Una moglie che non deve arrendersi

/ 08.08.2022
di Silvia Vegetti Finzi

Cara Silvia,

scusa se ti do del tu ma, dopo tanti anni che ti leggo, ti considero un’amica.

Sono una cinquantenne, sposata da vent’anni con un uomo quasi coetaneo che considero un buon marito. Abbiamo due figli adolescenti belli e bravi anche se il maggiore, gravemente dislessico, mi impegna in un sostegno scolastico continuo. Può darsi che, per dedicarmi a lui, abbia trascurato mio marito che ora si sta allontanando affettivamente da noi.

A Natale, durante le vacanze invernali, ha incontrato Nadia, il primo, indimenticabile amore dell’adolescenza. Dopo il Liceo non si erano più rivisti ma è stato come si fossero lasciati ieri.

Lei è ancora avvenente e seducente e utilizza il fatto di essere stata abbandonata, con tre figli, dal marito, per impersonare la vittima bisognosa di aiuto e conforto.

Purtroppo mio marito è caduto nella trappola e da allora si vedono regolarmente senza che, secondo lui, ci sia una relazione. Solo per amicizia e compassione.

La situazione mi rende ansiosa e insicura ma comprendo che sentirsi indispensabile confermi la sua autostima e, in un certo senso, lo ringiovanisca, ma io? Devo limitarmi a soffrire in silenzio?

Grazie, cara Silvia, del tuo ascolto e, spero, del tuo aiuto. / Ornella

 

Cara Ornella,

persona sensibile e intelligente, è giusta la comprensione del partner, ma fino a un certo punto. Rischia altrimenti di diventare complicità.

Freud sostiene che un matrimonio non si stabilizza finché la moglie non assume il ruolo di madre del marito. Ma se è giusto che una madre faccia un passo indietro e, anche se a lei non piace, accetti la donna amata dal figlio, tanta arrendevolezza non vale per la moglie nei confronti della rivale.

In questo momento tuo marito confonde, credo in buona fede, l’amore con l’amicizia, l’attrazione con la solidarietà, il passato con il presente. Ma tu devi restare lucida e, senza fare tragedie, difendere la posizione che ti compete, far valere i tuoi sentimenti. Lui sta vivendo laceranti contraddizioni (il cuore umano non ne è mai esente) e si attende che lo aiuti a fare chiarezza nel caos delle emozioni. L’accondiscendenza potrebbe essere considerata indifferenza e autorizzarlo a cercare fuori di casa ciò che non trova tra le pareti domestiche. Bisogna saper ammettere il conflitto e utilizzare le tensioni per ribaltare la situazione. Approfittando delle vacanze scolastiche, sospendi quindi l’impegno nei confronti del primogenito dislessico e, mostrando quanto ami ancora tuo marito, il padre dei tuoi figli, organizza un bel viaggio per voi soli.

Può darsi che affrontare francamente la situazione, svelare quanto siano pretestuose certe giustificazioni e strumentale il richiamo a valori quali l’amicizia, la compassione e la solidarietà non serva a niente. Può darsi che far chiarezza faccia precipitare un equilibrio instabile, sostenuto dall’autoinganno. Ma senza affrontare ragionevoli rischi si rimane in una destabilizzante insicurezza, una condizione che anche i ragazzi certamente patiscono. Gli adolescenti sembrano disinteressati ai conflitti dei genitori ma, come rivelano le testimonianze che ho raccolto nel libro Quando i genitori si dividono: le emozioni del figli, Oscar Mondadori, non è mai così. Nel conflitto coniugale ci sono da sempre e si attendono che voi lo risolviate anche per loro.

La tua battaglia è nell’interesse di tutti in quanto si propone, nonostante indubbie spinte centrifughe, di tener unita la famiglia e di preservare la vostra storia.

Dopo tanti anni di ascolto dei conflitti coniugali, l’esperienza mi dice che i cinquant’anni rappresentano una seconda adolescenza. Tutto viene rimesso in gioco, soprattutto il rapporto di coppia, ma spesso è con sollievo che prevale il senso di responsabilità, la salvaguardia della propria identità, il senso di una narrazione condivisa.

Quando questo accade, il fragile vascello della famiglia prosegue, solcando le acque procellose della nostra epoca, il viaggio verso un futuro possibile e desiderabile.