Torneremo a risparmiare?

/ 16.11.2020
di Angelo Rossi

Una volta gli svizzeri erano un popolo di risparmiatori. Poi col passare dei decenni sembra abbiano perso questa virtù. Gli economisti dicono che la riduzione del risparmio individuale è stata più che compensata, nel corso degli ultimi decenni, dall’aumento del risparmio collettivo, in particolare dall’aumento dei contributi che tutti noi versiamo per le nostre pensioni. Inoltre con la vecchiaia assicurata dai due pilastri dell’AVS e della previdenza professionale, per gli svizzeri l’incentivo a risparmiare era venuto meno. Ora sembra che ci si trovi, in materia di risparmio e di pensioni, a una svolta.

E questo per almeno due motivi. In primo luogo perché l’invecchiamento della popolazione rende sempre più difficile il finanziamento delle pensioni da parte della popolazione ancora attiva. È il problema, ormai noto a tutti, della continua diminuzione del rapporto tra persone che lavorano – e che pagano i contributi per la cassa pensione – e pensionati che, invece, la pensione se la godono. È evidente che se la quota dei pensionati nella popolazione aumenta, mentre quella della popolazione che lavora resta costante o tende a diminuire, il finanziamento delle pensioni diventa sempre più insicuro e difficile.

A questa prima difficoltà, conosciuta già da più di tre decenni, se ne è venuta aggiungendo, nel corso degli ultimi anni, una seconda, rappresentata dalla forte diminuzione dei tassi di interesse. Con tassi di interesse vicini allo zero le casse pensioni non sono in grado di investire i loro capitali in modo da raccogliere i fondi necessari al finanziamento delle rendite. Le difficoltà di finanziamento concernono oggi sia l’AVS, primo pilastro, sia il secondo pilastro del nostro sistema pensionistico, vale a dire la previdenza professionale.

Se alle casse pensioni vengono a mancare i soldi vi sono solo due soluzioni. O chiedere allo Stato di aumentare i suoi contributi alle casse pensioni, o aumentare invece i premi che devono pagare gli assicurati (per esempio portando l’età del pensionamento a 66 o a 67 anni). Se queste misure non dovessero bastare occorrerà contenere le prestazioni. È a questo punto che il risparmio individuale torna ad essere importante. Se si dovesse scegliere la soluzione di una maggiore responsabilità individuale nel finanziamento delle pensioni è certo che gli Svizzeri torneranno a risparmiare di più.

A questo punto però si aprirà il dibattito sul senso che bisognerà dare ai primi due pilastri dell’attuale sistema pensionistico. Chi, come la maggioranza dei commentatori, chiede con insistenza che i futuri beneficiari delle pensioni siano chiamati maggiormente a finanziare parte delle stesse con il proprio risparmio dimentica, spesso, che le possibilità di risparmio di un’economia domestica sono strettamente dipendenti dal livello del suo reddito.

Questo significa, in altre parole, che per un’economia domestica che gode di un reddito elevato è più facile risparmiare che per una che, invece, riceve un reddito appena superiore al minimo vitale. Se la quota del risparmio individuale nel finanziamento delle pensioni dovesse diventare più importante di quanto già non sia è quindi evidente che l’ineguaglianza in materia di distribuzione del reddito aumenterebbe e questo soprattutto tra i pensionati. Torneremmo, in un certo senso, alla situazione che prevaleva prima che fossero introdotti l’AVS e il secondo pilastro.

È evidente che le difficoltà di finanziamento alle quali sembra andare incontro il nostro sistema pensionistico richiedono che lo stesso sia riformato. Ma è altrettanto evidente che nessun piano di risanamento delle pensioni sarà approvato, a livello popolare, se non conterrà un meccanismo ridistributivo per l’onere addizionale che si vorrà far pesare sulle economie domestiche del nostro paese: su quelle delle persone attive e su quelle dei pensionati.