Una nuova era per i libri e per i lettori

/ 29.04.2019
di Natascha Fioretti

«All’inizio del XX secolo il filosofo Ludwig Wittgenstein scrisse: “L’etica e l’estetica sono una cosa sola”. Io ho sempre considerato etica ed estetica come due facce della stessa medaglia. La bellezza non è bella senza il buono, e a sua volta il buono ha bisogno del bello per trasmettere il suo messaggio». Leggo questa citazione in un angolo a pagina undici su Robinson, l’inserto del sabato di «Repubblica». L’occhio, in fondo alla pagina, non mi cade tanto per la citazione quanto per l’immagine: una foto quadrata che ritrae un piccolo tagliere di legno rettangolare con una pagnotta di pane affettata, accanto una tazzina di caffè del secolo scorso, un vasetto di vetro con della marmellata di arance, un simpatico e discreto contenitore in metallo con del burro e, al centro, la copertina di un libro con sopra appoggiato il cucchiaino da caffè. Il tutto su una tovaglia a sfondo bianco con una trama di piccoli rombi dorati. Titolo del libro: Il pane è oro. Che cosa bizzarra, penserete. Per farvi un’idea potete andare sul sito di Petunia Ollister petuniaollister.tumblr.com e deliziarvi con immagini e citazioni che corrono con l’hashtag #bookbreakfast. Non sono recensioni le sue, tiene a precisare, ma la voglia di condividere con altri la sua passione per i libri e per le belle copertine, quelle originali e curate nei minimi dettagli perché l’apparenza, anche nei libri, conta.

E a proposito di volumi e di citazioni, ve ne propongo una seconda, questa volta di Doris Lessing: «Studiare è questo. Improvvisamente si comprende qualcosa che si era capita da tutta una vita, ma da un nuovo punto di vista». Sono parole che campeggiano luminose su una parete della Sir Duncan Rice Library, la biblioteca dell’Università di Aberdeen in Scozia. È un enorme cubo di vetro che ricorda il profilo di un libro e gioca con l’idea del ghiaccio e l’intensità della luce nordica. All’interno la biblioteca è caratterizzata da un’architettura ultra moderna lontana anni luce dalle classiche e sontuose biblioteche del passato con scaffali di legno pregiati. Nell’epoca degli smartphone e di wikipedia si è fatta largo una nuova idea, un nuovo concetto di biblioteca che senz’altro mette al centro i libri ma offre molto di più e, soprattutto, gioca con progetti architettonici arditi e funzionali. La biblioteca di Aberdeen, insomma, non rappresenta un’eccezione ma uno dei tanti esempi di una nuova concezione dei luoghi del sapere e della condivisione. Basti pensare alla biblioteca dell’Università Tama Art di Tokyo soprannominata dal suo direttore «la biblioteca dei sogni», la biblioteca Tianjin in Cina – forse la più strabiliante al mondo per la sua architettura e la grande sfera che domina lo spazio visivo interno, la biblioteca dell’Università della tecnologia di Cottbus in Germania resa nota dalla sua struttura – una torre ondulata in vetro ricoperta da una cascata di lettere e la scala a chiocciola interna verde e fucsia.

Dice bene Mogens Vestergaard, manager della biblioteca Roskilde in Danimarca, quando afferma che le biblioteche oggi non sono più definite dal numero di volumi che hanno nei loro scaffali ma dal fatto di essere dei luoghi di incontro, di scambio e di relazione per chi le vive. Proprio come in passato sono sempre state capaci di allinearsi con i tempi e le nuove richieste, oggi le biblioteche devono essere all’avanguardia per quanto riguarda l’uso di tecnologie e gli usi di culture diverse. Le biblioteche di ultima generazione sono dunque moderne ma anche inclusive e accessibili a tutti, una sorta di piazza pubblica nella quale la società si incontra. Un ultimo esempio in questo senso è Oodi la nuova biblioteca di Helsinki. Inaugurata il 5 dicembre 2018 si propone di essere un luogo che promuove il sapere e lo studio, l’attivismo civico, la democrazia e la libertà di espressione. Tutto questo abbracciando le nuove tecnologie e, naturalmente, offrendo un vasto catalogo di libri. Non stupitevi, dunque, se tra gli scaffali vedrete girare Tatu, Patu e Veera, i tre piccoli robot, tre co-worker mobili che prendono il nome da tra personaggi di un libro per bambini della letteratura finnica.

Diceva Cicerone «se accanto alla biblioteca avrai un orto nulla ti manca». Chissà se l’onda verde di Greta Thunberg porterà in biblioteca anche gli orti urbani ideali per fare una pausa tra un libro, uno scambio di idee e un caffè.