possibilità di valutare quale candidato/a abbia le migliori possibilità di essere eletto/a. Non è per forza un segnale di debolezza o di indecisione presentare più di un candidato, a patto che gli sia riconosciuta la statura politica per svolgere il ruolo di consigliere federale.
Nel caso specifico, supponendo che vogliano candidarsi il capogruppo PLR alle Camere Ignazio Cassis, l’ex consigliera di Stato Laura Sadis (che si è detta disponibile, ma dà ad intendere di aspettare una «chiamata» dal partito), come pure il consigliere di Stato Christian Vitta (che ha annunciato di concorrere nel caso non si optasse per una candidatura unica), una doppia candidatura avrebbe ancora più senso, in particolare se mettiamo a confronto Cassis e Sadis. Il primo potrebbe pescare più voti a destra, la seconda a sinistra (anche in quanto donna). Tuttavia, queste valutazioni facili facili possono scontrarsi con molte altre variabili, anche di natura tattica (come ci ha suggerito un membro influente del PLR ticinese, Oltralpe c’è chi vorrebbe una donna liberale radicale in Consiglio federale, ma non ora, bensì quando se ne andrà Johann Schneider-Ammann, e questa sarebbe Karin Keller-Sutter). Per cui oggi è troppo presto per capire quali e quanti candidati ticinesi possano farcela.
E infine, come è stato detto da più parti in queste settimane, attenti alle aspettative: un consigliere federale ticinese non è un rappresentante del Ticino, deve fare gli interessi nazionali, e la sua carica gli permette una libertà d’azione limitata. Di certo può portare nel gremio una sensibilità diversa, necessaria per la coesione della Svizzera, ma non può fare miracoli per il (solo) Ticino.