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Un amico troppo affettuoso

/ 15.07.2019
di Silvia Vegetti Finzi

Gentile Signora,
diplomata maestra, cinquantenne e nubile mi occupo da anni di due splendidi ragazzi, Marco e Luca, di 16 e 14 anni, seguendoli nei compiti e portandoli, d’inverno in montagna e d’estate in vacanza in Sardegna, dove rimaniamo per due mesi perché i genitori, titolari di un impegnativo ristorante, non possono allontanarsi.
Finora non ci sono stati problemi tanto che partono entusiasti e non tornerebbero più a casa. Considerano questi due mesi il periodo più bello della loro vita: ritrovano gli amici di infanzia, i giochi di un tempo, gli sport più amati, tra i quali il surf.
Ogni volta mi aspetto che incontrino il primo amore ma sinora non è avvenuto. Oppure sì, non so.
Sono perplessa e non so cosa fare perché alla compagnia si è da poco aggiunto un nuovo ragazzo dell’età di Marco, ottimo sportivo, bello e gentile con tutti. Ma con Marco forse troppo perché gli sta sempre accanto, parla quasi solo con lui, gli ha proposto di leggere il medesimo libro e di commentarlo insieme, si offre di spalmargli la crema solare, gli mette un braccio sulle spalle, gli sussurra all’orecchio e così via. Insomma mi sembra che lo corteggi. Marco reagisce in modo un po’ infastidito un po’ lusingato e io non so come comportarmi. Far finta di niente non è nel mio carattere, ma parlarne con i genitori vorrebbe dire allarmarli. Dato che il padre è molto severo e la madre apprensiva, vi è il rischio che si precipitino qui riportando i figli a casa e sarebbe un peccato. Lei cosa ne dice? Grazie. / Giorgia

Durante l’adolescenza o la prima giovinezza l’incontro con un coetaneo della stesso sesso, che propone un rapporto diverso dall’amicizia e dal cameratismo, fa parte del processo di formazione. E, come tale, serve a definire la propria identità sessuale, spesso incerta e confusa.

In un primo momento ragazze e ragazzi sono innamorati dell’amore e solo successivamente danno a quello slancio un volto e un nome, non sempre, come tutti si attendono, del sesso opposto.

Tenga conto che l’atteggiamento verso l’omosessualità è profondamente mutato: come sosteneva Freud già negli anni ’30, non si tratta né di un peccato né di una malattia, ma semplicemente di un orientamento che, a sedici anni, non è ancora definitivo.

Credo che Marco, che ha appena terminato la seconda Liceo, non sia del tutto impreparato ad affrontare questa evenienza. Viene discussa nell’educazione sessuale e se ne parla, ormai liberamente, anche tra ragazzi. Il fatto che Marco si mostri infastidito fa pensare che non se la senta di ricambiare le attenzioni che l’altro gli rivolge e che cerchi di comunicarglielo senza offenderlo e senza rinunciare alla possibilità di arricchire la cerchia degli amici d’infanzia che probabilmente gli va stretta. La consuetudine rassicura i bambini ma annoia gli adolescenti, affamati di novità e di sfide.

Forse, prima di informare i genitori, sarebbe opportuno parlarne con Marco stesso chiedendogli che cosa ne pensa del nuovo amico, come si trova con lui, quali sono gli interessi e i progetti di quest’ultimo.

Probabilmente il fratello minore e la cerchia degli amici si sono già accorti che sta accadendo qualcosa di nuovo e d’inatteso. L’importante sarebbe evitare sospetti e insinuazioni facendo al più presto chiarezza. Se Marco si mostra, benché lusingato, confuso e irritato di tante attenzioni, gli suggerisca di parlarne con sincerità e semplicità all’amico dicendo che non intende ricambiare un affetto così stretto ed esclusivo. Ciò non toglie che possano fare delle cose in gruppo, come lo sport, le gite e le cene in pizzeria, magari stando un po’ distanti. Di solito la compagnia degli amici non accetta defezioni e protegge la dimensione collettiva contro i rapporti a due. Anche le coppie eterosessuali sono inizialmente malviste perché minano la coesione generale.

Quando l’infanzia è finita, emergono spinte centrifughe che inquietano i ragazzi e, di conseguenza, gli adulti. Ma l’estate è appena iniziata e vale la pena di attendere per vedere come andranno le cose. Comprendo e apprezzo il senso di responsabilità che prova per aver in affido due adolescenti, ma mi auguro che Marco riesca, con il suo aiuto, a gestire questa esperienza con cura e delicatezza uscendone, come di solito accade, più consapevole e maturo. Se così non fosse, scriva ai genitori esponendo il problema nel modo equilibrato e sereno che ha adottato in questa lettera.

A lei, cara amica, così sensibile e attenta, i più fervidi auguri di serenità.