Il ministro dei trasporti italiano Danilo Toninelli ha detto che gli imprenditori utilizzano il tunnel del Brennero per il trasporto merci su gomma. Ministro del trasporto che parla di trasporti: dovrebbe essere il suo pane quotidiano, come per un medico sapere che il fegato si trova a destra e la milza a sinistra. Si dà il caso però che il tunnel del Brennero non esiste ancora, o meglio è in costruzione, sarà solo ferroviario (niente gomma) e collegherà l’Italia e l’Austria, se tutto va bene, dal 2025. C’è un precedente clamoroso, ugualmente ministeriale, che risale al 2011, quando la ministra dell’Istruzione Mariastella Gelmini in un comunicato ufficiale dichiarò il suo entusiasmo per il tunnel che collegava il Cern di Ginevra al Gran Sasso e lungo il quale viaggiavano velocissimi i neutrini.
Non specificava, la ministra, se i neutrini viaggiavano a piedi o su gomma, in bicicletta o in Ferrari. Gelmini in Parlamento dichiarò, sbagliando l’accento, che un certo libro bianco era stato scritto sotto l’«egìda del governo Prodi». Incidenti di percorso (o di percorsò?). Se i ministri parlassero meno non farebbero tutte queste goffe gaffe. Ma parlano troppo senza nessuno sprezzo dell’errore e dell’orrore. Qualche mese fa Davide Tripiedi, un parlamentare grillino, cominciò il suo intervento alla Camera con il più classico degli scivoloni: «Sarò breve e circonciso». Fu corretto dal presidente di turno: «Si dice coinciso! Circonciso è un’altra cosa…». Anche «coinciso» è un’altra cosa, per la verità. Si potrebbe continuare con il catalogo degli strafalcioni.
Detto ciò, invitiamo i suddetti ministri e parlamentari (voto complessivo 2, da dividere per tre o quattro quanti sono) a imboccare il Ponte di Messina che notoriamente unisce Reggio Emilia a Siracusa, ridente cittadina sul lago Verbano, da dove si dipartono il tunnel del Sempione e quello sotto la Manica (o sopra?), anch’essa piena di neutrini velocissimi e neutroni molto lenti arrivati direttamente, via Ginevra e su gomma, dal Gran Sasso. Se gli svizzeri siano neutrini o neutroni (non esiste la famosa neutrinità elvetica?) è un interrogativo che rimane sospeso come il leggendario ponte dentale di Berlusconi. Il quale, non va mai dimenticato, nel 2011 espresse il desiderio di conoscere personalmente papà Cervi, il padre dei sette fratelli partigiani torturati e fucilati dai fascisti nel 1943. All’insaputa dell’allora Cavaliere, papà Alcide Cervi (niente a che vedere con il Peppone di Gino Cervi) era però morto nel 1970.
A proposito di ponte sospeso, sempre Toninelli, fotografato sorridente davanti al plastico di Renzo Piano, per sdrammatizzare la disgrazia di Genova un giorno ha dichiarato che «il nuovo ponte sarà un luogo dove mangiare e giocare». Mangiare e giocare? Niente di più surreale. Qualche giorno dopo quel memorabile auspicio, il disegnatore Vauro (5+) firmò una vignetta in cui si vedeva, affacciato sul baratro del ponte crollato, lo stesso ministro in calzoncini corti con pallone sotto un braccio e cestino delle merendine nell’altra mano. A volte la poesia del nonsense colpisce nel segno della realtà più che cento dichiarazioni ufficiali. Quel genio inarrivabile di Gianni Rodari (6), per esempio, nel 1962 aveva visto lontano scrivendo una filastrocca in cui scherzava su un ponte crollato a causa di una erre mancante: «l’avevano fatto / di cemento «amato». / Invece doveva essere / «armato», s’intende, / ma la erre c’è sempre / qualcuno che se la prende».
D’altra parte, se Rodari era un gran professionista della fantasia, il ministro Toninelli, laureato in giurisprudenza all’Università di Brescia (non alla Sorbona o al King’s College e neanche alla Statale di Milano), prima di diventare politico ha fatto l’impiegato assicurativo per molti anni: i trasporti, i ponti, i tunnel non sono mai stati il suo pane quotidiano. A Brescia si è laureata, sempre in Giurisprudenza, anche l’ex ministra Gelmini, che ha superato l’esame di praticantato per l’avvocatura spostandosi a Reggio Calabria perché, per sua stessa ammissione, in quella sede la percentuale di promozioni era del 90 per cento, mentre nelle città del Nord era solo del 30 per cento. L’istruzione non è mai stata il suo forte, e tanto meno il neutrino.
La competenza è diventata uno svantaggio: uno steward da stadio come Luigi Di Maio può diventare vice-premier ed essere responsabile di una riforma finanziaria senza mai aver finito gli studi universitari e neanche gestito i conti della sua famiglia. «Pitòr, parla de quadri», scrisse il grande poeta veneto Giacomo Noventa invitando (in dialetto) il pittore a parlare di pittura, e dunque implicitamente l’idraulico a parlare di rubinetti, l’elettricista di lampadine, l’avvocato di diritto penale, il giornalista di giornali, il medico di salute e così via. Oggi, per andare a colpo sicuro in politica è consigliabile, invece, parlare a vanvera: l’idraulico di giornali, l’avvocato di rubinetti, il giornalista di pittura, il medico di lampadine, il pittore di diritto penale, l’elettricista di salute. Né brevi né circoncisi.