Rai Storia ha in preparazione una serata dedicata a Nanni Loy. È l’occasione per rievocare l’avventura di Viaggio in seconda classe sopra un vagone delle ferrovie italiane agganciato a treni che nel 1976, in quanto «accelerati», sostavano in tutte le stazioni del loro percorso. Una trappola tesa agli ignari viaggiatori destinati a cadere nella rete di un rinnovato Specchio segreto.
I componenti della troupe, per mimetizzarsi, indossavano la divisa da ferrovieri. Io avevo quella di capotreno di prima classe. Toccava a me il compito di far firmare ai passeggeri, al termine delle riprese effettuate a loro insaputa, la «dichiarazione liberatoria» che autorizzava la Rai a mandare in onda gli episodi nei quali figuravano come protagonisti. Aspettavo che i miei polli scendessero dal treno per pedinarli sulla banchina della stazione. Impugnando la rigida cartellina con il modulo della dichiarazione da far firmare, mi avvicinavo al passeggero e gli davo un leggero tocco sulla spalla. Lui (o lei) si voltava e, trovandosi di fronte un capotreno (di prima classe!) faceva il viso dell’allarme. «Non si preoccupi», lo rassicuravo. «Ha presente Nanni Loy? Era sul treno. Un operatore della Rai ha effettuato delle riprese su di lui. Per mandarle in onda abbiamo bisogno della sua autorizzazione. Mi bastano gli estremi di un suo documento d’identità e una firma, poi lei può andare». Il fascino della divisa! Solo chi l’ha provato può descriverlo. Firmavano tutti!
Di notte si sostava nelle città capolinea della tratta di quel giorno. All’alba la troupe saliva sul vagone quando ancora si trovava al deposito. Con noi salivano Nanni Loy e gli attori che prendevano parte alle provocazioni. La squadra era composta dall’aiuto regista e attore Fernando Morandi, Silvana Mangini e i giovani attori Anna Altomare e Pier Francesco Poggi. Siamo in partenza da Bologna, diretti a Padova. Lo spunto iniziale prevedeva che Silvana, vestita e truccata da prostituta in là con gli anni, alla vista di un prete (interpretato da Nanni Loy) seduto nel suo stesso scompartimento, scoppiasse a piangere e tra le lacrime dicesse al prelato: «Padre, sono una donna perduta! Ma se mi pento e cambio vita ci sarà ancora per me un posto in cielo?» E il prete, alias Nanni Loy, prima di fornire la sua risposta, avrebbe interpellato gli ignari passeggeri esortandoli a pronunciarsi e a dare il loro parere. In attesa che sul treno salissero i primi passeggeri, gli attori si chiudevano nella toilette per non svelarsi anzitempo. Il treno s’incammina e io scruto nei quattro scompartimenti attrezzati per le riprese finché non trovo una situazione promettente. A questo punto, usando il passe-partout, mi chiudo anch’io nella toilette. Descrivo a Nanni e a Silvana i passeggeri presenti nello scompartimento prescelto. La provocazione può iniziare. Il lettore s’immagini le loro facce quando hanno visto aprirsi la porta della toilette e uscire in rapida successione un capotreno, un prete e una prostituta.
Non tutti i soggetti ripresi firmavano la liberatoria; se la provocazione li rendeva troppo ridicoli, era impossibile convincerli. Siamo in viaggio da Messina a Trapani. La giovane Anna Altomare si affaccia alla porta di uno scompartimento dove già si trovano due giovanotti modello bagnino. Anna impugna una grande valigia vuota. La lascia in corridoio e domanda: «C’è un posto libero?». I due scattano come molle: «Ma certo! Si accomodi!». Anna si siede e tiene impegnati i due cavalieri che, a onor del vero, mantengono un comportamento più che corretto. Intanto sfiliamo la valigia vuota e la sostituiamo con un’altra identica ma piena di blocchi di cemento. Anna può entrare in azione. Si guarda attorno ed esclama: «Ho dimenticato la valigia in corridoio». Uno dei giovanotti afferra il manico e fa per sollevare una valigia che resta incollata al pavimento: il ragazzo la guarda, poi soppesa Anna, poi la valigia, poi di nuovo Anna. Non si capacita. Riprova, niente da fare. Impegna entrambe le mani. La solleva sopra la testa e si rialza in piedi. È cianotico e il compare si alza per dargli una mano. Con un ultimo sforzo il blocco di cemento è issato sul portabagagli. Uno dei due domanda ad Anna: «Mi scusi, signorina, cosa c’è in quella valigia?» e lei, con una vocina esile: «Solo dei libri….» L’altro sbotta: «E che minchia di libri?». Quanto a firmare la liberatoria, è già tanto che non mi abbiano menato quando ho svelato che erano stati protagonisti inconsapevoli di uno sketch del grande Nanni Loy. Mi ha salvato la divisa.