In queste prime settimane dell’anno l’economia svizzera tira. Gli indicatori congiunturali (risultati di inchieste tra le imprese, indici del consumo, risultati per il 2017 e prospettive per le aziende) sono tutti molto positivi. Sembra che, finalmente, la nostra economia abbia superato l’inflessione prodotta dal ritorno al cambio flessibile con l’euro, introdotta tre anni fa, a metà gennaio, dalla BNS. Questo andamento positivo è determinato sia da fattori interni come i consumi e gli investimenti, sia da fattori esterni come le esportazioni. Unico neo nel panorama congiunturale a livello nazionale è dato dal settore dell’edilizia che, da qualche semestre, si trova in regime di sovrapproduzione perché la domanda, specie per le superfici destinate a uffici, langue. Aggiungiamo ancora, non per fare i bastian contrari, ma per dare alla ripresa in atto una valutazione più comprensiva, che, a livello europeo, la prestazione dell’economia svizzera, anche quest’anno, sarà, per quel che riguarda il tasso di crescita, tra le peggiori. Questo se, come la maggioranza degli istituti di previsione si attende, la crescita del prodotto interno lordo non dovesse superare il 2%. Qualche istituto azzarda però, già nelle revisioni più recenti delle sue previsioni per il 2018, un tasso di crescita pari al 2,4, o addirittura, al 2,5% che, però, non farebbe che avvicinarci al plotone mediano delle nazioni europee.
Tutto questo per sottolineare che la portata della prestazione dell’economia svizzera in materia di crescita sarà eccezionale, nel 2018, solo se confrontata con il risultato degli anni immediatamente precedenti. Non lo sarà invece se comparata con i tassi di crescita che raggiungeranno le economie degli Stati Uniti e numerose altre economie dell’Unione europea. E il Ticino? Le poche notizie che sono reperibili in questo momento lasciano intendere che anche per l’economia ticinese il 2018 dovrebbe essere positivo. Da noi, però, non saranno tanto i fattori interni, quanto l’esportazione, in particolare quella consentita dall’attività turistica, a determinare il buon risultato. Tutti si aspettano che i traguardi conseguiti durante il 2017 vengano ripetuti, se non, addirittura, migliorati. Questo significherebbe, per esempio per il turismo, poter mantenere un tasso di aumento dei pernottamenti superiore al 10%, ossia ottenere che il numero dei pernottamenti in albergo aumenti di 300’000 unità. Che per il settore turistico vengano prospettati obiettivi di crescita importanti è comprensibile, che riesca a raggiungerli anche nel 2018 è invece un altro paio di maniche. Osserviamo però che anche se il tasso di crescita dei pernottamenti dovesse ridursi della metà – dal 12 al 6% – il 2018 continuerebbe ad essere un anno estremamente positivo per il turismo ticinese.
L’altro motore dell’esportazione regionale sarà rappresentato dalle aziende del settore manifatturiero che, dopo aver lavorato in apnea questi ultimi tre anni, sembrano aver ricostruito posizioni concorrenziali interessanti sia per il mercato nazionale, sia per i mercati internazionali. Nonostante le dichiarazioni molto positive dei rappresentanti delle associazioni padronali del settore industriale e artigianale resta però da vedere in che misura la fiducia dei singoli imprenditori nelle possibilità di sviluppo a medio termine sia effettivamente ritornata. I primi dati trimestrali della statistica dei frontalieri ci aiuteranno a trovare la risposta a questa domanda. Se il contingente dovesse aumentare, come è stato il caso nel 2017, potrebbe significare che le aspettative di ripresa degli imprenditori non siano ancora consolidate. Dovesse invece l’occupazione, per una volta, ristagnare senza che la disoccupazione aumenti, potremmo inferire che la produttività del lavoro, grazie agli investimenti delle aziende, abbia ricominciato ad aumentare e che quindi gli imprenditori nostrani siano tornati ad avere fiducia nel futuro. Come si vede, in un quadro che, ad inizio anno, appare estremamente positivo, continuano ad esistere dubbi sulla continuità della ripresa congiunturale. Gli stessi verranno di sicuro chiariti: al più tardi, entro la fine dell’anno.