Un indice settimanale di attività economica

/ 15.03.2021
di Angelo Rossi

Chi segue, per esigenze di natura professionale o per puro interesse, le cronache sulla nostra economia sa che da noi le disponibilità in materia di indicatori congiunturali sono abbastanza limitate. Prima della metà degli anni Cinquanta dello scorso secolo non si disponeva, in Svizzera, di una contabilità nazionale che aiutasse a stimare il valore di aggregati come il prodotto nazionale o il reddito nazionale, i consumi e gli investimenti. Poi per più di tre decenni, si pubblicarono solo valori annuali per questi aggregati. Così le prime previsioni macroeconomiche, che cominciarono ad apparire, verso la metà degli anni Settanta, erano basate su modelli i cui coefficienti potevano essere stimati solo partendo da dati annuali. Poi l’Ufficio federale di statistica arrivò a pubblicare per gli aggregati della contabilità nazionale valori trimestrali. E lì ci si fermò.

Siccome i rapporti sull’evoluzione congiunturale della Seco sono pure redatti trimestralmente, il ritardo dei dati sull’evoluzione della congiuntura, rispetto alla data di pubblicazione di questi rapporti, è di tre mesi. Come dire, di solito, quello che leggiamo sull’andamento della nostra economia è vecchio di tre mesi. È vero che, per opera di diversi istituti, si è cercato di ridurre il gap che affetta le informazioni economiche procedendo a sondaggi nelle aziende. Dagli stessi emergono però solo tendenze settoriali o di ramo che non possono servire per costruire un quadro completo come quello che può mettere a disposizione la contabilità nazionale. Poi è arrivata la pandemia e con essa la necessità impellente di ottenere informazioni maggiormente aggiornate sull’evoluzione dell’economia. Ovviamente, in Svizzera, non era possibile pensare di poter mettere in piedi una contabilità nazionale mensile o, addirittura, settimanale come viene fatto nei paesi all’avanguardia della statistica economica.

La Seco ha pensato di riempire il vuoto informativo creando un indice settimanale di attività economica. Si tratta di una specie di termometro che, settimanalmente, misura l’andamento congiunturale come se fosse la linea della febbre di un malato (vedi grafico sulla versione cartacea). La scala che serve a misurare l’attività economica è naturalmente diversa da quella che ci indica le febbre di un malato. I suoi valori si distribuiscono infatti attorno allo zero. Ovviamente se l’indicatore è sotto lo zero ci troviamo in una situazione di recessione. Se supera lo zero, invece, vuol dire che gli affari funzionano. Per comporre questo indicatore aggregato di attività economica si sono utilizzati nove sotto-indicatori che hanno frequenza settimanale o giornaliera e il cui andamento è strettamente correlato con quello del Pil o di una delle sue componenti. Si tratta del consumo di energia elettrica, dell’esportazione e dell’importazione di merci, della concentrazione di azoto nell’aria, delle transazioni con carte di credito, del numero di disoccupati, dei prelevamenti in contanti, del numero netto di tonnellate per chilometro trasportate dalle FFS e dei depositi a vista.

Come si vede si tratta di dati che misurano direttamente l’attività nel mercato interno e in quello internazionale, di indicatori indiretti delle attività di produzione e consumo, o di misure della pressione sul franco. L’evoluzione dei valori di questi indicatori viene naturalmente corretta per tener conto delle variazioni stagionali. Il nuovo indicatore settimanale può essere collegato all’evoluzione trimestrale del Pil reale. Nel grafico quest’ultima è rappresentata dai rettangoli. Si rileva che tra le due misure dell’andamento congiunturale esiste una correlazione positiva: l’indice diminuisce quando il Pil diminuisce e viceversa. La possibilità che offre il nuovo indice di verificare settimanalmente l’evoluzione consente di stabilire, per esempio, che il lock down della scorsa primavera ha indotto rapidamente una forte recessione ma, altrettanto rapidamente, anche una certa ripresa dell’attività. Insomma approfittando del nuovo indice siamo ora in grado di seguire l’andamento della nostra economia molto più da vicino: sappiamo che cosa è successo la settimana scorsa mentre prima sapevamo solo quello che era capitato tre mesi fa.