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Una papaia contro il Parkinson

/ 08.06.2020
di Laura Botticelli

Gentile Laura, ho letto che è in corso una ricerca tra il consumo di papaia e la malattia del Parkinson, ma non capisco in che modo potrebbe agire positivamente la papaia sul corpo o il sistema nervoso… Saprebbe avanzare un’ipotesi? / Claudio

Gentile Claudio, la ringrazio per la domanda, spero di riuscirmi a spiegare perché qui si entra nel mondo della farmaco-nutrizione, conosciuto col nome nutriceutico o nutraceutico, dove si ha a che fare con una sostanza – estratta da alimenti od ottenuta per mezzo di biotecnologie – che agisce positivamente sulle funzioni fisiologiche dell’organismo, favorendone il benessere e contrastando i processi degenerativi. È un mondo complesso e complicato anche dall’uso di paroloni conosciuto prevalentemente dagli addetti al settore. Cercherò di fare del mio meglio per renderlo comprensibile e chiedo già scusa a chi è più del mestiere.

La papaia è studiata per il suo contenuto in licopene, un carotenoide che si è visto avere effetti profilattici e/o terapeutici in diversi tipi di disturbi del sistema nervoso centrale come appunto il Parkinson ma anche il morbo di Alzheimer, l’ischemia cerebrale, l’epilessia eccetera. 

Per rispondere alla sua domanda devo innanzitutto spiegare la malattia del Parkinson, che è una malattia motoria progressiva ed è la seconda patologia neurodegenerativa più comune dopo l’Alzheimer. Le strutture coinvolte nella malattia di Parkinson si trovano in aree profonde del cervello, note ai professionisti come gangli della base, che partecipano alla corretta esecuzione dei movimenti. La malattia di Parkinson si manifesta quando la produzione di dopamina (un neurotrasmettitore, tipo messaggero) nel cervello cala consistentemente. I livelli ridotti di dopamina sono dovuti alla degenerazione di neuroni, in un’area chiamata Sostanza Nera. Dal midollo al cervello cominciano a comparire anche accumuli di corpi di Lewy che contengono una proteina chiamata alfa-sinucleina. Forse è proprio questa proteina che diffonde la malattia in tutto il cervello. I segni motori principali sono tremori, rigidità, movimento lento (bradykinesia), scarso equilibrio e difficoltà a camminare (andatura Parkinsoniana). Oltre ai sintomi motori, esistono sintomi non motori che includono disturbi psichiatrici e cognitivi. 

Le cause sono ancora sconosciute, si pensa siano coinvolti diversi fattori genetici e ambientali e qui mi è veramente difficile descriverle nel dettaglio in maniera semplificata, si parla di possibile produzione di specie reattive di ossigeno attraverso lo stress cellulare (i famosi radicali liberi), disfunzione dei mitocondri (un organello respiratorio delle cellule), riduzione anormale delle proteine a causa dello stress, inclusioni anormali di proteine citoplasmiche, neuroinfiammazione, morte cellulare e perdita di fattori trofici…

Come può agire positivamente il licopene presente nella papaia? Da studi effettuati su topi sembrerebbe che il licopene possa invertire questi processi (i defict neurochimici, lo stress ossidativo, l’apoptosi – morte cellulate – e le anomalie fisiologiche) nei topi affetti da Parkinson, e offra una strategia prodigio nel trattamento di questa malattia neurodegenerativa. 

Voilà, spero che la mia risposta le abbia dato qualche informazione in più in merito alla sua domanda, di cui ancora la ringrazio. Come sempre, per me è importante sottolineare che a questo genere di domande non posso che dare una risposta da considerare come provvisoria, visto che si tratta quasi sempre di studi ancora in corso, caratterizzati spesso da correlazioni incoraggianti, ma che stanno cercando di assodare se trattasi effettivamente di una relazione causa-effetto.