Tra obbligo vaccinale, Lega e Novax Djokovic

/ 17.01.2022
di Aldo Cazzullo

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, un europeo su 2 ha fatto o farà il Covid. Ma non tutti i Paesi sono messi allo stesso modo. Poco più di un mese fa i tedeschi parlavano di «modello Italia». Nel frattempo l’Italia è riuscita a dilapidare il vantaggio che aveva accumulato nel contenimento del Covid e nel rilancio dell’economia; che sarebbero poi i motivi per cui tutti i partiti tranne uno si sono messi insieme al Governo, salvo poi ricominciare a litigare. Tutti noi europei eravamo stati messi sull’avviso dall’escalation dei contagi del Regno Unito. Omicron stava arrivando e andava contenuta con provvedimenti tempestivi. Purtroppo il Governo italiano non li ha presi. Tra Natale e Capodanno il Consiglio dei ministri ha esaminato una misura necessaria: l’obbligo vaccinale per i lavoratori dei trasporti e della ristorazione. In piena pandemia infatti non ci si può permettere il lusso di ferrovieri, tranvieri, tassisti, cuochi, camerieri no vax. Ma la misura è stata rinviata. Poi la forza dei numeri ha reso necessario un provvedimento drastico: l’obbligo vaccinale per gli over 50.

Quando un Esecutivo si muove in ritardo la prima responsabilità è di chi lo guida. Ma tutta la maggioranza ha le sue colpe. Il sistema politico si è forse concentrato fin troppo sulle schermaglie per il Quirinale e non abbastanza sulla lotta alla pandemia. I partiti non sono mai stati così divisi al loro interno. Non si salva nessuno. Ma sul rigore nel contrasto al Covid hanno frenato soprattutto 5 Stelle e Lega; e se dei 5 Stelle non ci si dovrebbe stupire, della Lega un po’ sì. I grillini sono arrivati al potere sulla spinta della protesta, compresa quella no vax; poi hanno dovuto confrontarsi con la realtà, però la cultura da cui vengono è quella. La Lega invece amministra da decenni Regioni e città del nord, dalle quali non a caso viene una spinta a vaccinare tutti e in fretta. Le esitazioni di Salvini sono incomprensibili per buona parte del suo stesso elettorato.

Tra le tante partite che si decidono ora, c’è pure la scelta della Lega tra movimento antisistema alleato di Orban e Le Pen e forza conservatrice di stampo europeo, come quella che ha governato per 16 anni la Germania e che quest’anno tornerà al Governo in Francia, dove i repubblicani se anche dovessero mancare l’Eliseo riconquisteranno l’Assemblea nazionale. E siccome non c’è sondaggio che non assegni alla destra italiana la maggioranza nel prossimo Parlamento, la scelta di campo della Lega non è solo una questione interna a un partito. E non riguarda soltanto gli assetti futuri: è indispensabile capire ora se questa maggioranza può stare insieme, e se questo Governo può continuare. Sarebbe ovviamente meglio che fosse così; ma non al prezzo della mediazione continua. Molto dipende dall’elezione del nuovo presidente della Repubblica.

Nel frattempo i no vax hanno trovato un nuovo eroe: Novak Djokovic sbarcato in Australia. Di certo il numero uno del tennis mondiale ha mostrato spregiudicatezza, rifiutando il vaccino e rilasciando dichiarazioni false all’ingresso in un Paese che ha imposto ai suoi cittadini un lockdown severissimo e che chiude le frontiere ai non vaccinati (Paese che alla fine gli ha revocato il visto). La questione è mondiale. Metà dei ricoverati in ospedale, due terzi dei pazienti in terapia intensiva, il 90% dei morti non erano vaccinati. Da qui la discussione sull’obbligo. In Italia alcune vaccinazioni sono obbligatorie per i bambini. Per il Covid, però, i bimbi sono i meno vaccinati: in Europa, soltanto uno su 10. Segno che l’iniezione anti-Coronavirus continua a fare paura alle famiglie. Questa volta la vaccinazione obbligatoria, almeno in Italia, è per i cittadini di età matura. Del resto, sono soprattutto le persone anziane a morire e quelle di mezza età a sviluppare la malattia in forma grave.

Ma chi si vaccina non lo fa solo per salvare la propria vita. Né lo fa solo per proteggere il sistema sanitario e per interrompere il circolo vizioso della rovina economica e della catastrofe sociale. Lo fa perché è parte di una comunità. Lo fa anche per chi verrà dopo: figli, nipoti. Le vere vittime di una pandemia giunta al terzo anno. Giovani che per un periodo non hanno potuto andare a scuola. Che hanno dovuto rinunciare a incontri, amicizie, amori, viaggi, opportunità, in una parola: alla vita. Che faticano a trovare stage, esperienze, occasioni di formazione e di lavoro. È proprio per i bambini, gli adolescenti, i ventenni che gli over 50 sono chiamati a questo sforzo. Perché alle giovani generazioni non possiamo lasciare solo debiti, telefonini e disuguaglianze quali non si sono mai viste nella storia.