In sintonia con il clima di questi giorni, desidero anch’io suggerire un regalo personalizzato. Non si tratta di una concessione al volto più consumistico del Natale, quanto piuttosto del desiderio di riempire alcune lussuose confezioni con regali veri, alcuni packaging modaioli, spesso esagerati, con doni autentici da aprire e scoprire con cura.
Tra i possibili doni personalizzati ce n’è uno che è stato spesso definito un vero e proprio miracolo per il semplice fatto di esistere. Un miracolo per il fatto di esistere senza un prezzo, senza alcuna possibilità di comperarlo; un dono autentico per il fatto di offrirsi come pura gratuità, come una gioia gratuita, proprio come può esserlo la bellezza quando è nutrita dal bene e dal vero. Sì, intendo parlare dell’amicizia quando si offre a noi o quando noi la offriamo ad altri, come una grazia.
Di amicizia in filosofia si è parlato e scritto molto, e non poteva essere altrimenti, visto che il suo stesso nome, filo-sofia, ne evoca una bella immagine. Philos, già nei poemi omerici, sta ad indicare l’amico. Tra le vie del Pireo o di Atene, la filosofia è stata una storia di amicizie sbocciate attorno alle figure di Socrate, di Platone, di Aristotele. Loro, i filosofi, verranno considerati nel tempo gli amici della saggezza: coloro che la cercano ma non la possiedono mai, perché la ricerca di una vita buona è un cammino interminabile. Come ci ricorda, una volta ancora, lo splendido frammento di Eraclito: «… per quanto camminerai nella vita, mai potrai incontrare i confini dell’anima, tanto profondo è il suo logos». In queste parole l’amicizia si fa anche luogo e appare come una soglia, come un ponte, come un’apertura su territori sconfinati.
Un dono personalizzato, ma non troppo, da vivere in prima persona, certo, ma sempre allo specchio degli altri con cui condividere il cammino. Lo indica il suo stesso nome: philìa è amicizia che si prende cura del bene comune, che offre ospitalità e accoglienza; è un sentimento di vicinanza nell’abitare insieme la vita, nel riconoscerne insieme il senso ed il valore, e nell’incamminarsi insieme verso una meta comune. È come una forza di attrazione che unisce tra loro gli esseri e le cose.
Questo valore dell’amicizia, custodito nelle radici della nostra cultura, trascende la relazione a due proprio nell’abitare le cose del mondo. È un’esperienza di trascendenza che racconta di sguardi complici, di un’attenzione condivisa nei confronti della realtà e del nostro modo di abitarla. Questa amicizia si fonda su un sentimento forte di comune appartenenza in cui la relazione tra amici, per quanto possa essere intima e perfino esclusiva, mantiene sempre i contorni sfumati, aperti su forme di umana condivisione.
Questo suo volto sopravvive ancora oggi come un segno luminoso dello spirito del dono che, nella gratuità dello scambio, crea autentici legami. Ma è un volto che appare tuttavia sempre più sfumato e nascosto. Il filosofo Dimitri El Murr, qualche anno fa, ha dedicato al tema uno studio interessante in cui ha messo in relazione lo sviluppo della società liberale e individualista con un progressivo disinteresse per il valore dell’amicizia. Adam Smith e David Hume, ad esempio, preferiscono parlare di «simpatia» tra gli uomini, cogliendo in questo valore anche il fondamento etico della concorrenza e del progresso economico. Si tratta di una trasformazione che mette al centro il soggetto, l’individualità di ciascuno a scapito dell’idea di comune appartenenza. L’analisi è condivisibile.
Kant ha insistito molto sulla gratuità, sulla pura finalità di tutto ciò che ha valore, amicizia compresa, e sul compito, per ogni individuo, di sentirsi parte dell’umanità anche nel vissuto personale di un’amicizia. Eppure, nonostante questo forte messaggio illuminista, le derive individualistiche sono lì da vedere. Oggi viviamo molte relazioni strumentali, amicizie non proprio votate alla gratuità del legame e, quando va bene, solo fragili e innocui specchi per il proprio riconoscimento narcisistico, nel dono effimero di un «mi piace».
Ma se un sentimento di gratuità, un «supplemento d’anima», riesce ancora ad accompagnare i nostri gesti mentre impacchettiamo i regali o mentre scriviamo bigliettini luccicanti, allora vuol dire che lo spirito del dono può vincerla ancora sempre. Vuol dire che il dono dell’amicizia può esistere anche come una promessa per incamminarci insieme verso un mondo migliore.
Ricordate quella bella canzone dedicata ad un caro amico lontano? «L’anno vecchio è finito ormai ma qualcosa ancora qui non va».