Dal primo gennaio 2021, le società svizzere quotate in borsa devono avere una quota del 30% di donne nei consigli di amministrazione e una del 20% negli organi direttivi. Per intanto è troppo presto per dire se questa disposizione, introdotta dalle Camere federali durante la revisione del diritto azionario, abbia dato o no risultati tangenti. Abbiamo comunque indicazioni che ci dicono che, nel corso degli ultimi dieci anni, anche senza questa disposizione, le quote femminili nei livelli più alti delle gerarchie aziendali sono aumentate. Per quel che riguarda il management, nel 2021, a livello svizzero, la quota delle donne era pari al 27,1%. Rispetto alla situazione di dieci anni prima aveva segnato un aumento di 4 punti percentuali. È tanto o è poco? Secondo chi scrive è decisamente poco. Tuttavia questo avanzamento costituisce sempre qualche cosa di positivo.
Più scabrosa la situazione nei consigli di amministrazione. Qui la quota femminile era pari al 20.1% nel 2011 ed è aumentata al 23.2% nel 2021. Ovviamente attorno a queste medie nazionali si distribuiscono a ventaglio le quote cantonali. Il nord della Svizzera, in particolare i Cantoni di vecchia industrializzazione della Svizzera tedesca, sono quelli che possiedono le quote più elevate. In coda vengono invece, con una sola eccezione, solo Cantoni cattolici. Il Ticino, in questa classifica delle quote femminili – è un’informazione che non sorprenderà nessuno – occupa il quartultimo posto. Dietro, vengono solo Zugo, Vallese e Neuchâtel.
Se le quote femminili nei posti di responsabilità delle aziende del settore privato ticinese sono basse non è perché da noi manchino le candidate che potrebbero occuparli. Molto più probabilmente alla carriera delle donne si oppone, nel settore privato ticinese, la scarsa dimensione delle aziende. È provato infatti che la quota di donne con posti di responsabilità è molto più elevata nelle aziende di grandi dimensioni che nelle piccole. Non si può poi escludere che in un Cantone cattolico e conservatore come il nostro la donna in carriera incontri più difficoltà che in Cantoni maggiormente urbanizzati, o con una lunga tradizione industriale e tassi di attività femminile più elevati. E non è che il settore pubblico e quello para-pubblico, che ospitano le aziende più grandi del Cantone, diano il buon esempio. Apparentemente la quota di donne nei posti di responsabilità dell’amministrazione cantonale sarebbe pari al 15,2%. Nel nostro Cantone, dunque, il pubblico, rispetto alle possibilità di carriera per le donne, è addirittura in ritardo rispetto al privato.
Recentemente il Gran Consiglio è stato chiamato a pronunciarsi su una mozione di un consigliere socialista che chiedeva di introdurre una quota del 30% per una serie di gremi i cui membri sono nominati dal governo cantonale. Il 30%, lo ricordiamo, è la quota che, a livello federale, è stata fissata per i posti nei consigli di amministrazione delle aziende che vengono quotate in borsa. Contro la mozione, nel dibattito granconsigliare, sono stati portati i soliti argomenti di principio che, da decenni, vengono presentati quando si discute della possibile introduzione di quote. Un rapporto di 30 a 70 in favore degli uomini, nei posti di responsabilità del settore pubblico, è stato addirittura definito discriminatorio nei confronti del sesso maschile. Immaginiamoci! Altri hanno argomentato che una quota per le donne di fatto costituiva un oltraggio alle stesse. Era come se si dichiarasse che venivano nominate ai posti alti dell’amministrazione per il loro sesso e non per le loro competenze. Meglio quindi la situazione attuale nella quale le donne non hanno nessuna chance di fare carriera. Altro bell’esempio di logica parlamentare! Così la mozione per l’introduzione di una quota femminile nei posti di responsabilità dell’amministrazione cantonale è stata respinta con 43 voti contro e 38 in favore. La piccola differenza nell’esito della votazione è per lo meno un segnale incoraggiante. Per il momento comunque le ragazze ticinesi con formazione terziaria, se vorranno fare carriera nel settore pubblico e diventare, che so, cape della polizia, direttrici di musei, ospedali e centri di ricerca, direttrici di dipartimenti importanti dell’amministrazione pubblica come quello dell’ecologia o delle politiche sociali, direttrici dei trasporti pubblici o di un’azienda elettrica cittadina o cantonale, dovranno purtroppo fare le valigie.