Una normale giornata di pandemia inizia con il caffè da asporto e due chiacchiere al mio baretto preferito. Non solo. Ritiro una Sacher al cioccolato con variante – da non sottovalutare! – di marmellata di lamponi. C’è un motivo: vado dalla mia amica Maristella per un brunch. In auto faccio i conti, non ci vediamo dall’estate scorsa. Impegni lavorativi e familiari a parte, il motivo per questo grande buco temporale ovviamente è dato dal Covid. Che gioia rivedersi! Ancora una rapida sosta dal fiorista, un bel mazzo di tulipani, meglio se rossi, danno calore e colore in questa giornata uggiosa. L’ultimo brunch in piena regola di cui ho memoria naturalmente è un brunch berlinese. Non so se avete presente: da mangiare c’è di tutto, si spazia senza vergogna e senza regole dal dolce al salato e può durare ore, anche un’intera giornata. Non ci si stanca mai di stare insieme e chiacchierare specie se è freddo e fuori piove e a Berlino d’inverno capita spesso. Dalla torta a tre strati farcita con tanta panna alle salsicce con i crauti ce n’è per tutti i gusti e nessuno si scandalizza se alla pinta di birra si alterna il cappuccino, o per i più forti di stomaco, un latte macchiato tazza grande. Cosa darei per vivere quell’atmosfera e stare ad un tavolo pieno di amici ad abbracciarci e a ridere.
Nell’attesa mi alleno in piccolo per non perdere l’esercizio. Maristella con me c’è stata a Berlino, è quasi morta di claustrofobia nella stanzetta minimal che ho prenotato in un albergo low cost molto gettonato dai giovani (noi giovani lo siamo dentro ma, a volte, ti accorgi che non basta più!). Insomma, nel nostro magico sabato sei ore se ne sono andate come se nulla fosse tra chiacchiere di lavoro, vita privata, sogni da avverare, viaggi da fare e piante da potare. Il tutto condito dalla nostra splendida Sacher che ha contribuito non poco al buon umore, pure gli zuccheri di questi tempi aiutano. In cucina si sentiva un’aria festosa e leggera, cosa non da poco ora che davvero fatico a distinguere i giorni. Il brunch con un’amica segna un punto importante, nella mia agenda bianca e annoiata ci disegno un sole e d’improvviso il ritmo interiore fa un balzo (peccato non faccia lo stesso il metabolismo…). Quanto conta l’amicizia? Ci pensate mai in questo periodo? In un anno di Covid per me è stata fondamentale per restare a galla. Avere degli amici con i quali condividere i pensieri più difficili e tristi senza vergogna o timore di giudizio, penso possa fare la differenza in questo spartiacque pandemico delle nostre vite. Se avete degli amici che non sentite da tempo cercateli. Se non potete incontrarli fate delle lunghe chiacchierate al telefono. Mandategli dei fiori, un biglietto. Se c’è una cosa che questa pandemia mi ha ricordato è quanto sia bello passare delle ore a chiacchierare in cucina – il cuore caldo e sincero di una casa – davanti ad una Sacher, un caffè e un mazzo di tulipani. Farsi due risate, riflettere sulle difficoltà che vivono i giovani in questo momento, su come è cambiata la nostra vita e come stiamo cambiando anche noi. Provare a disegnare il futuro anche se di certezze ne abbiamo ben poche. Farlo in due ha tutto un altro sapore. Uscire un attimo dalla propria vita ed entrare in quella di un amico o un’amica rischiara un cielo grigio all’istante.
Si dice ci sia un tempo per ogni cosa. Forse, tra tante limitazioni, delusioni e sofferenze è anche il tempo delle amicizie. Coltivatele e vivetele. Ricordatevi dell’ultimo film che avete visto al cinema. La mia ultima volta è stata proprio con Maristella al Barbican di Londra. Era il 20 febbraio del 2020 e abbiamo visto La straordinaria vita di David Copperfield. Pochi giorni e nulla sarebbe stato più lo stesso. Dickens di amici ne aveva parecchi, il più stretto fu John Forster. Si incontrarono per la prima volta nel 1836 è fu subito amore. «Quando si incontrarono capirono di aver trovato l’anima gemella» ci dice Claire Tomalin, biografa anche di Mary Wollstonecraft, Kathrine Mansfield e Jane Austen, in Dickens: A Life. A proposito di letteratura e amicizia, quando potremo di nuovo abbracciarci e sedere insieme, vicini e senza paura in una qualsiasi sala o spazio aperto, cosa ne dite di un Festival letterario che ci parli di amicizia? Un modo per celebrare ciò che oggi ci aiuta a sentirci vivi e a ricordare il senso delle nostre vite. Un modo per guardarci allo specchio e riconoscerci ancora seppur con tutte le cicatrici di questi mesi.