Ti racconto il Bauhaus via Whatsapp

/ 27.05.2019
di Natascha Fioretti

Un giorno, probabilmente perché condiviso da un mio contatto, sulla timeline di Facebook, un post attira la mia attenzione. «Bauhaus – Die Story» è il titolo del post e c’è una bella immagine in stile graphic novel che ne ritrae alcuni protagonisti come Gertrud Arndt, Lyonel Feininger, Walter Gropius, Wassily Kandinsky e Paul Klee. Il breve testo che accompagna l’immagine dice «La storia e le persone di una delle più influenti scuole di architettura, arte e design del ventesimo secolo». E fin qui, niente di nuovo. Poi però si conclude così «dal 1. maggio venite a scoprirli su Messenger, Whatsapp o su Instagram».

Rimango un po’ perplessa. In realtà mi sarei aspettata un rimando al sito ufficiale che è poi www.bauhaus-entdecken.de, in fondo si è sempre fatto così. Mi sembra impossibile poter veicolare dei contenuti articolati, di una certa complessità o, comunque, che richiedono una certa concentrazione, sui social media. Come è possibile fruire la storia del Bauhaus su Whatsapp? Mi iscrivo al servizio, voglio vederci chiaro. Una volta memorizzato nella rubrica telefonica il numero indicato nel form al quale mi rimanda il link mi arriva un messaggio di benvenuto. Le istruzioni dicono che devo digitare in chat la parola «start». Eseguo e come per magia inizia la visualizzazione dei contenuti. La stessa cosa succede su Messenger, anche qui ho voluto provare, e i contenuti vengono aggiornati, integrati con nuovi testi e immagini ogni settimana. Uno storytelling a puntate insomma che ha inizio con l’immagine di Wassily Kandinsky e il relativo testo «Quando nel 1922 Wassily Kandinsky fu chiamato da Gropius al Bauhaus, il suo nome nel mondo dell’arte era già ampiamente conosciuto e stimato». Il testo continua raccontandone l’intera biografia. Alla fine c’è la possibilità di vedere il film, disponibile su youtube, Ich sehe was, was du nicht siehst(Vedo qualcosa che tu non vedi) che ripercorre le sue orme a Monaco, Murnau, Dessau, Parigi e New York: «Wassily l’artista, si dice anche il gentiluomo ma soprattutto il genio. Fai attenzione quando ti avvicini a lui, ha incantato milioni di persone e incanterà anche te». Si tratta del film documentario realizzato dal giornalista televisivo Stefan Scheider in occasione della mostra internazionale a Monaco, New York e Parigi tra il 2008 e il 2010.

Su Whatsapp ricevo altre due puntate, una sui primi anni del 1920 con protagonisti Oskar Schlemmer e Paul Klee, l’altra sul Manifesto di Walter Gropius nel 1919. Su Instagram invece, con testi più ridotti ma con la magia delle immagini, attraverso i diversi ritratti dei protagonisti è possibile ripercorrerne storie e peculiarità in pillole.

Tutto questo mi ha fatto riflettere: che io decida di leggere della storia del Bauhaus su Messenger, Whatsapp o Instagram, in ogni caso fruirò i contenuti sul mio smartphone e questo la dice lunga sulle nostre abitudini e sulla centralità che questo mezzo ha acquisito nelle nostre vite; i social media non sono soltanto il luogo dei contenuti mordi e fuggi senza spessore ma così declinati diventano nuovi veicoli di cultura per un’esperienza personalizzata. E, forse, il futuro sta scritto proprio qui. Pensateci, quale ricchezza quella di un contenuto che ti viene praticamente a cercare, interessante, attuale e di qualità disponibile sul mezzo che ti segue sempre, comunque e ovunque. L’iniziativa naturalmente non è casuale, si inserisce nel ricco programma di festeggiamenti per il centenario che culmineranno l’8 settembre con l’apertura del Bauhaus Museum Dessau che mostrerà per la prima volta la ricca collezione della Fondazione e fungerà da punto di incontro dei vari edifici Bauhaus a Dessau.

Mi sono venuti in mente i romanzi d’appendice dell’Ottocento che venivano pubblicati a puntate su un quotidiano o una rivista, in genere la domenica al fine di sostenerne la vendita per più settimane. Ho pensato che si potrebbe attualizzare questa formula per il pubblico più giovane, con contenuti fatti su misura, e fruibili ad appuntamenti fissi, un po’ come oggi le Newsletter, sui propri smartphone via social media. Un’altra idea potrebbe essere quella di pubblicare a puntate reportage, inchieste o altri contenuti su misura via Whatsapp, un servizio al quale ci si potrebbe abbonare con piccole cifre mensili. Io non sono più giovane ma dopo l’esperienza fatta posso dire che un servizio così mi piacerebbe.