«Non ho alcuna intenzione di andarmene, penso di aver guidato negli ultimi cinque anni una sostanziale riforma della Polizia metropolitana di Londra», ha detto Cressida Dick la mattina del 10 febbraio, in un’intervista alla Bbc. Poche ore dopo, la Dick, che è il capo della Metropolitian Police (Met) inglese dal 2017 dopo una lunga carriera interna (è sempre stata una poliziotta), è stata convocata dal sindaco di Londra, il laburista Sadiq Khan, che supervisiona il lavoro della polizia nella capitale. Ma la Dick non si è presentata e, anzi, si è dimessa, «con grande rimpianto e tristezza»: la fiducia nella mia leadership, ha detto, è stata messa in discussione e infine si è incrinata in modo irreparabile. La Dick ha esplicitamente detto che a perdere la fiducia in lei è stato il sindaco Khan, e in parte aveva ragione: il ministro dell’Interno, Priti Patel, che ha il compito di nominare il capo della Met e che aveva prolungato qualche settimana fa di altri due anni l’incarico della Dick, non era stata avvertita, e pare che se la sia un po’ presa.
Ma a parte i disequilibri politici, Cressida Dick aveva perso la fiducia di buona parte dell’opinione pubblica. Prima donna e prima omosessuale a guidare la polizia inglese, era stata nominata nel 2017 con un ampio consenso soprattutto per ciò che rappresentava: l’ambizione di un nuovo modo di controllare la città. Aveva cominciato come «bobby» nel 1983, poi aveva cominciato la sua carriera dentro alle istituzioni, con il suo modo calmo, rassicurante e aggraziato, capace di trovare la sintesi tra i simboli – apertamente gay, la sua compagna lavora nella Polizia – e l’esperienza. Nel 2005, la Dick era a capo della unità di antiterrorismo che uccise per errore un uomo brasiliano, Jean Charles de Menezes, che fu preso per un attentatore suicida pur non essendolo. Erano gli anni degli attentati, l’allerta e la paranoia anche erano ai massimi, la Dick riuscì a gestire quella crisi con molta abilità, mantenendo la fiducia dei leader politici che videro in lei una prospettiva per il futuro. Da quando quella prospettiva è diventata realtà, con la nomina nel 2017, è cominciato il disastro.
Non si può imputare alla Dick tale disastro, ma l’incapacità di correggerlo ed emendarlo sì. Il caso che ha travolto la sua credibilità è stato l’assassinio di Sarah Everard, trentatré anni, per mano di un poliziotto. Wayne Couzens, dipendente della Met, ha aggredito, rapito, stuprato e ucciso Sarah mentre lei stava tornando a casa dopo una cena da amici. Couzens ha strangolato Sarah con la cintura della sua uniforme d’ordinanza e ha cercato di occultare il cadavere dentro a un frigorifero. Nei giorni successivi all’omicidio, la polizia è intervenuta per vietare o contenere delle manifestazioni organizzate per Sarah: in piazza c’erano soprattutto donne, che denunciavano Couzens, ma anche la Dick. A dicembre, due poliziotti sono finiti in prigione per aver fatto dei selfie con i cadaveri seminudi di due sorelle ammazzate e per averli condivisi con altri colleghi su Whatsapp. Altri cinque poliziotti, di cui tre a Londra, sono stati espulsi per aver scambiato materiale razzista e misogino con lo stesso Couzens, nel 2019. Un paio di settimane fa, è stato pubblicato il rapporto di un’inchiesta interna della polizia: riguardava fatti accaduti nel 2018, in varie stazioni di polizia nel paese, ed è quasi impubblicabile per quanto è brutale e crudele.
La Dick ha cercato di affrontare questa crisi permanente in due modi: isolando i casi come «mele marce» e attuando delle riforme interne per eliminare sul nascere, con una formazione più attenta, le derive razziste, omofobe e misogine dentro alla forza di polizia. Nessuna delle due strategie ha funzionato: l’opinione pubblica si è convinta, in una stagione in cui i poliziotti sono sotto accusa anche altrove, che non si trattasse di mele marce ma di esponenti di una cultura che aveva preso piede nella polizia inglese. E le riforme sono andate avanti in modo altalenante, di pari passo con la mancanza di fiducia in Cressida Dick. La percezione pubblica ha vinto sulla volontà della politica che avrebbe voluto continuare il suo investimento sulla Dick. Ma anche la politica, in questo momento, nel Regno Unito soffre di una assenza di credibilità, a causa dello scandalo delle feste a Downing Street, la sede del premier Boris Johnson, ma non solo. La Dick ha pagato le aspettative alte, il suo primato e il simbolismo che da sempre accompagna la sua carriera, ma per quanto molti dicano: da una donna ci aspettavamo che la misoginia fosse debellata, questa non è una faccenda di gender, è una questione di leadership.