The Marvelous Mrs. Maisel

/ 21.03.2022
di Aldo Grasso

La questione femminile può avvantaggiarsi anche grazie alla comicità? La comicità ci aiuta a capire il ruolo della donna? «Perché le donne devono fingere di essere qualcosa che non sono? Perché dobbiamo fingere di essere stupide quando non lo siamo? Perché dobbiamo fingere di essere indifese quando non lo siamo? Perché dobbiamo fingere di essere dispiaciute quando non c’è nulla di cui dobbiamo essere dispiaciute? Perché dobbiamo fingere di non avere fame quando abbiamo fame?». Con un ritorno a un tema caro, Amy Sherman-Palladino, figlia del comico Don Sherman, firma The Marvelous Mrs. Maisel, giunto intanto alla quarta stagione. Siamo di fronte a uno straordinario manifesto di empowerment femminile, ma anche di comicità.

1958: Midge è la classica housewife della borghesia ebraica dell’Upper West Side, ha due figli e un bel marito. Sulla loro vita idilliaca incombe il peso di due famiglie invadenti (il padre di lei insegna matematica alla Columbia, quello di lui confeziona vestiti). Midge si comporta da moglie perfetta, Joel lavora in ufficio ma la sera infila un dolcevita nero da esistenzialista, sognando di fare il comico in un mitico locale del Greenwich Village, il Gaslight Cafe (la coffee house è apparsa anche in un episodio di Mad Men e nel film dei fratelli Coen A proposito di Davis; Bob Dylan vi ha suonato per la prima volta A Hard Rain’s A-Gonna Fall).

Midge scopre che come comico il marito è un mezzo cialtrone, in più la sta tradendo con la segretaria. Rimasta sola scova la sua vera personalità. Sale sul palco al posto di Joel, mezza ubriaca, i capelli arruffati e nessuna intenzione di censurarsi. E all’improvviso capisce di essere lei la grande comedian.

Raffinata e ironica, The Marvelous Mrs. Maisel è una commedia che aiuta a riflettere su come uscire dal proprio guscio di solitudine e infelicità, trovando nelle passioni e nella progressiva ricerca di autostima la forza per superare i propri limiti. Ma è anche una serie che, con inesorabile spietatezza, riporta alle responsabilità delle proprie scelte su sé stessi e sugli altri e alle perfidie e bassezze del dorato mondo dello spettacolo. Sferzante e delicata allo stesso tempo, la serie coinvolge per i suoi ritmi torrentizi, per le battute serrate che si susseguono in una batteria di dialoghi fulminanti e inattesi, per una narrazione che prosegue per piccoli passi spesso surreali. Dentro questo schema consolidato emerge la chimica perfetta tra la protagonista e la sua agente Susie; il rapporto professionale è anche rapporto umano profondo fatto di complicità, incomprensioni, reciproco sostegno.

The Marvelous Mrs. Maisel introduce anche un elemento non secondario che puntella contesto e periodo in questione: quello delle persone di colore, del difficile travaglio di una condizione sospesa tra la diffidenza e il tentativo di scardinare i pregiudizi e rimuovere gli ostacoli.

Seguendo la storia di Midge vediamo invece come una delle grandi forze della serie sia di fatto l’identificazione totale tra la vera personalità della protagonista e quella del personaggio che porta sul palco. È proprio lei ad andare in scena, proprio lei racconta la sua vita, prende in giro il suo vero marito e i suoi genitori, facendo collassare i due livelli in uno, quello reale.

Come avviene, tecnicamente, l’identificazione tra persona e personaggio? «Un concetto fondamentale nella storia dell’umorismo – scrive Jacopo Cirillo su "RivistaStudio” – è quello della comic persona, la rappresentazione che il comico decide di dare di sé sul palco, perché non è detto che debba, o possa, essere sempre davvero sé stesso. Una specie di personaggio con cui l’artista si identifica, di cui costruisce un background che gli permette di delineare una cornice comica attorno a ciò che dice al suo pubblico. L’idea di comic persona funge da spartiacque nella storia dei monologhi umoristici: prima la comicità consisteva in una serie di one-liner una di fila all’altra, le classiche battute a raffica, mentre dalla fine degli anni Cinquanta in poi è il punto di vista dell’artista che costituisce la comicità; ciò di cui si ride è direttamente legato a come il comico decide di rappresentare la società attorno a lui, a partire dal personaggio che si è creato e che può più o meno coincidergli».

Attraverso l’espediente narrativo della comic persona, il personaggio di Midge ci regala la più formidabile idea di emancipazione femminile nel mondo dello show business ancora saldamente gestito dagli uomini.