Una decrescita dietro l’angolo

/ 14.12.2020
di Angelo Rossi

Viviamo in tempi grami, contrassegnati da una grande incertezza su quello che potrebbe succedere tra qualche settimana, Questo non ha impedito però all’Ufficio federale per lo sviluppo territoriale di rendere noto, alla fine di novembre, l’aggiornamento delle previsioni prodotte da Swissgem, un modello sofisticato con il quale si è stimata l’evoluzione economica, addirittura fino al 2060, a livello sia nazionale che cantonale. Per quel che riguarda la Svizzera i risultati dell’aggiornamento non hanno niente di rivoluzionario. Nei prossimi 40 anni l’economia svizzera continuerà a terziarizzarsi. Il numero degli impieghi equivalenti a tempo pieno nel settore dei servizi potrebbe essere nel 2060 del 16% superiore all’effettivo del 2017, oltrepassando i 3,4 milioni di addetti. Questa crescita, altro dato non sorprendente, sarebbe alimentata soprattutto dall’allargamento degli effettivi di occupati dei rami della sanità e della formazione. La crescita di queste attività sarà stimolata dalla domanda proveniente da una popolazione residente, in aumento e in via di invecchiamento, nonché dal fatto che, per la loro stessa natura, queste attività non possono essere razionalizzate più di quel tanto.

Fin qui, come si è detto, i risultati di Swissgem non rappresentano certo una novità. Partendo dall’evoluzione degli ultimi vent’anni, saremmo arrivati anche noi, tirando una riga per proiettare questa evoluzione fino al 2060, alle stesse conclusioni. Che faranno parlare sono però i risultati della regionalizzazione delle previsioni, soprattutto in Ticino. A questo punto intervengono infatti le previsioni demografiche di lungo termine, regionalizzate, dell’Ufficio federale di statistica. È sulla base di queste previsioni che Swissgem fabbrica le sue previsioni per le economie dei Cantoni. Tenendo conto dell’evoluzione più recente l’UST, nei suoi scenari demografici a lungo termine, prevede che, nei prossimi decenni, la popolazione dei Cantoni Ticino e Grigioni diminuirà. Di conseguenza, poiché la popolazione influenza la domanda di servizi nei rami della sanità e della formazione, poiché l’evoluzione dell’impiego in questi due rami determinerà la crescita dell’occupazione nel terziario e poiché la crescita dell’occupazione nel terziario sarà alla base della crescita dell’occupazione totale, ecco che per il Ticino e per il Grigioni le previsioni di Swissgem non sono per niente positive. Durante i prossimi quattro decenni questi due Cantoni (come pure altre regioni di montagna situate in altri Cantoni) perderanno posti di lavoro. In termini di impieghi equivalenti a tempo pieno, per il Ticino si prevede la perdita di circa 40’000 posti di lavoro, ossia di circa il 20% dell’impiego totale.

Si tratta di una stima che abbiamo potuto effettuare tenendo conto del tasso di diminuzione annuale prevedibile, calcolato da Swissgem, e dell’effettivo probabile di posti di lavoro a tempo pieno del 2017. Una perdita di una tale portata su un periodo di 43 anni significherebbe che, ogni anno, l’impiego, nell’economia del nostro Cantone, diminuirebbe di 900 posti di lavoro. Aumenterebbe quindi la disoccupazione di lungo periodo e, con essa, aumenterebbero le spese per il sociale degli enti pubblici, del Cantone come dei Comuni. È possibile d’altra parte che riduzione dell’occupazione e invecchiamento della popolazione facciano diminuire, in futuro, le entrate degli stessi provenienti dalla tassazione del reddito. Di conseguenza la forbice tra le entrate e le uscite nel settore pubblico si aprirebbe sempre di più: Comuni e Cantone conoscerebbe un frustrante lungo periodo di disavanzi e, probabilmente, un aumento dell’onere fiscale. Tutte queste deduzioni devono naturalmente essere formulate al condizionale. Esse lasciano tuttavia veramente poco spazio a una visione ottimista dell’evoluzione futura. Tanto più che neanche il fatto di essere tra i primi Cantoni che conosceranno la decrescita economica porterà al Ticino molto prestigio.