Un Ticino diviso in due

/ 07.05.2018
di Angelo Rossi

Da quando la popolazione residente in Ticino, seguendo l’attrattiva dei posti di lavoro nel settore dei servizi, ha cominciato ad abbandonare le località più periferiche per venire ad abitare negli agglomerati urbani, è cominciata ad affiorare l’immagine del Cantone diviso in due. Questa immagine risulta particolarmente adeguata, quando l’elettorato ticinese viene chiamato ad esprimersi su riforme fiscali. Prendete, per fare un esempio, il risultato della votazione del 24 settembre dello scorso anno sul decreto federale con il quale si voleva aumentare l’IVA per finanziare l’AVS: sì, 49,95%, no, 50,05%. Questo testa a testa si è ripetuto nella recente votazione sul referendum contro la riforma fiscale e sociale: si, 49,9%, no, 50,1%. Siccome questa volta si trattava di un referendum, la maggioranza di no significa però che la riforma è stata accettata.

Metà dell’elettorato ticinese sembra dunque essere favorevole a sgravi fiscali e contrario ad aumenti di imposta. L’altra metà, invece, si pronuncia esattamente al contrario. Osserviamo ancora che le quote dei sì e dei no, su temi di natura fiscale, sembrano non essere influenzate dal livello della partecipazione al voto. È deprecabile che nella recente votazione sul referendum fiscale così pochi elettori abbiano espresso la loro opinione (32,4%). Ma, come testimonia l’esempio della votazione federale dello scorso settembre, anche una quota di partecipazione del 46,8% non avrebbe mutato gli equilibri. Di conseguenza possiamo arrischiarci ad affermare che, in Ticino, attualmente, esiste una parità quasi perfetta tra chi è favorevole a sgravi fiscali e chi invece li combatte. I favorevoli e i contrari non abitano però nei medesimi comuni. Se ci diamo la pena di analizzare, anche in modo grossolano, la geografia di questo voto ci accorgiamo infatti che il risultato di pareggio, a livello cantonale, nasconde di fatto una situazione di forti disparità a livello dei singoli comuni.

Per dare ai lettori il modo di capire a che cosa ci riferiamo quando parliamo di forti disparità vogliamo citare due esempi che riguardano la votazione più recente. Il primo riguarda il peso del voto della città di Lugano. Nella recente consultazione la differenza tra i no e i sì a livello cantonale è stata di sole 193 schede a favore del no. A Lugano, invece, i voti degli oppositori al referendum hanno superato quelli dei favorevoli di 1295 schede. Questo significa quindi che, se togliessimo i risultati della città di Lugano dal risultato totale, questo cambierebbe: invece di un’eccedenza di no di 193 schede avremmo un’eccedenza di sì di 1102 schede. Senza il risultato di Lugano il referendum sarebbe stato approvato a livello del Cantone. In termini percentuali i si sarebbero infatti saliti al 50.9% mentre i no sarebbero scesi al 49.1%. La riforma fiscale-sociale sembra quindi essere stata fatta su misura per l’economia e il... sociale della città di Lugano perché i voti dei suoi sostenitori si sono concentrati proprio lì.

Ma quali sono stati i comuni che la riforma l’hanno invece respinta? Per dare una risposta a questo interrogativo abbiamo suddiviso l’effettivo dei comuni ticinesi dapprima in due categorie: i comuni del Sopraceneri e quelli del Sottoceneri. In seguito ogni categoria è stata di nuovo suddivisa in due: i comuni di agglomerato urbano e quelli di periferia. Abbiamo così ottenuto quattro categorie che ci servono per indagare se la posizione geografica (Sopra – o Sottoceneri) e il tipo di comune (urbano o periferico) possano aver avuto un’influenza sull’esito del voto. Dei quattro gruppi di comuni indagati solo quello dei comuni di agglomerato urbano del Sottoceneri (si tratta degli agglomerati di Lugano e Mendrisio) ha approvato largamente la riforma (73%), respingendo il referendum. All’altro estremo abbiamo il gruppo dei comuni di periferia del Sopraceneri che hanno respinto la riforma, approvando, nella misura del 78,5%, il referendum. Nel Sopraceneri anche i comuni di agglomerato urbano (comprese Bellinzona e Locarno) hanno approvato il referendum nel rapporto di due terzi a un terzo. Infine il gruppo dei comuni periferici del Sottoceneri ha accolto il referendum, ma solo con la lievissima maggioranza di un comune. In sé la geografia dei comuni che hanno approvato il referendum somiglia molto a quella dei comuni nei quali risiede la tifoseria dell’Ambrì Piotta; quella dei comuni che l’hanno respinto alla geografia dei comuni nei quali risiede la tifoseria del Lugano. Con una eccezione di peso, però: i comuni dell’Alta Leventina, compreso Quinto, il referendum l’hanno respinto.