Una difesa radicale dell’essere umano

/ 31.08.2020
di Natascha Fioretti

Come se non fosse già bastata una pandemia a sfilarci il tappeto da sotto i piedi – un tappeto che per ora abbiamo arrotolato e chiuso in cantina nell’attesa di capire se potrà tornarci utile di quel colore, di quella fattezza e di quella consistenza – ora stiamo entrando nel vivo della campagna elettorale americana. I toni, lo spirito e il tenore della conversazione politica durante la convention repubblicana della scorsa settimana non lasciano spazio a dubbi (non che ne avessimo, in verità). A partire dagli ospiti di punta sul palco, la simpatica coppia di coniugi bianchi McCloskey finiti sotto inchiesta per aver puntato due armi contro i manifestanti pacifici di Black Lives Matter che passavano davanti alla loro casa. Tenere le armi in pugno «contro quella folla selvaggia» ritengono sia un loro diritto, condannano invece «la mafia democratica alleata con i media» che li ha messi in cattiva luce e ha cercato di distruggerli. Il grande maestro misogino dal ciuffo biondo, come se il covid, i morti e le fosse comuni a New York non ci fossero mai stati, non delude la sua platea «Vogliono rubare le elezioni. Se Biden fosse eletto, la Cina controllerà il Paese. L’unico modo in cui possono vincere è se le elezioni sono truccate».

Se poi dagli Stati Uniti ci trasferiamo in Russia e al caso dell’attivista politico Navalny, ragioniamo sullo scioglimento della calotta polare artica o guardiamo ai roghi in California (che seguono quelli terribili della Siberia e dell’Australia), l’ansia sale (se non sale c’è qualcosa che non va) e ci dice con chiarezza che il tappeto possiamo anche dimenticarcelo e lasciarlo marcire in cantina. Piuttosto, se non vogliamo finirci anche noi in una cantina angusta e umida di cui qualcuno ha gettato via la chiave e l’unica finestra che abbiamo sul mondo sono lo schermo del nostro pc e del nostro cellulare tenuti sotto stretta sorveglianza, dobbiamo attivarci. Per chi la vede così un ottimo spunto di ispirazione è l’ultimo saggio di Paul Mason, considerato uno dei pensatori di riferimento della nuova sinistra radicale, uscito quest’anno per il Saggiatore: Il futuro migliore. In difesa dell’essere umano. Manifesto per un ottimismo radicale. Vi dico subito che il futuro migliore non è dietro l’angolo, non basta un click, un like, l’ultima osannata dieta chetogenica per attivarlo. Vi dico anche che tutto questo ottimismo non l’ho percepito. Siamo così immersi nel nostro paludoso acquitrino che uscirne richiederà sacrificio, impegno e piccoli, grandi quotidiani atti di resistenza e di rivoluzione da parte di ciascuno di noi. Aggiungo, conoscenza approfondita di ciò che accade intorno a noi, perché è una nostra precisa responsabilità informarci e confrontarci anche con letture complesse, con idee lontane dalle nostre. Troppo facile affidarci all’ultimo slogan o tweet solo perché rispecchia il nostro modo di pensare e poi meravigliarci se il mondo va a rotoli. Secondo il giornalista economico con un passato alla Bbc e all’emittente Channel 4, il capitalismo è finito e urge una nuova utopia. Se durante l’era liberista abbiamo imparato a sottometterci alle forze di mercato e ci siamo abituati a pensare che concetti come cittadinanza, moralità e capacità di agire fossero irrilevanti per il funzionamento del mondo, ora che il sistema del libero mercato è imploso ci viene presentato il conto. Constatiamo, da un lato, che la logica dell’egoismo, della gerarchia e del consumismo non funzionano più, dall’altro che la religione del mercato ha lasciato il posto a divinità più antiche come il razzismo, il nazionalismo, la misoginia e la venerazione dei ladri al potere.

Paul Mason ci dice che l’ideologia del libero mercato associata all’ascesa della tecnologia informatica è un mix esplosivo, l’anticamera di un antiumanesimo che si delinea come una triplice battaglia tra monopoli tecnologici, cittadini e Stato. Ci dice anche che dalla Silicon Valley alla sede centrale del Partito comunista cinese si è fatta strada l’idea che i valori umani non abbiano alcun fondamento, che l’umanità sia già finita, che non ci sia una base logica per privilegiare gli esseri umani rispetto alle macchine, che i diritti universali dell’uomo non abbiano alcun fondamento razionale. Per opporci in modo efficace abbiamo bisogno di una difesa radicale dell’essere umano. In cosa consiste, perché e in quale misura i monopoli tecnologici e gli algoritmi minino la qualità del nostro futuro lo vedremo nella prossima puntata.