Cara Silvia,
pur essendo sposato da 27 anni con la stessa donna non mi ero mai stufato, almeno sinora. Invece qualche giorno fa, quando meno me l’aspettavo, mi è venuta a noia. Non so neanch’io perché. A dire il vero è sempre quella di prima: aspetto perfetto, modi impeccabili, organizzazione ineccepibile, umore stabile, salute ottima. I miei amici hanno sempre detto che me la invidiano in confronto a tante mogli sgarruppate, malumorose, poco affettuose e per niente premurose.
Io invece non posso lamentarmi: trovo ogni mattina la camicia stirata, il caffè a letto, la spremuta pronta, il bacio al momento di uscire, e tutto il resto di cui potrei aver bisogno.
Forse, ma non credo, tutto è precipitato perché sono rimasto turbato da una giovane molto carina e molto civetta, fidanzata con un ragazzo della nostra compagnia, che durante la cena per festeggiare la conclusione del torneo di tennis (che non ho vinto), mi ha allungato una gelida manina da sotto la tavola sussurrandomi: «scaldami!».
Da quel momento non faccio che pensare a lei, sogno come sarebbe bello corteggiarla, giocare con i suoi ricci, stringerla tra le braccia, esaudire i suoi capricci! Nello stesso tempo mi rendo conto di rischiare molto. Se mia moglie lo viene a sapere, intransigente com’è, per me è finita. Mi può aiutare a riflettere? Sa è la prima volta che perdo la testa. Grazie. / Corrado
Caro Corrado,
dopo una vita matrimoniale trascorsa in un clima di calma piatta, il mare piallato dalla bonaccia, si trova ora investito da una tempesta emotiva senza precedenti.
Evidentemente qualche cosa si era già incrinato se è stata sufficiente una stretta di mano, per quanto malandrina, per mettere in crisi le più inossidabili certezze. Leggendo la lettera che mi ha inviato, sono rimasta stupita dal tono delle sue parole, dal fatto che lei non scriva «siamo sposati» ma egocentricamente «sono sposato», come se dall’altra parte ci fosse una zelante governante invece che una moglie devota.
Ho il sospetto che il vostro sia stato un matrimonio di «convenienza», nel senso di garantire a lei una vita comoda e a sua moglie una posizione sociale riconosciuta e invidiata. Di fatto vi sono molte coppie che si accontentano di esibire una felicità di facciata, rinunciando a costruire una storia familiare degna di essere vissuta. Ma può accadere, come nel suo caso, che a un certo punto il castello di carte crolli o per lo meno oscilli senza un apparente motivo. L’esperienza m’insegna che ogni matrimonio è sottoposto a un esaurimento inevitabile della spinta iniziale. E non giova certo seguire un rituale di gesti quotidiani che, proprio per essere perfetti, finiscono per diventare ossessivi.
Un coniuge impeccabile sembra invidiabile ma a lungo andare, come lei dimostra, rischia di «venire a noia» e, ancor peggio, di risultare persecutorio.
La perfezione altrui, oltre che risultare prevedibile e monotona, ci confronta di rimbalzo con le nostre imperfezioni, con carenze ed errori che finiscono col minare la nostra autostima. A nessuno piace prendere atto in ogni momento della propria inferiorità materiale e morale.
Inoltre non ho mai creduto alle coppie che funzionano a incastro, dove ciascuno risponde puntualmente ai bisogni dell’altro. La reciprocità facilita gli scambi, ammortizza i contraccolpi, fa procedere la convivenza in modo scorrevole, ma non basta. Come esseri umani, ci attendiamo che la nostra esistenza abbia senso, che ci ponga obiettivi da raggiungere, rapporti da allacciare, relazioni da conservare, desideri da appagare, non da soli ma insieme alla persona che amiamo.
Il piccolo cabotaggio che lei descrive, fatto di cose quotidiane (la camicia, la colazione) e di gesti consueti (il bacio sulla porta), da solo non produce una storia, un «romanzo familiare». Un matrimonio non dura perché richiede pochi adattamenti. Anzi è spesso il contrario: le difficoltà lo mettono alla prova e i sacrifici lo rinsaldano. Alla lunga, si sa, marito e moglie si assomigliano e l’entusiasmo sessuale tende a smorzarsi ma è sempre possibile ricominciare, ritrovare la voglia di desiderarsi, di toccarsi, di inventare nuovi modi per non rinunciare al piacere di piacere.
Ma è anche importante mantenere una propria autonomia, pensieri che non coincidono necessariamente con quelli dell’altro. Non so, ma può darsi che quella gelida manina riesca nel prodigio di riscaldare la vostra unione, di rivitalizzare le esangui vene dei vostri corpi, di stabilire un dialogo che inauguri finalmente un rapporto vero, magari imperfetto ma diverso dagli spot pubblicitari che ci propongono ogni giorno l’ideale della prima colazione.