Nel 1887 lo storico spagnolo Fidel Fita pubblicava il primo resoconto attendibile di un caso di infanticidio fino ad allora conosciuto solo attraverso leggende della tradizione. Portava così alla luce uno dei casi meglio documentati di processi condotti dall’Inquisizione Spagnola.
I fatti: nel giugno del 1490, il sessantenne Benito Garcia, un ebreo di recente convertito, di professione cardatore, fu fermato ad Astorga, nella Provincia di León. Nel suo zaino fu ritrovata un’ostia consacrata – o così almeno secondo la confessione dello stesso Garcia al Vicario Generale del Vescovado di Astorga, Pedro de Villada, del 6 giugno 1490. Al termine dell’interrogatorio, all’accusato venne imputato il reato di aver rinnegato la sua conversione e di essere tornato alla religione dei suoi avi. Questo era avvenuto, nella deposizione di Garcia, ad istigazione di altri conversi rinnegati. Garcia aveva anche fatto menzione di un certo Yucef Franco, calzolaio ebreo, che fu in seguito arrestato dall’Inquisizione. Con uno stratagemma, interrogato da un (falso) Rabbi che lui stesso aveva richiesto in assistenza spirituale sulle ragioni del suo arresto, Franco rispose di essere stato accusato dell’assassinio rituale di un bambino cristiano, anche se in una visita successiva dello stesso falso rabbino non fece più menzione del capo d’imputazione. Il 27 agosto 1490 il Grande Inquisitore Tomàs de Torquemada ordinò l’arresto e il trasferimento ad Avila di tutte le persone implicate nel caso ed incaricò tre giudici di sua fiducia di istruire il processo.
Il processo contro Yucef Franco iniziò il 17 dicembre 1490. Egli fu accusato di aver persuaso al rinnegamento un buon numero di conversos e di aver partecipato alla crocifissione di un bambino cristiano in Venerdì Santo. Sembrerebbe che tanto Benito Garcia quanto Yucef Franco avessero già «confessato» prima del processo producendo accuse contro altri in cambio della promessa di libertà – tattica standard con la quale l’Inquisizione raccoglieva «prove» delle accuse.
Quando l’accusa di omicidio rituale fu letta in tribunale, uno scandalizzato Yucef Franco gridò che si trattava della peggiore menzogna mai pronunciata. Gli fu affidato un avvocato difensore il quale argomentò che le accuse fossero troppo vaghe, che mancavano date e nomi relativi all’evento – e che Yucef non poteva essere accusato di apostasia perché non si era mai convertito al cristianesimo. Rigettati gli argomenti della difesa il processo proseguì. Sottoposto di nuovo alla tortura, Franco sulle prime non fece che ribadire l’apostasia di Garcia, ma poi cominciò a confessare un caso di stregoneria avvenuto anni prima che avrebbe implicato l’uso di un’ostia consacrata ed il cuore di un bambino cristiano (poi canonizzato con il nome di Niño de la Guardia) – dichiarazioni peraltro vaghe e contraddittorie, troppo deboli per garantirne la veridicità. Le ultime dichiarazioni estorte sotto tortura a Yucef Franco sono la ripetizione standard di credenze popolari diffuse al tempo in tutta Europa secondo le quali gli Ebrei usavano sacrificare un bambino cristiano per estrarne il sangue ai fini di confezionare certi biscotti per la festa del Pesach.
Il processo in questione riveste una grande importanza antropologica in quanto vediamo confluire in un unico sistema d’accusa e di condanna i due grandi filoni lungo i quali operava l’Inquisizione Spagnola: la repressione dell’apostasia degli ebrei convertiti (a forza) e la repressione della stregoneria. Costituita nel 1478 per decreto di Papa Sisto IV su richiesta di Ferdinando ed Isabella di Castiglia con l’intento di espurgare dal suolo spagnolo l’influente minoranza ebraica, l’Inquisizione presto si estese a coprire anche il reato di stregoneria, assimilata – al termine di un complesso percorso culturale e giuridico – ad eresia comportante l’adorazione del demonio. Il risultato di tale convergenza fu devastante. Fornì peraltro il materiale polemico per la rivoluzione culturale culminata poi nell’Illuminismo e nel Positivismo modernista contro i capisaldi del pregiudizio antisemita e delle credenze nella stregoneria.
Per quanto ci riguarda oggi, nel luogo «Il Braciere del Prato» ad Avila, tre ebrei e sei conversos furono messi al rogo: era il 16 novembre 1491. Le ricchezze sequestrate agli ebrei furono devolute alla costruzione del convento domenicano di San Tommaso ad Avila. Qui, ancor oggi, viene conservata l’ostia in questione. Il cuore in questione invece – così si narra – sembra essere miracolosamente scomparso.