Ralph Stöckli, Capo della delegazione rossocrociata ai Giochi di Pechino, si aspettava 15 medaglie. Ne sono arrivate 14. In fondo sarebbe bastato il bronzo scippato a Fanny Smith nello skicross per rispettare le attese con precisione chirurgica. Chiudiamo all’ottavo posto del medagliere con sette titoli olimpici, un record per la Svizzera. Alle nostre spalle ci sono colossi come Russia, Francia e Italia. Basterebbero questi dati per archiviare Pechino 2022 come una delle edizioni di maggior successo per i nostri colori.
Tuttavia, nonostante le levatacce ricompensate da emozioni e adrenalina in quantità cinesi, mi sento di parlare di una spedizione in chiaroscuro. Che analisi avremmo fatto senza le esaltanti prestazioni regalateci dallo sci alpino? Beat Feuz e Corinne Suter olimpionici nella gara regina. Lara Gut-Behrami e Michelle Gisin rientrate con un’oro e un bronzo. Wendy Holdener con al collo un argento e un bronzo. Infine Marco Odermatt, campione olimpico a soli 24 anni, lanciato verso una carriera da fenomeno. Il suo mancato podio nel SuperG e la controprestazione dei nostri nel Team Event conclusivo non intaccano minimamente una spedizione assolutamente stellare. La maestrina dalla penna rossa li avrebbe congedati con uno sberluccicante 6–.
Un voto robusto se lo meritano anche coloro che ci hanno rappresentati nelle cosiddette discipline fun, big air, slopestyle, skicross, eccetera, Mathilde Gremaud, Ryan Regez, Alex Fiva e Jan Scherrer hanno raccolto 2 ori, 1 argento e 2 bronzi. Con un pizzico di buona sorte il bottino avrebbe potuto essere più pingue. Ma non importa. Il settore, decollato nel lontano 1998 con l’oro di Gian Simmen nell’Half-pipe, ha dimostrato di essere vivo e di sapersi reinventare anno dopo anno. La maestrina, avrebbe spostato la veletta di pizzo del suo cappellino, prima di vergare un lusinghiero 5+. Lo so, è un po’ severa, la Signorina. Io avrei assegnato un 5 e ½.
Ora però cominciano i dolori di capo. Gli sport del ghiaccio e il settore dello sci nordico stanno già mettendo in fibrillazione l’implacabile insegnante. Nel pattinaggio, sia artistico, sia di velocità, siamo lontani dal podio. Bob, slittino, skeleton, che in passato ci avevano visto duellare con i migliori, salvo qualche pallida eccezione, sembrano frenati. Il curling esce con risultati inferiori alle aspettative. E l’hockey? Era lecito sognare. Ma il bilancio è deficitario.
In campo femminile, 6 partite, 2 vittorie, 4 sconfitte. La finalina per il bronzo ci dice che le ragazze sono alle soglie dell’élite, ma più lontane rispetto a Sochi 2014. I ragazzi di Patrick Fischer tornano alle fatiche del campionato con 1 successo e 4 rovesci. Fuori ai quarti di finale. L’assenza delle star NHL non è una scusante. Pesava anche sui nostri avversari. Voto 4+ grazie a Nicole Bullo e compagne e al team di Silvana Tirinzoni che, quantomeno, hanno lottato per una medaglia.
Il settore sul quale si dovrà riflettere è quello dello sci nordico. Voto 3 e ½. Senza appello. Nel fondo e nel salto non siamo stati capaci di costruire una squadra attorno al talento immenso di Dario Cologna e Simon Ammann. Per anni sono stati costretti a sgomitare da soli contro una concorrenza sempre più accesa e spietata. Idem nel biathlon. L’argento di Selina Gasparin a Sochi 2014 e alcuni buoni risultati di Benjamin Weger al debutto in Coppa del Mondo, sono rimasti «vox clamantis in deserto». Da anni i nostri arrancano. Il quinto posto di Nadine Fändrich nello sprint è l’eccezione che ci regala un timido sorriso.
Spesso si è parlato di materiali non all’altezza delle migliori squadre. Ma non si è mai trovato un rimedio. Altre volte ci si è nascosti dietro i numeri che parlano di un esiguo bacino d’utenza dal quale attingere. Diamo per scontato che atleti come Dario e Simon non nascano tutti i giorni. Li ringraziamo per gli otto ori olimpici e per tutto il resto. Entrambi, con i loro trionfi hanno portato mezzi e attenzioni alle loro discipline. Il miglior modo per manifestare riconoscenza sarebbe stato quello di capitalizzare il loro passaggio nel firmamento dello sport rossocrociato. Come? Non ho ricette. Probabilmente non ne hanno neppure i responsabili di Swiss Ski. Hanno tuttavia occhi per copiare da chi è più bravo di noi. Tanto la maestrina si è distratta...