Da una trentina d’anni l’agricoltura hors sol è conosciuta come quella produzione agricola che può fare a meno del terreno. Una contraddizione in termini, insomma. Tenendo conto dell’evoluzione degli ultimi anni ci è sembrato che questa definizione potesse essere applicata anche al mercato del lavoro ticinese. Questo semplicemente perché è un mercato che si sviluppa soprattutto grazie all’apporto di manodopera straniera, mentre l’offerta di lavoro locale resta costante in termini assoluti e diminuisce come quota dell’offerta totale. Se questo capita non è perché i lavoratori svizzeri non abbiano voglia di lavorare. No, la loro offerta di lavoro viene tenuta in giusto conto. È semplicemente che il loro numero è insufficiente a soddisfare le sempre crescenti esigenze della domanda di lavoro regionale.
La popolazione attiva di nazionalità svizzera (dalla quale dipende naturalmente l’offerta di lavoro da parte dei residenti di nazionalità svizzera) era, in Ticino, nel 2010, pari a 121’600 persone. Nel 2019 questo effettivo era salito a 123’800 persone segnando quindi un aumento di 2200 persone. Ora, per molte ragioni che non staremo ad enumerare nel contesto di questo articolo, il mercato del lavoro ticinese è stato, per buona parte dell’ultimo decennio, un mercato che tirava, con una domanda di forza lavoro sempre in crescita. Questa domanda si è trovata a fronteggiare un’offerta di lavoro interna che, come abbiamo visto, è rimasta stagnante, durante tutto il decennio.
L’evoluzione della domanda di lavoro è rappresentata dallo sviluppo dell’occupazione. Come dimostra il panorama statistico del mercato del lavoro ticinese, pubblicato all’inizio di gennaio di quest’anno dall’Ufficio cantonale di statistica, nel 2009 l’economia ticinese occupava 203’900 persone delle quali 112’000 erano lavoratori di nazionalità svizzera e 91’900 erano lavoratori stranieri. Dieci anni più tardi, nel 2019, nella nostra economia cantonale erano attivi 233’900 lavoratori (ossia 30’000 lavoratori in più che nel 2009). Di questi 112’000 erano di nazionalità svizzera mentre l’effettivo di lavoratori stranieri era salito a 121’900. In altre parole, il forte aumento dell’occupazione realizzato durante il decennio analizzato è stato possibile solo grazie al crescente apporto di manodopera straniera. Di conseguenza, mentre nel 2009 la quota dei lavoratori stranieri nel totale dell’occupazione cantonale era pari al 39,8%, dieci anni più tardi la stessa rappresentava il 52,1%. Così, nel corso dell’ultimo decennio, il mercato del lavoro ticinese è diventato, in misura preponderante, un mercato hors sol.
A questo punto è necessario precisare che, nella misura in cui questi dati descrivono in modo fedele l’evoluzione che si è manifestata sul nostro mercato del lavoro, il forte aumento dell’occupazione di lavoratori stranieri non è andata a detrimento dell’occupazione di lavoratori svizzeri. Ripetiamolo: nel 2019 l’economia ticinese occupava 112’000 lavoratori svizzeri come nel 2009. È vero che nel medesimo periodo il movimento migratorio degli svizzeri è diventato negativo, ma l’emigrazione di lavoratori svizzeri dal Ticino è di poco conto se paragonata con l’aumento dell’occupazione di lavoratori stranieri nel Cantone.
Precisiamolo: anche se l’intera popolazione attiva di nazionalità svizzera avesse trovato occupazione nel Cantone e anche se l’economia dello stesso avesse potuto offrire un’occupazione a quei lavoratori svizzeri che sono emigrati, negli ultimi dieci anni, per ottenere l’equilibrio tra domanda e offerta sul mercato del lavoro ticinese, in questo periodo, si sarebbe comunque dovuto ricorre a una forte immigrazione di manodopera estera. È possibile che nei prossimi dieci anni vi sia però una svolta in questa evoluzione e ciò per tre tipi di cause. In primo luogo per un irrigidimento della politica di immigrazione che potrebbe insorgere a seguito di iniziative popolari o per la modifica degli accordi con l’Ue. In secondo luogo per l’estendersi del digitale nei processi lavorativi e la conseguente riduzione degli effettivi di lavoratori occupati e, in terzo luogo, ma tocchiamo ferro perché ciò non succeda, per il concretizzarsi del fenomeno di decrescita segnalato dalle ultime previsioni di sviluppo a lungo termine dell’Ufficio federale dello sviluppo territoriale.
Un mercato del lavoro «hors sol»
/ 25.01.2021
di Angelo Rossi
di Angelo Rossi