Umiliare Putin è necessario?

/ 13.06.2022
di Paola Peduzzi

Emmanuel Macron ha detto più volte che è necessario, nella gestione compatta della crisi ucraina, non umiliare Vladimir Putin. Questo significa lasciare uno spiraglio aperto sulla possibilità di negoziare, mantenere degli spazi in cui il dialogo tra Occidente e Russia sia possibile. Il presidente francese è stato molto criticato, a partire dall’Ucraina stessa, per questa sua convinzione, che – affermano i suoi detrattori – è smentita dai fatti: è Putin che vuole umiliare l’Occidente, non il contrario. Le parole brutali utilizzate da Dmitri Medvedev, ex presidente russo che in passato è stato considerato un argine al putinismo (un’altra illusione sulla leadership russa), confermano l’obiettivo finale di Mosca: Medvedev ha dichiarato che si augura che gli occidentali scompaiano, cioè che siano umiliati al punto da non avere più né potere né voce in capitolo. Macron si è ritagliato uno spazio in questo lungo confronto con la Russia ed è quello della diplomazia. Gli inglesi armano e formano gli ucraini; gli americani armano, finanziano e sostengono la ricostruzione ucraina; i tedeschi cercano un complicatissimo equilibrio tra il sostegno senza fraintendimenti a Kiev e il contenimento delle conseguenze economiche della guerra; i francesi alzano il telefono. È una posizione in continuità con l’ambizione storica di Parigi di creare una leadership riconoscibile all’interno di un coordinamento con gli alleati europei e americani. Ambizione che però non ha sempre avuto successo. Ora Macron si ritrova con il peso di non riuscire né a essere più un sostenitore limpido dell’Ucraina, né a convincere Putin a qualsivoglia battuta d’arresto, ed è un peso che non sostiene con facilità.

C’è chi è sicuro, al contrario, che l’unico modo per costringere la Russia a un negoziato sia l’umiliazione. Così come il Cremlino applica una forza bruta per piegare l’Ucraina (i continui bombardamenti oltre la zona della cosiddetta riorganizzazione in Donbass ne sono la prova più evidente), allo stesso modo confonde con le menzogne i suoi possibili, a noi imperscrutabili, obiettivi. Un esempio: il grano è bloccato nei porti e nei sili ucraini e Putin dice che la colpa è delle sanzioni internazionali, quando ogni giorno vediamo le immagini di missili russi che colpiscono depositi di grano e le immagini dei convogli di Mosca che trasportano il grano ucraino in territorio russo, una razzia di fatto. E sì che proprio la catastrofe alimentare generata dalla guerra pareva un punto d’incontro possibile tra Occidente e Russia. Sono state proposte molte alternative, con missioni internazionali per scortare le navi-cargo, ma ogni cosa si è impantanata nella mediazione turca che, come si sa, è molto ambigua e forse anche pericolosa.

Per quanto si provi a trovare una via d’uscita per Putin dall’isolamento in cui è finito dopo l’invasione dell’Ucraina, è difficile individuarne una con qualche probabilità di efficacia. E così il fronte degli «umiliatori» dice: non perdiamo tempo, con concediamo nulla, cerchiamo di rendere militarmente ed economicamente insostenibile l’aggressione russa. «Umiliare» non è un termine felice, richiama episodi storici di cui noi stessi occidentali non andiamo fieri e alimenta la propaganda russa che punta il dito contro l’accerchiamento e appunto l’umiliazione. Ma proprio queste remore linguistiche fanno il gioco se non di Putin dei putiniani, che è un gioco che ha che fare con le cosiddette provocazioni. Se dici «umiliare Putin» provochi e magari poi Putin reagisce male; se mandi armi più potenti per contrastare l’esercito russo provochi e magari poi Putin reagisce male; se allarghi la Nato perché l’esigenza di sicurezza è aumentata enormemente provochi e magari poi Putin reagisce male; se acceleri l’adesione dell’Ucraina all’Ue provochi e magari poi Putin reagisce male. Poiché ci sono di mezzo le armi atomiche, l’attenzione e la cautela sono alte, ma sempre da questa parte di mondo. Per il Cremlino si può colpire obiettivi civili, violentare, saccheggiare, rubare, deportare, persino augurarsi la fine del popolo ucraino e di tutto l’Occidente, mentre nessuno utilizza mai il termine provocazione. Se fosse soltanto una questione semantica potremmo soprassedere. Ma c’è di mezzo la tenuta strategica dell’Occidente e quindi si può anche non umiliare Putin, ma vincere la guerra, questo sì.