Tutti insieme appassionatamente

/ 06.12.2021
di Giancarlo Dionisio

Sono certo che abbiate già sentito parlare di Classe inclusiva. In caso contrario, riassumo. Si tratta di una classe scolastica in cui l’allievo con disabilità viene accolto e inserito nel gruppo, sia pure con il supporto di un docente di appoggio. Si tratta di un concetto pedagogico che, piano piano, sta soppiantando quello di Scuola speciale. Ebbene, nel calcio ticinese c’è chi è riuscito a ribaltare fragorosamente i parametri di questa operazione. Simona Gennari, direttrice sportiva del Raggruppamento Calcio San Bernardo, che comprende oltre 400 ragazzini, ha voluto dare spazio anche ai giovanissimi calciatori con disabilità mentale.

Da una costola del Raggruppamento, nel 2012, ha dapprima fondato la Berny School, una struttura formativa di base per i piccolissimi, in cui il risultato è l’ultima delle preoccupazioni, mentre in primo piano emergono il sano divertimento, unitamente al rispetto degli avversari e delle regole. Ogni mercoledì pomeriggio all’allenamento viene abbinato l’incontro con un personaggio del mondo dello sport o della società civile che possa fungere da esempio. Dopo poco tempo, Simona – che in virtù dei suoi 14 anni da calciatrice e 7 da allenatrice di serie A meriterebbe il titolo di Nostra Signora del Calcio – si è detta: «Perché non offrire anche a dei ragazzini disabili la possibilità di giocare?». Detto fatto. «Ma se ne erano presentati solo 5. Impossibile formare una squadra». Decide quindi di rivolgersi a tutti gli altri giovani del Raggruppamento, e alle rispettive famiglie, per verificare se qualcuno fosse interessato a integrare la neonata squadra. Nasce così «Tutti in gioco». «La risposta mi ha commosso. Se ne sono aggiunti dapprima 3 o 4, poi il numero è cresciuto al punto che attualmente, ogni venerdì, mi vedo costretta a fare il turn over fra i 35 calciatori che hanno aderito al progetto. Quando ho consegnato loro la prima divisa, pareva avessero conquistato una medaglia d’oro. L’emozione la si poteva toccare con mano. I genitori sono sereni. E i cosiddetti calciatori normodotati, senza che io dicessi loro una parola, hanno adattato la velocità del gioco alle potenzialità dei loro compagni meno abili. Non potevo chiedere di più».

Come detto, Simona dirige un vasto movimento che attinge ai bacini di Canobbio, Origlio, Ponte Capriasca, Porza e Comano. Con queste cifre, la tentazione di pigiare il piede sull’acceleratore alla ricerca di talenti e campioni precoci da «piazzare», potrebbe fare capolino. Invece no. Alcuni principi fondamentali validi per «Tutti in gioco», sono seguiti e rispettati da tutte le squadre del Raggruppamento, dalla Scuola calcio agli allievi A, e dai loro 35 allenatori, chiamati pure a sottoscrivere una Carta etica. «È così che intendo il calcio. È un gioco, un’opportunità per stare bene insieme. Sento di avere la formazione nel DNA. Sono portata all’ascolto, che credo sia un atteggiamento fondamentale per chi lavora con dei giovanissimi. Se un bambino ha dei comportamenti inadeguati, non lo fa per un capriccio o perché si tratta di un cattivo soggetto. A monte ci deve essere una nota stonata, un atteggiamento dell’allenatore vissuto male, una parola sbagliata, una relazione disturbata con uno o più compagni. Il nostro compito principale è quello di cercare di capire e, nel limite delle nostre possibilità, di sciogliere questo stato di sofferenza. Insegnare le tecniche fondamentali e gli assetti tattici è sì molto importante, ma ritengo che il trasmettere valori positivi lo sia ancora di più».

Non stupisce che poche settimane fa, nel rinnovato Cinema Lux di Massagno, nell’ambito della serata di gala indetta da Aiuto Sport Ticino, Simona Gennari sia stata insignita del Premio Etico patrocinato dal Panathlon Club Lugano. «In carriera ho vinto tanto, sia da calciatrice, sia da allenatrice. Ma questo riconoscimento è quello che maggiormente mi riempie di gioia e di orgoglio. Grazie». È meraviglioso che il Ticino abbia saputo coltivare talenti come Noè Ponti, Ajla Del Ponte, Filippo Colombo e molti altri, ma è pure una gioia immensa che anche personaggi come Simona Gennari possano trovare le loro meritate gratificazioni.